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Karnezis, Chiriches e Younes, vini rari ma di pregio

Se si potessero finalmente vedere in campo con un po’ più di continuità forse non sarebbe male, a questo punto della stagione, per la squadra

Karnezis, Chiriches e Younes, vini rari ma di pregio

Orestis Karnezis, Vlad Chiriches e Amin Younes, messi così uno davanti all’altro sono una mezza formazione, eppure come c’è e non si vede la nebbia a Quarto in una delle ultime giornate d’autunno, pure loro se si potessero finalmente vedere in campo con un po’ più di continuità forse non sarebbe male, a questo punto della stagione, per la squadra.

Non tanto, forse, Karnezis, sappiamo bene che lui sta là pronto all’occorrenza. Cioè dobbiamo dirlo, ci è sempre piaciuto Orestis, un po’ come il Solopaca bianco della Cantina Sociale di Solopaca, un acquisto quasi sempre centrato e sicuro, vino da uve Trebbiano, Malvasia bianca e Falanghina del Sannio, certo non la prima bottiglia che ti viene in mente di prendere dallo scaffale ma se te la ritrovi a tavola una sera a cena da amici sai che almeno un sorso lo berrai e con piacere. Non a caso nonostante scoppole e mazziate che ha preso negli anni difendendo la porta dell’Udinese prima di venire a Napoli, proprio contro gli azzurri ha disputato forse alcune delle sue migliori partite in Serie A.

Chiriches ha alternato belle e buone prestazioni, non che al suo arrivo in azzurro ci si aspettasse la luna da lui ma con l’esperienza che tiene – Steaua, Tottenham – diciamo che un po’ più di qualità nel suo rendimento ce lo saremmo aspettato, non che abbia fatto male, sia chiaro, e di certo qualche panchina di troppo non l’ha nemmeno aiutato, ma qualche passaggio a vuoto di suo ce l’ha messo; poi si è messa pure la ciorta nera, l’infortunio, il lungo stop. Mo’ però tocca pure a lui, e se come si dice talvolta bisogna trovarsi nel momento giusto al posto giusto eccola l’occasione che aspettava: Albiol ancora fuori per infortunio, Koulibaly e Maksimovic le stanno giocando praticamente tutte e qualche sintomo di stanchezza s’avverte, caro Vlad se questa volta la ciorta buona non è certo gioia per te per quanto sei persona per bene prendila come la tua occasione, come quando al ristorante la tua femmina si aspetta di bere Dom Perignon ma tu chiedi Ferrari Perlé e non ce l’hanno, così ti propongono un prosecchino ma ovviamente non se ne parla proprio perché dalla carta vedi che tengono il DUBL Falanghina Brut di Feudi di San Gregorio e boom!, tre piccioni con una fava: fai colpo con la tua principessa, sparagn’ e bevi bene!

Younes, o Amin, o comm ‘o vulimmo chiammà, l’amm vist’ e nun vist’, cioè sappiamo che c’è, ogni tanto si vede, che poi dopo tutta quella tarantella per venire a Napoli manco il tempo di indossare gli scarpini che si è rotto in allenamento. Ci siamo sentiti un po’ tutti come quando dopo mesi e mesi di ricerca e aste on line scopri di aver comprato a prezzo buono un trenino elettrico sì raro e ricercato ma che alla fine, gira che ti rigira oh, nun funzion’! Qualcosa ce l’avrà questo ragazzo che ci ha fatto pensare a lui? Giocava nell’Ajax, mica nella Longobarda! E’ un po’ come quando pensi di piantare Aglianico nei Campi Flegrei, la varietà è tra le più preziose in Campania per dare vini eccellenti di corpo e struttura ma i suoli e il clima flegreo non sono proprio i più indicati per quest’uva. Ebbene, poi ti capita a tiro il Villa Teresa 2015 ‘’SeiPollici’’ di Mario Portolano, 100% Aglianico clone Taurasi da vigne di 40 anni fatto sulla collina di Toiano a Pozzuoli e ti viene in mente solo una esclamazione: ‘’Ummammamì che vino!’’. Ecco, diciamo che non vediamo l’ora, caro Amin, di vederti finalmente giocare a palla con un po’ più di continuità, la gente, i tifosi, gli addetti ai lavori ragionano talvolta chi con il cuore chi con la testa, tocca a te mo’ farci sciacquare la bocca!   

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