Dal “pretendiamo” all'”Aurelio vattene” è un attimo
La notte della remuntada possibile si trasforma in quella della contestazione di una parte della tifoseria nei confronti del nemico: Aurelio De Laurentiis.
Eppure il San Paolo era partito benissimo. Una spettacolare coreografia delle curve e il sostegno alla squadra sin dal fischio dell’arbitro. Sembrava il miglior pubblico ci si potesse aspettare, il dodicesimo uomo in campo.
Le curve unite, come nel migliore dei sogni. Tutti uniti fino alla fine. Una doppia coreografia di grande impatto: in Curva B cartoncini bianchi e azzurri per salutare la squadra, in curva A un meraviglioso effetto scenico con il blu, il bianco e l’azzurro e uno striscione eloquente: “Lotta e vinci”.
L’appello lanciato da Carlo Ancelotti era stato ascoltato dai tifosi e lo spirito del “Si Può Fare” volava leggero sul campo.
Ma è bastato poco perché l’afflato di gruppo sparisse, perché sogno di trasformasse in incubo. I tifosi non sanno soffrire senza trovare un capro espiatorio a cui dare la colpa. Sono iniziati i cori. Qualcuno voleva che De Laurentiis se ne andasse a Bari, altri si sono accontentati di scimmiottare i cori contro la Juventus, con il solito “Chi non salta De Laurentiis è”.
Repubblica Napoli parla delle contestazioni al patron azzurro: rimasto solo il secondo posto da difendere e nessun titolo da mettere in bacheca, i tifosi sono andati su tutte le furie.
“La situazione nel secondo tempo di Napoli-Arsenal al San Paolo era incandescente. Presa coscienza dell’inevitabile, a quel punto, eliminazione del Napoli dall’Europa League, i tifosi hanno iniziato a contestare in maniera importante la dirigenza ed in particolar modo il patron azzurro”
Dal “Pretendiamo” all'”Aurelio pappone” o ai fischi ad Insigne è un attimo e la notte della remuntada possibile si trasforma in quella della contestazione di una parte della tifoseria nei confronti del nemico: Aurelio De Laurentiis.
L’ira del San Paolo. Una di quelle serate che, se possibile, con una simile partita giocata, diventa ancora più brutta guardando e ascoltando gli spalti.
Tutti uniti finché si pretende, finché la vittoria la deve portare qualcun altro. Poi il passo, per abbandonare la squadra alla più nera della notte, è brevissimo.
di Venio Vanni - È fortissimo da underdog, da favorito conferma di essere a disagio. È un tecnico da trincea. Faccia scelte impopolari, questo vogliamo da lui. Non la continua ricerca di alibi
di Guido Trombetti - Conte ha deciso di sposare un modello di gioco più “europeo”. La conseguenza è stata che la squadra ha perso una certezza: la solidità della fase difensiva.
di Giuseppe Manzo - Che questa sconfitta umiliante possa essere salutare o almeno generare una reazione come fu quella in casa contro l'Atalanta un anno fa
di Massimo Paolucci - A Gigio non fu perdonato l'aver preferito il Psg alla Serie A. Il no di Sinner è una rottura sentimentale, non mi roderò più il fegato alla prossima sconfitta con Alcaraz
di Mario Piccirillo - Anche Federer disse no alla Coppa Davis, ma in Svizzera nessuno s'è mai sognato di farne un "caso nazionale". Usciamo dal mito del nazional-popolare
di Mario Piccirillo - "Ma davvero abbiamo deciso di pagare 12 milioni di euro per farci portare in casa 'sto spettacolo?”. Alla Serie A è andata di lusso: c'è persino chi paga per ospitare uno spettacolo del genere
di Giuseppe Alberto Falci - L'ideale sarebbe un profilo alla Deschamps, o Zidane. Che però mal si conciliano i conti della casa e allora va bene Spalletti che è più di un governo balneare
Gli italiani oggi si vergognano di giocare così, vittime del loro senso di inferiorità (e infatti perdono). Lui invece fa il paraguru e vince (raddoppia anche in contropiede)
di Cesare Gridelli e Guido Trombetti - Lo scorso anno Conte diede la responsabilità ai campi di allenamento, in realtà vanno rivisti modalità, carichi e ritmi di allenamento, turnover ed utilizzo della rosa
di Massimiliano Gallo - Se le stesse parole, dopo due sconfitte in sette giornate, le avesse pronunciate Maurizio Sarri, noi lo avremmo massacrato. E non solo noi
di Giuseppe Manzo - Martedì in Champions contro il Psv va recuperata soprattutto la mentalità e la cattiveria. E serve recuperare un numero importante di infortunati