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Negli stadi entrano i petardi e non la bandiera di Aldrovandi

Le riflessioni sul campionato di Serie A: le partite di Napoli, Inter e Juventus, le difficoltà della Roma. E il paradosso dell’Olimpico: il volto di Federico resta fuori.

Negli stadi entrano i petardi e non la bandiera di Aldrovandi
La bandiera per Federico Aldrovandi che sventola nella curva della Spal

Falli da dietro – Commento alla 11esima giornata del campionato di calcio 2018/2019

Aspettando la Champions.

Una giornata d’impazienza.

Nell’universo della mia pazzia la mente vola ai momenti remoti delle attese.

I migliori erano quei cinque minuti d’attesa in letto, quando la ragazza, di là, preparava convenientemente il suo corpo.

L’immaginazione sviluppava le più eccitanti e lussuriose ipotesi che naturalmente sarebbero state poi deluse nella quasi totalità.

Deraglio con studiata consapevolezza.

Nell’attesa di martedì, i beneamati dilagano in una beneagurante manita.

La intraprendente milizia di nonno Aurelio Andreazzoli non imita le più blasonate.

Se la gioca a petto in fuori.

Ed esibisce un manipolo di giovanotti davvero interessanti.

Ma è la serata del Fiammante Fiammingo.

Che simpatia questo ragazzo del Brabante che scende a Napoli e qui la sua anima scugnizza trova l’ ambiente più naturale per esprimere tutta la gioia di vivere.

Entra definitivamente nel cuore della città con una tripletta che gli consente di scavalcare nella storia azzurra autentiche figure mitologiche.

Come Josè il Conileone e Antônio de Oliveira Filho, meglio noto come Careca.

Al quale non dimentica di dedicare l’esultanza a ritmo di samba.

Nell’attesa del Matador il mite Agnolotto potrebbe dondolarsi sull’amaca della tranquillità.

E invece sente il bisogno di rimproverare ai suoi una incostante concentrazione dichiarandosi meno soddisfatto di quanto non fosse dopo l’ingiusto pari del turno precedente.

Ma martedì faremo bene, promette. Nessun dubbio, mister.

Inter-Genoa

Nell’attesa del Barca, manita anche a San Siro.

Il Parapet nel giorno dei morti, intabarrato nel nero mantello di Nosferatu e al lume di una lanterna malferma, fu visto aggirarsi, sinistro e inquietante, nell’ ipogeo dello spogliatoio nerazzurro.
Dove scelse, trascinandole alla luce, un paio di carcasse ormai decomposte.

Fino a una settimana fa di Joao Mario si erano perse le tracce.
E all’Inter sembrava fuori posto.

Un po’ come Raoul Bova vestito da papa nell’orribile “I Medici” televisivo quando esclama: “Io sono il Santo Padre”.

A sorpresa eccolo in campo contro gli Aquilotti. Ed eccolo confermato contro i Grifoni.

Due assist e un gol allo scadere. Rigenerato.

Se poi Gagliardini fa una doppietta e a momenti ne fa tre, si rischia la non omologazione del risultato.

Eccezionali i numeri SunInter. Da un mese senza incassare reti.

Miglior difesa d’Europa con solo 6 gol subiti nelle prime 11 partite di campionato.

Juventus-Cagliari e Fiorentina-Roma

Nell’attesa degli United, chi fatica di più sono proprio loro. Gli ergastolani.

Giocano talmente male da indurre anche i tifosi più appassionati a fare zapping.

Poi però ci si imbatte in Pupo che su Raiuno canta i Deep Purple, e allora va bene anche l’ennesimo stucchevole doppio passo da spiaggia del mutandato Toy Boy.

Veleni al Franchi per un rigore dubbio su Simeone.

Poi i Sangue-oro impattano sul finale con il super Florenzi.

Ma non placano la delusione per un molto avvilente rendimento dei nuovi.
A conferma di un mercato davvero fallimentare.

La prova è che il disperato Eusebio da Pescara preferisce l’imberbe Nicolò Zaniolo e lascia in panchina il mistero Cristante, a far compagnia a Kluivert e Pastore.

Il Gallo e Ciruzzo

Non segnava da 500 minuti. Ma a Marassi il Gallo canta due volte.
E rallenta le ambizioni della bella Samp di Giampaolo. Bentornato.

Segna invece da sette giornate Ciruzzo il Torrese.
Nessuno in Europa ha fatto meglio di lui.

Ma all’Olimpico continua il divieto ai tifosi salesiani di esporre la bandiera con il volto di Federico Aldrovandi.

I petardi riescono a entrare, la bandiera di Aldrovandi no.

Brutta storia.

Altro brutto segnale per la democrazia in Italia.

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