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A Bergamo abbiamo visto il miglior Mario Rui

Mario Rui ha risposto presente, come d’abitudine: ha sempre dovuto rincorrere il destino, oggi è entrato a pieno titolo nel Napoli di Ancelotti.

A Bergamo abbiamo visto il miglior Mario Rui

Una nuova risposta

Mario Rui è un condannato: deve sempre dimostrare qualcosa. Pensateci, pensiamoci: fin dal giorno del suo arrivo a Napoli, per un motivo o per un altro non è mai stato davvero accolto, accettato, dall’ambiente. Prima ha dovuto convivere con la definizione di “acquisto inutile” perché tanto c’era Ghoulam, poi ha dovuto sostituire il miglior Ghoulam di sempre, e l’ha fatto anche bene. Tanto che, dopo Napoli-Lazio 4-1 dello scorso anno, Il Napolista scrisse un pezzo molto letto e condiviso, dal titolo emblematico: “Mario Rui è (diventato) uno dei nostri”, proprio per sottolineare il suo ambientamento e il vicendevole cambiamento del Napoli per assecondare, favorire il suo gioco.

Poi venne Ancelotti, e allora Mario Rui doveva dimostrare di essere un terzino buono per il gioco del nuovo allenatore. Insomma, una rincorsa continua, infinita. Che però è sempre arrivata a destinazione. In attesa di capire quando e come Ghoulam potrà tornare a giocare a calcio, Mario Rui è sempre lì. Sempre meglio. Anzi, per dirla con i termini del nuovo corso: fa parte dei nuovi titolarissimi, gioca le partite più importanti, è l’uomo di Champions e l’ago della bilancia del 3-2-5 in fase offensiva che Ancelotti ha disegnato con Maksimovic, Callejon, Fabian Ruiz.

In difesa

A Bergamo, la miglior partita dell’anno. Il miglior Mario Rui della stagione. Paradossale il fatto che proprio lui, un terzino di possesso, si sia espresso al meglio in una partita in cui il Napoli ha giocato in maniera accorta, chiedendo proprio a lui un sacrificio maggiore rispetto al solito. Ne ha parlato Alfonso Fasano nella sua analisi tattica del match: «Ancelotti ha schierato una linea a sei che serviva per chiudere il gioco a “doppia ampiezza” degli uomini di Gasperini, che allargano sulle fasce e poi cercano il cross esterno-su-esterno, per il contro-inserimento sul lato debole. Con questo schieramento difensivo, il Napoli ha evitato proprio questa situazione. Non a caso, Mario Rui è stato il miglior elemento di Ancelotti per numero di eventi difensivi (15): tutte chiusure su cross provenienti dalla fascia sinistra dell’Atalanta».

Le chiusure di Mario Rui sono state sempre precise, puntuali. Cross dalla sinistra di Gossens a cercare Hateboer, deviazione decisiva del portoghese ex Empoli e Roma. Un leitmotiv all’Atleti Azzurri d’Italia. Ed una conferma rispetto all’adattabilità del giocatore, non solo elemento in una catena di montaggio che costruisce il possesso (anche a Bergamo 86 palloni giocati, quota record per il Napoli), ma anche difensore e difendente puro, giocatore in grado di assolvere una funzione tattica importante in un contesto di inferiorità fisica. Del resto, la qualità e l’organizzazione sono due strade parallele per colmare un gap, che sia tecnico o atletico, come in questo caso.

In attacco

Oltre a tutta questa bella serie di numeri positivi, Mario Rui ha messo a referto anche il passaggio decisivo per il gol di Milik. Discesa sulla sinistra (l’ennesima), pallone interno per il centravanti polacco, sinistro su sinistro e poi palla in rete. È il primo assist stagionale per il terzino portoghese, che però ha una media di 1,1 passaggi chiave per match. Quindi, come dire: partecipa al possesso – come detto e visto in precedenza – ma sa anche trovare i corridoi perché i suoi passaggi possano risultare importanti per la manovra del Napoli.

Mario Rui era (diventato) perfetto nel gioco di Sarri, ora sembra possa dare tanto anche in quello di Ancelotti. Nonostante parta sempre come outsider, riesce ad imporsi come ingranaggio importante all’interno del sistema-Napoli. Che poi è la stessa cosa che gli è successa anche con il Portogallo, non proprio l’ultima delle nazionali del Ranking Fifa: in campo per la prima volta a marzo del 2018, è andato ai Mondiali senza giocare, poi è diventato titolare nella formazione di Fernando Santos. Ha giocato dal primo minuto tutte le partite di Nations League, in un ruolo con una certa concorrenza (basti pensare a Guerreiro del Borussia Dortmund). Insomma, si è preso anche la Seleçao. Come da sua abitudine.

Al momento dell’agognato rientro di Ghoulam (a proposito: la data pare avvicinarsi a piccoli passi), Ancelotti avrà due terzini differenti, eppure adattabili al suo calcio. Più Luperto, anche lui attardato da problemi fisici. Ci saranno un potenziale crack del calcio mondiale, nella speranza che possa tornare a giocare ai suoi livelli; più un piccolo soldato che ha imparato a prendersi responsabilità importanti, che oltre a rispondere presente ha anche trovato un costante miglioramento in tutte le fasi del gioco. Mario Rui ha dimostrato di essere un calciatore affidabile, Bergamo è solo l’apice di una parabola di buon livello all’interno di questa stagione, dopo un inizio complesso sublimato nell’espulsione ingenua di Torino. Ad oggi, merita di far parte di questa squadra.

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