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Ancelotti non smette di sperimentare: a Roma con Verdi il 3-4-3 del Napoli

Il Napoli è sempre più liquido, il tecnico ha costruito due squadre: una con Zielinski e una senza. Già a Torino e a Udine giocò col doble pivote

Ancelotti non smette di sperimentare: a Roma con Verdi il 3-4-3 del Napoli
Ancelotti aiuta Manolaa a rialzarsi Hermann / Kontrolab

Il Napoli visto contro la Roma è una squadra ancora in piena fase di costruzione e sperimentazione. Siamo ad inizio aprile, tra due mesi la stagione calcistica sarà finita, eppure Carlo Ancelotti continua a cercare ed attuare nuove soluzioni tattiche, ad esplorare le possibilità offerte dall’organico. Anzi, la partita dell’Olimpico lascia un’eredità sostanziale solo in riferimento a questo aspetto, il risultato e la prestazione sono troppo condizionati dal pessimo momento della Roma, una squadra vuota dal punto di vista strategico ed emotivo.

Tornando al punto centrale dell’analisi, la novità vista all’Olimpico riguarda la posizione e la destinazione d’uso di Simone Verdi nel gioco offensivo del Napoli. La squadra di Ancelotti continua a disporsi in campo alternando il 4-4-2 difensivo a un sistema liquido in fase offensiva, ieri i movimenti e le azioni di Verdi hanno dato vita a uno schieramento solo intravisto, finora, nella stagione degli uomini di Ancelotti: il 3-4-3. In pratica, l’ex esterno del Bologna si è aggiunto alle due punte Milik e Mertens, lasciando spazio sulla sinistra alle discese di Mario Rui. Contestualmente, Callejon rimaneva il riferimento largo a destra mentre Hysaj rinculava verso il centro, formando una linea a tre in fase di costruzione.

Dal report della Lega, le posizioni medie del Napoli in fase di possesso palla: è il 3-4-3 di Ancelotti.

Si tratta di un sistema già utilizzato da Ancelotti, solo che le assenze per infortunio di Verdi e di Younes hanno rallentato gli esperimenti in questo senso. Già a Torino e ad Udine, nel giorno del primo stop per un problema muscolare di Verdi, il tecnico emiliano dispose il Napoli con il doble pivote davanti alla difesa, Callejon a destra, Verdi a sinistra e due attaccanti. Successivamente, la mancanza di esterni in grado di entrare in campo da sinistra e la necessità di lavorare su un nuovo Napoli senza Hamsik (quindi con Fabian Ruiz a centrocampo, al fianco di Allan) hanno fatto passare in secondo piano un’idea già presente nella testa di Ancelotti.

A Roma, il Napoli ha costruito il gioco soprattutto a sinistra, come da abitudine consolidata, ma ha mostrato una nuova versione di sé nella fase di rifinitura e conclusione, perché il tridente Verdi-Mertens-Milik ha interagito in maniera dinamica: i due esterni hanno svariato lungo l’intero arco offensivo, i riferimenti erano la fascia destra per Mertens e quella mancina per Verdi, ma in ogni caso parliamo di giocatori in grado di utilizzare entrambi i piedi senza perdere in qualità e precisione delle giocate. L’idea di Ancelotti era quella di attaccare verticalmente la difesa della Roma, Manolas e soprattutto Fazio non sono sempre perfetti nella lettura del gioco alle loro spalle, e questa situazione si è sublimata nell’immediato (splendido) gol di Milik, l’unico arrivato in situazione di difesa statica da parte della squadra di Ranieri.

Verdi converge da sinistra, Milik legge e attacca lo spazio alle spalle di Manolas e Fazio.

L’altro gol “costruito” dal Napoli, proprio quello di Verdi, è il frutto dei cambiamenti voluti da Ancelotti lungo tutta la stagione: non tanto e non solo la capacità di colpire velocemente in contropiede, quanto la sincronia dei movimenti tra gli attaccanti, e le differenti caratteristiche dei nuovi titolari. Il riferimento va a Fabian Ruiz, nominalmente regista ma vero e proprio tuttocampista del Napoli. Il suo strappo sulla fascia sinistra dopo il dribbling a De Rossi non sarebbe mai stato nelle corde di Hamsik, evidentemente Ancelotti ha voluto cambiare il modo di giocare della sua squadra, è voluto passare dalla regia di concetto e passaggi precisi di Hamsik ad una più dinamica, grazie a Fabian Ruiz.

Nel video manca la prima parte dell’azione, ma si possono apprezzare i movimenti coordinati dei tre giocatori offensivi che seguono l’azione solitaria di Fabian Ruiz.

Le ultime due annotazioni tattiche riguardano Callejon e Zielinski. Lo spagnolo sta interpretando in maniera perfetta il ruolo di esterno destro nel modulo fluido di Ancelotti, ieri è stato eccezionale come quinto di centrocampo in fase offensiva, al di là dell’assist a Mertens ha messo insieme 5 eventi difensivi (solo Koulibaly e Mario Rui hanno fatto di più) e ha garantito il perfetto equilibrio in fase di transizione negativa, ovvero il momento in cui il Napoli perde il pallone e diventa vulnerabile alle ripartenze avversarie.

Il secondo aspetto, come detto, riguarda Zielinski ieri assente eppure perfettamente dentro la partita di Roma. Per un motivo semplice: nella sua idea di calcio liquido, Ancelotti ha progressivamente creato due versioni del suo Napoli. Una prevede Zielinski nel ruolo di esterno sinistro, che aumenta la densità a centrocampo e crea connessioni tra le linee avversarie per liberare la fascia sinistra per le discese del terzino; ieri, invece, abbiamo visto un Napoli più ambizioso in fase offensiva, con un esterno alto che va a formare un tridente e rende più verticale la manovra offensiva. Con questo sistema, le azioni sulle fasce tendono a ridursi, soprattutto come soluzione offensiva: non a caso, ieri il Napoli ha chiuso la partita con 14 cross tentati (di cui 4 dalla bandierina), una quota inferiore alla media stagionale in Serie A (20). È la testimonianza numerica delle nuove, continue sperimentazioni di Ancelotti sulla sua squadra. Evidentemente, l’allenatore azzurro sta lavorando nel presente per preparare il futuro, che sia l’Arsenal o la prossima stagione.

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