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Grazie ai tifosi da tastiera, scopriamo che Napoli è patria di rigoristi

Insigne diventa un sopravvalutato, un provinciale, un cafone fallito. Colpa del presidente. Colpa di Ancelotti. Con questi “non tifosi”, aveva ragione Kolarov

Grazie ai tifosi da tastiera, scopriamo che Napoli è patria di rigoristi
Foto di KontroLab

Chi sono Baggio e Maradona?

E scopriamo che a Napoli sono tutti eccellenti rigoristi, ma nella vita proprio. Non ne sbagliano uno, tra una pizza anticamorra e due fiocchi di Poppella. Un avvistamento del fantasma di Totò inneggiante alla monarchia, una pasta e patate con provola da Nennella. Baggio? Maradona? E chi cazzo sono?! Il neonapoletano, intriso di borbonismo, pregno di disprezzo per la provincia e i suoi cafuni, sa di pallone e sa anche giocarlo.

Colpa di Ancelotti, colpa di De Laurentiis

Così, in una partita che non metteva e non toglieva – come si è detto, perché il campionato è finito e “non vale la pena nemmeno di andar più allo stadio” – la soddisfazione nostra, di battere la maledetta strisciata, non l’abbiamo avuta. Colpa del presidente, che compra brocchi come Malcuit. Colpa di Ancelotti, che non sa fare i cambi, che è venuto a vivere la sua pensione dorata in mezzo agli intelligentoni. Colpa di Insigne, uno sopravvalutato, un provinciale, un cafone fallito, scrive su FB un tizio che dirige una testata “meridionalista” addirittura con riferimenti ai briganti (di cui era piena proprio la provincia, guarda un po’).

Kolarov non ha ragione: togliere la parola al tifoso è la negazione del calcio, della sua parte bella, i commenti al bar la mattina dopo, le discussioni che si protraggono per intere notti; sono il sale del gioco di popolo. Ma ha straragione con questi non “tifosi”, questi che solo una tastiera in mano dovevano avere per sfogarsi, per trollare il senso della misura, la razionalità e la passione insieme. Per conclamare la loro frustrazione, il loro, tutto sommato, essere della stessa sostanza di altri tifosi di altre squadre odiate ma in fondo invidiate, assai invidiate.

Nella notte che sarebbe dovuta essere, insieme a quella del ricordo di un ragazzo gentile che intendeva lo sport come luogo della lealtà, quella dell’orgoglio ritrovato, della prova di carattere e grinta, del gioco selvaggio e cazzuto, senza fronzoli, e in culo ai simulatori, a quelli che fanno gli sboroni solo alla sagra strapaesana, protetti dai media servili, si sono invece contraddistinti i nani del web. E un po’, lo ammettiamo, è un fallimento anche di chi opera in questo ambito e cerca da anni di costruirvi un approccio diverso alle cose, partendo dal pallone, che poi vuol dire la religione, la politica, tutto.

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