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Tutti i niente di ieri sono andati a svantaggio del Napoli

Frammenti di Napoli-Juventus. Dedico a Insigne un brano di Hoppe: “Solo undici metri, non di più, da qui a Dio, e tu non hai segnato”

Tutti i niente di ieri sono andati a svantaggio del Napoli
(Kontrolab)

Andando per frammenti

  • Intorno al decimo del primo tempo, Zielinski ha una grande intuizione, dopo una corta respinta arriva sul pallone e prova a piazzarla, di prima intenzione, a giro sul palo più lontano. Tutto molto bello, solo che la palla esce di poco. Nella partita non è ancora accaduto nulla. Se quella palla fosse entrata il binario del match sarebbe stato un altro, magari il Napoli avrebbe perso lo stesso, magari no, ma tutto sarebbe stato retto da altre sorti. Nel calcio come nella vita basta un niente a far cambiare tutto. Tutti i niente di ieri sono andati a svantaggio del Napoli, forse significa qualcosa, vediamo se riusciamo a capire cosa. Una cosa la capiamo di sicuro da subito, nessuno di quei niente può cambiare il nostro giudizio sul calciatore polacco, che forse si è convinto di essere forte e da tale si comporta. 
  • Più o meno un quarto d’ora dopo Malcuit impazzisce e, come se fosse Massimo Mauro ai tempi di Van Basten, fa a un assist pazzesco a Cristiano Ronaldo, il niente principale è il retropassaggio di Malcuit e quindi la sua incredibile leggerezza. Malcuit quando calcia ha la stessa bassa, vuol dire che dei 10 secondi precedenti non si è accorto di nulla. Non ha visto Ronaldo in bella mostra sulla tre quarti già quando Meret gli appoggia il pallone in alleggerimento, perciò non può vederlo, stando con la testa bassa, quando appoggia all’indietro. Quando giochi con la Juve queste faccende da oratorio non te le puoi permettere. 
  • Il niente secondario è l’uscita inevitabile di Meret e (l’evitabile) tuffo (volo) di Ronaldo. A me pare che Meret alla fine non lo tocchi, magari mi sbaglio. Mi dicono che sia stata punita l’intenzionalità, ma non era a caccia del pallone? Mi dicono che venga punita l’ipotesi di poter far male, mi dicono però che forse ci sarebbe stata l’ammonizione. Mi dicono (e vedo) che Allan fosse in grado di recuperare. Mi dicono (e vedo) Ronaldo che a tuffo compiuto si tiene la gamba come se fosse stato colpito da un proiettile. Mi dicono che esiste il Var, io lo avrei usato. Vai, guardi, ti togli il dubbio, dopo espelli o non espelli. Mi dicono che Rocchi non abbia avuto dubbi, beato lui. Il niente è il tempo che avrebbe impiegato Rocchi ad andare al Var. 
  • Subito dopo Pianjc segna un gol bellissimo, sul quale non abbiamo niente da dire se non “Ma proprio adesso?” Pianjc segna perché è cattivo al punto giusto, al momento giusto. Poi è anche ingenuo, ma succede più avanti. 
  • Poco dopo, si tratti di istanti, Zielinski si inserisce benissimo e arriva – ben servito – solo davanti alla porta della Juve. Calcia di sinistro in maniera perfetta. Il niente è il rumore che ancora fa il rimbalzo del pallone su quel palo. 
  • Poco più avanti Emre Can segna in tutta comodità con la nostra difesa schierata. Credo sia il niente che più di tutti determini la partita. Un gol lo recuperi, due molto difficilmente. Quel gol non andava preso, eravamo ancora colpiti e confusi. Non bene. 
  • Nel secondo tempo Ancelotti toglie Malcuit, mette Mertens, gioca a tre in difesa, trasforma la Juve nel più umile dei Chievo e tatticamente vince la sfida, peccato che non serva a nulla. O almeno serve soltanto a dimostrarci ancora una volta che si poteva ma non si è fatto; e a ricordarci che il nostro allenatore è bravo. 
  • Pianjc si ricorda di essere un fessacchiotto e si fa espellere. Il suo niente potrebbe essere buono per noi, non lo sarà. 
  • Il Chievo, Il Carpi, la Reggina, o chi per loro spariscono dalla metà campo del Napoli. Ronaldo sparisce, dopo il tuffo non riemerge in superficie. 
  • Zielinski, l’uomo partita che non sarà, continua la sua sfida con porta e portiere del Carpi. Niente da fare, non deve entrare, non vuole entrare, non entrerà. 
  • Il Napoli gioca 45 minuti molto belli. Ancelotti dirà che il Napoli non potrebbe mai vincere nel modo in cui vince la Juve. Il Napoli può vincere solo attraverso il gioco; passaggio interessante. Mai avuto dubbi su questo aspetto né sul fatto che Ancelotti la pensasse così. 
  • Un’azione in cui Fábian fa un doppio dribbling al limite dell’area con movimenti da gran giocatore, l’azione avrebbe meritato una conclusione migliore. 
  • Per la duemillesima volta nella vita Callejón spunta alle spalle di un difensore qualsiasi, per la duemillesima volta Insigne lo trova, per la duemillesima volta è gol. 
  • Poi tanta pressione, tante azioni, alcuni errori nei momenti decisivi, dobbiamo capire meglio la questione dell’ultimo passaggio. 
  • Il niente è poi il rigore. Il rigore è un tiro secco, o tiri bene o tiri male, o la angoli troppo o troppo poco, o sei determinato o non lo sei, o sei fortunato o non lo sei. È sempre colpa dell’attaccante. Insigne non calcia male, ma lo sguardo era meno determinato di altre volte (vedi Psg). Può capitare, è capitato. Dedico a Insigne un passaggio da un libro meraviglioso di qualche anno fa. Johanna di Felicitas Hoppe (Del Vecchio, traduzione di Anna Maria Curci) :

Silenzio e paura. Non quella del portiere, bensì quella del marcatore, che sa perfettamente che è sempre il portiere, che è all’erta e oscilla con il corpo, a vincere. L’ultimo tocco del guanto sinistro. Anche se non riesce a mantenere ciò che promette, resterà lui il vincitore alla fine, perché solo Dio sa in quale direzione volerà questa palla. E nel Giudizio Universale Dio non domanderà perché non ha trattenuto la palla, giacché il portiere ha sempre dato il meglio di sé. Anche quando perde ha comunque fatto un balzo. Il marcatore, invece. Chi mi dice che il marcatore non venga scambiato? Forse è sufficiente un copricapo, un secchio per la carta rovesciato sulla testa, e già la palla vola oltre la rete, perdendo la sua anima in direzione del cielo. Saltellare nervoso, scricchiolio sommesso sotto le suole. […] Solo undici metri, non di più, da qui a Dio, e tu non hai segnato.

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