La tesi di Gasperini, i buu non sono razzisti, è solo un modo per offendere l’avversario

I buu sono delle offese all'avversario. Ma come fa ad essere razzista uno che nello stesso momento fa il tifo per Asamoah?

Atalanta Gasperini

Gasperini (Photo Hermann)

Gli ululati sono una offesa, il razzismo è una questione culturale. Il tecnico dell’Atalanta, Gianpiero Gasperini, torna su quanto accaduto a Koulibaly un mese fa a San Siro ed è sicuro: i buuu non sono razzisti. «Gli ululati sono come le offese, e sapessi quante ne ho sentite – il coro figlio di p…, quando è andata bene – rivolte ai grandi giocatori. Quante ne hanno sopportate Del Piero o Totti? Io penso che sia un modo, deprecabile, per innervosire il miglior giocatore avversario, esattamente come le offese di cui ti dicevo».

«Su Inter-Napoli, prosegue il tecnico bergamasco a Tuttosport vanno fatti due discorsi differenti. Prima della partita ci sono stati gli scontri, a due chilometri dallo stadio, che hanno riguardato pochi e devono essere di competenza delle forze dell’ordine. Invece i ‘buu’ riguardano più persone, ma secondo me non c’entrano nulla col razzismo. Il razzismo è un’altra cosa, quello è più che altro un problema di educazione. Ma come fa ad essere razzista uno che nello stesso momento fa il tifo per Asamoah o nel nostro caso, magari, per Duvan Zapata? Il razzismo è un’altra cosa, molto più seria. Ancelotti ha ragione: non è ammissibile, ma il problema non si risolve chiudendo uno stadio o una curva».

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