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I tanti toni del Napoli, che ci davano per morti e siamo vivi

Napoli-Psg, la partita non guardata per un laboratorio di scrittura: e allora viene da pensare che i ragazzi di Ancelotti viaggino al rumor di temporale.

I tanti toni del Napoli, che ci davano per morti e siamo vivi

Un laboratorio di martedì sera

Il martedì sera teniamo a Venezia un laboratorio di scrittura, va da sé che per me il Napoli dovrebbe giocare sempre di mercoledì, ma vallo a spiegare a chi fa i calendari, a chi gestisce i diritti tv, a tutti quelli che invece sono impegnati di mercoledì sera, perciò mi metto il cuore in pace già molti giorni prima. Napoli-Psg sarà una non guardata reale, a tutti gli effetti. Mi preparo.

Gli studenti del laboratorio dovranno portare la sera i racconti che avevano come esercizio, sul tema “L’equilibrio tra le parti”, per tutto il giorno spero che arrivino racconti che valgano la pena di essere letti e commentati, che mi distraggano dagli unici pensieri che avrò in mente: Il Napoli ha segnato? A quanto stiamo? Quanto manca? Prima che la lezione cominci faccio in tempo a scoprire che il Liverpool sta perdendo 2 a 0, lo prendo come un buon segnale.

I ragazzi del laboratorio non deludono, portano racconti con molti spunti interessanti, parlarne con loro mi distrae per un bel po’ di tempo. Uno dei racconti ha come protagonista una bustina di zucchero, un altro parla di un blackout, un altro ancora di un numero in eccesso di telegrammi di condoglianze, quello successivo di un compleanno particolare, un paio trattano con la giusta misura la morte e la malattia. Il Psg segna più o meno quando abbiamo finito di commentare i racconti, ma io a quel punto non lo so ancora. Mi godo la tranquillità di questi momenti, anche stasera non sono preoccupato, mi dispiace solo non poterla guardare.

Un racconto parla di un nano con il dono del canto, un dono che quasi non sa spiegarsi. Faccio finta di non aver pensato che in squadra abbiamo due giocatori non altissimi che cantano in maniera meravigliosa.

Il Napoli e la letteratura

La lezione prosegue, l’argomento della serata è “Il registro linguistico”. È evidente che io mi metta a pensare al linguaggio del Napoli. Ogni squadra ha un registro linguistico diverso. Semplice, basso, alto, ricercato, gergale, tecnico, armonioso, deciso. Ogni registro linguistico ha un tono, il tono del Napoli di quest’anno mi piace, ha parecchie sfumature. Mentre facciamo alcuni esempi, penso al risultato, a quanto staremo. So che lo stadio è pieno, una volta tanto non guasta.

Parlo di Silvina Ocampo, scrittrice argentina, amica di Borges. Una delle mie scrittrici preferite in assoluto. In un libro in particolare, di racconti, appunto, i protagonisti sono i bambini, credo di averne già parlato in passato abbinandoli al Napoli, ma posso rifarlo, anche perché i racconti sono tanti, il libro – in ogni caso – si intitola Un’innocente crudeltà (ed. La Nuova Frontiera). Nel racconto che apre la raccolta, la voce narrante, guardando all’appartamento di sopra, attraverso un soffitto a lucernario, un po’ vede e un po’ immagina la storia di una famiglia. E come solo i bambini sanno fare, passa dalla fiaba all’orrore in sole tre pagine, un vero capolavoro della narratrice. Si leggono frasi come “Viaggiavano bauli con rumore di temporale, ma la famiglia non viaggiava mai”. Quando parlo di letteratura penso a cose così. Quando parlo di calcio penso al Napoli.

E il Napoli a un certo punto (questo l’ho saputo a tarda sera) deve aver viaggiato con rumore di temporale, e il Psg deve non aver potuto viaggiare più. È questo il peso della letteratura, e qui sta il fascino della Champions League. Ci davano per morti ancor prima di cominciare e fin qui siamo i più vivi di tutti. I bambini lo sanno che si passa dalla fiaba al terrore in poche battute, ma – si badi bene – sanno anche il contrario.

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