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Il campanilismo non sia l’ombrello dell’ignoranza

I cori razzisti tacciati di campanilismo, quando invece questo termine rappresenta attaccamento alla propria terra: offendere è solo maleducazione.

Il problema dell’ignoranza

Il problema principale nell’approccio alle questioni che ruotano attorno calcio resta, in specifici casi, l’ignoranza (da intendere come la mancanza di una conoscenza su uno specifico argomento). Uno dei termini più abusati negli ultimi tempi è campanilismo: parola che viene utilizzata – o meglio, strumentalizzata – per sostenere con forza o difendere un pensiero che risulta essere già errato in origine. È argomento di discussione, ormai da anni, quello dei cori di discriminazione territoriale o razzisti.

Da Ancelotti a Nicchi, da Gravina a Rizzoli (si è aggiunto in extremis – per fortuna – Massimiliano Allegri) la condanna è unanime. Toccava agli arbitri applicare le norme e sospendere le partite, toccherà sempre a loro farlo ma in un clima cambiato, dove l’asticella della sensibilità sull’argomento si è impennata a livelli forse mai registrati in passato. Sotto l’ombrello del campanilismo è diventato lecito offendere.  Un finto scudo nobile. Una parola quasi svuotata di significato. Inutile sottolineare che si tratta di un clamoroso falso. “I cori contro Napoli sono solo campanilismo”, comunicano gli Ultras dell’Atalanta in un testo. È bene precisare, tanto per i tifosi bergamaschi quanto per i napoletani, i romani, gli juventini, i fiorentini e così via, che l’idea di campanilismo non include l’insulto verso il prossimo, cosa che invece avviene puntualmente in tutti gli stadi italiani ed in tutte le categorie.

Che cos’è il campanilismo 

Secondo la Treccani (la stessa che ha riscosso successo tra i calciofili grazie all’inclusione del neologismo sarrismo), per campanilismo si intende «attaccamento esagerato e gretto alle tradizioni e agli usi della propria città». Per il dizionario di Repubblica: «Amore esagerato ed esclusivo verso il proprio paese, che induce spesso a un’ostilità preconcetta verso paesi e costumi diversi». Per quello del Corriere della Sera: «Esasperato attaccamento al proprio paese». Da nessuna parte si legge che è consentito offendere.

Anzi, un campanilismo esagerato porta all’essere gretti (Treccani). Esaltare la bellezza della propria terra è campanilismo. Bergamo o Palermo, Napoli o Verona, Torino o Lecce: ognuno ha il diritto (ed è libero) di amare ed esaltare i propri usi, costumi o tradizioni. Offendere è solo maleducazione. È il trionfo della subcultura deviata, è ciò che ci allontana dallo spirito nobile, dalla cultura sportiva. È un ombrello aperto senza pioggia che non ripara dall’ignoranza. Anzi: ne è il manifesto.

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