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Paura o coraggio? Mentalità da grande squadra o da eterna provinciale?

Il confine è sottile, alcune volte sembra sparire e pare quasi che gli azzurri stiano passando dalla parte della mentalità vincente e subito dopo ecco le gambe di nuovo che tremano.

Paura o coraggio? Mentalità da grande squadra o da eterna provinciale?
Foto Calcio Napoli

L’immagine che non riesco a togliermi dalla mente, dopo ieri sera, è quella dei terzini del Napoli che sembrano di terza categoria e quelli dell’Arsenal che sembrano due Paolo Maldini. L’immagine è molto forte, anche perché,  dopo il film orrido del primo tempo, i nostri terzini sono rimasti inguardabili pure nella seconda parte della partita, quella in cui il Napoli si è un pochino ripreso. Perché Mario Rui è rimasto tutto il tempo immobile come in un fermo immagine? Perché Hysaj non era mai dove avrebbe dovuto essere quando il Maldini della fascia sinistra imperversava come se niente fosse? Perché buoni calciatori nelle serate in cui dovrebbero giocare alla morte sembrano dei giovani dilettanti? Perché?

Hornby deve essersi divertito parecchio

Non ho scritto gli articoli per le ultime due partite e me ne scuso, avevo bisogno di tirare il fiato, a volte ci vorrebbe un turnover da tastiera ma non ho trovato nessuno. Prima della partita mi ero immaginato tutto un pezzo in cui avrei intervistato per finta Nick Hornby, il mitico scrittore di Febbre a 90 e di Alta Fedeltà, tifosissimo dell’Arsenal e grande intenditore di calcio e tifo. Dopo un quarto d’ora di partita ho capito che Hornby avrei dovuto lasciarlo stare; ieri sera deve essersi divertito parecchio. In ogni caso Arsenal – Napoli non può essere lasciata al caso, senza pezzo, non capita così spesso di giocare a Londra. Ed eccoci qua.

Ieri sera a Venezia ho assistito a un incontro pubblico con la scrittrice messicana Guadalupe Nettel – incontro finito nel momento esatto in cui cominciava Arsenal – Napoli, col senno di poi sarebbe stato meglio ascoltare un altro paio d’ore di Nettel e scansarsi il disastro – in occasione dell’uscita del suo nuovo libro Petali (La nuova frontiera, trad. F. Niola). Nettel è una scrittrice straordinaria ed è anche molto brava a raccontare i motivi della sua scrittura. A un certo punto ha fatto un discorso assai interessante su normalità e anormalità; il confine è molto sottile, quasi sempre sparisce o è destinato a sparire. Tutti siamo anormali o tutti siamo normali, se ci spostiamo nel tempo e in altri luoghi, il concetto di diversità è destinato al ribaltamento. Mi è venuto in mente stamane, prima di scrivere il pezzo, pensando al Napoli e all’assenza di mentalità vincente. Paura o coraggio? Mentalità da grande squadra o da eterna provinciale? Il confine è sottile, alcune volte sembra sparire e pare quasi che gli azzurri stiano passando dalla parte della mentalità vincente e subito dopo ecco le gambe di nuovo che tremano.

La questione della mentalità vincente

Io alla questione della mentalità o a quella della maturità da raggiungere sto cominciando a non credere più. Molti calciatori del Napoli non la acquisiranno mai. Quanto tempo occorre? Insigne, Mertens, Calle (che comunque un po’ si salva sempre) dovrebbero essere maturi da una vita. Così come Koulibaly e Zielinsky che partite di questo livello cominciano ad averne sulle spalle qualcuna, lo stesso Fábian che è giovanissimo ma che è il più bravo e il più bravo non può sparire. Mi limito qui a elencare i calciatori più forti, a questi le gambe non devono tremare, stanno facendo il mestiere più bello del mondo, in uno stadio meraviglioso, giocando la più importante partita dell’anno. Non devono sparire, deve sparire l’avversario, deve sparire il campo perché te lo stai mangiando. Non credo più alla mentalità, credo ai grandi giocatori e a quelli no. I nostri ieri sera mi sono apparsi come calciatori no.

Nettel a un certo punto, rispetto ai personaggi ha detto che c’è un momento in cui tutti ci troviamo chiusi in un armadio e da lì dobbiamo uscire; ma prima di farlo dobbiamo capire di che armadio si tratti, da dove si esca, cosa ci sia dentro. Qual è l’armadio dove si è rinchiuso il Napoli. Siamo da Roma e da Psg, o siamo da Arsenal e da Empoli?

Mi tengo per ultimo Meret, che è poco più di un ragazzino, e ieri sera ha fatto quello per cui è pagato, quello che gli piace: ha parato. Meret, a differenza dei suoi compagni, mi è sembrato conoscere il suo armadio e ne è uscito.

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