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Rizzoli e il Var: «Se un arbitro si sente protagonista, non ha capito niente»

Il designatore arbitrale intervistato dal Foglio: «Le aggressioni agli arbitri fanno parte di un problema di cultura e di coscienza sportiva»

Rizzoli e il Var: «Se un arbitro si sente protagonista, non ha capito niente»

L’intervista al Foglio Sportivo

Nicola Rizzoli, designatore di Serie A, si confessa al Foglio Sportivo, l’inserto del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara. Il primo tema è l’esplosione di violenza contro gli arbitri, l’aggressione al direttore di gara nel torneo regionale del Lazio e il successivo stop ai campionati: «La violenza va combattuta in ogni modo possibile, chi si macchia di certi atti va colpito. Giusto provare a fermare le partite».

Rizzoli sta sulla lunghezza d’onda di Ancelotti, ne fa un problema di cultura e coscienza sportiva: «Un cambiamento culturale deve partire dalla base, dagli insegnamenti che si danno ai propri figli, da quel che fa la scuola. Una volta che una cultura si accorge che sta sbagliando, deve cambiare strada. Sono convinto che in Italia ci sia un cambiamento in atto, anche se di strada da fare ce n’è ancora parecchia. Noi italiani abbiamo la convinzione di essere i migliori, poi andiamo all’estero e ci accorgiamo che non è così».

Il Var

Il Var, però, rappresenta un’esperienza positiva per il nostro movimento. L’analisi di Rizzoli: «In campo i momenti di tensione sono calati, così come le proteste e le simulazioni. Il nostro obiettivo è di essere più chiari possibile. Incontriamo giocatori, allenatori, società. E quando sbagliamo, lo diciamo. Riguardo il rapporto con il Var, se un arbitro si sente protagonista del gioco, non ha capito niente del suo mestiere. Fa parte di un contesto, ma nel momento in cui prende la sua decisione è solo. Non può essere condizionato da nessuno. L’obiettivo della tecnologia è riportare correttezza e giustizia nel calcio. I giocatori sono più sereni, sanno che se c’è stata un’ingiustizia può scattare la verifica».

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