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Ancelotti e il suo Napoli senza dogmi, libero e democratico

Un successo che vale oro, costruito dalla panchina sotto una pioggia insistente. Ancelotti cancella così il ricordo sgradevole di Perugia-Juventus.

Ancelotti e il suo Napoli senza dogmi, libero e democratico

Prologo

Milik per Mertens e Zielinski per Ruiz nel Napoli che si presenta a Marassi dopo le “fatiche” di Champions. Ancelotti, consapevole dell’importanza della gara, chiede massima concentrazione ai suoi, convinto che Juric, in bilico, dopo gli ultimi poco entusiasmanti risultati, darà del filo da torcere agli azzurri. Andrà proprio così.

Atto primo

Nei primi minuti di gara il Napoli sembra tenere al meglio il polso della situazione: Rui impazza sulla sinistra, Insigne e Milik si trovano alla perfezione, Allan troneggia come sempre dal centro del campo e Koulibaly terrorizza i giovani attaccanti del grifone. Dopo la prima parte del tempo, il Genoa prende però le misure ai partenopei, pressing alto, Romulo tuttofare, azzurri tenuti bassi e sotto pressione. Dall’altra parte quando si può, Kouamè e Piatek fanno conoscenza con la porta difesa da Ospina. Salvo qualche timido approccio, non succede poi tanto. Al ventesimo minuto la gara cambia, Kouamè, imbeccato dalla destra, sovrasta la difesa azzurra – o per meglio dire Hysaj – e batte Ospina.

Il Napoli è sotto. Come già capitato più volte dall’inizio del campionato, sotto con la rimonta. A questo punto la gara assume le sembianze di una vera e propria altalena, azioni da ambo i lati ed occasioni da gol a ripetizione, o quasi. Bella partita. Il risultato non cambia, primo atto che si conclude sotto gli occhi compiaciuti degli spettatori, realisticamente soddisfatti dello spettacolo andato in scena, fino a quel momento al Luigi Ferraris.

Atto secondo

Dentro Mertens per Milik e Ruiz per Zielinki. Il Napoli parte all’attacco e crea un paio di occasioni, le premesse sembrano buone, gli uomini di Ancelotti spingono, costruiscono e cercano con inisistenza la porta. Ad un certo punto, il tempo, decide di mettere i bastoni tra le ruote agli azzurri, la pioggia si fa fitta, troppo fitta, Ancelotti con la mente è già a Perugia e niente sembra promettere un sorriso e braccia al cielo a fine partita. Al minuto tredici, l’arbitro Abisso sospende la gara. Il tempo di tornare in campo, qualche minuto più tardi (Perugia sembra già più lontana, ma è sempre emozionante ricordarla) e Mertens serve a Ruiz la palla del pareggio. Assist e gol direttamente dalla panchina. Inutile dire Ancelotti è questo o è quello. Ancelotti, semplicemente, è.

Gli azzurri fanno sul serio e cercano con insistenza il gol del vantaggio, il campo per la verità sembra poco praticabile, specialmente su uno dei due lati, ma l’arbitro è determinato a proseguire e per la verità le occasioni non mancano. Gli azzurri costruiscono e i rossublu ripartono, il ritornello sembra funzionare, bella gara, ancora una volta. Al quarantunesimo la svolta. Mario Rui, su calcio di punizione, mette dentro una palla velenosa, che Biraschi tocca quel tanto che basta da infilare il suo stesso portiere. Qualche secondo di attesa per escludere un eventuale fallo in area di parte azzurra e sotto con i sospiri e le esultanze. 1-2. Gli ultimi minuti portano il Genoa all’assalto della porta azzurra, un po sterile per la verità, ed al controllo senza troppi pensieri, di conseguenza, da parte dei partenopei. L’arbitro dice basta, ben oltre i quattro di recupero. Il Napoli passa a Marassi, e va bene cosi, più che bene cosi.

Epilogo

Il Napoli passa a Marassi, l’ho già scritto. Ancelotti cancella lo storico riferimento a Perugia. Insomma se prima certe partite magari non le vincevi, oggi quasi sempre le giochi fino all’ultimo. La verità è che la squadra ha una fisionomia ben precisa, fare la partita, cerca in ogni modo il gol, cerca in ogni modo la vittoria. In tre davanti, in due o in quattro, poco importa. Conta vincere e farlo bene. Il Napoli del dopo-Sarri ci piace, forse ancora di più, perchè gioca bene e vince, vince sempre, anche quando forse non dovrebbe. Ha il fascino del pirata e la bellezza del sognatore. Senza dogmi ne fondamentalismi, è bello, libero e democratico.

 

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