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Stamattina a Venezia su un mezzo pubblico c’era una scritta fresca: “Forza Napoli”

Verso le undici di sera dalle finestre si sentiva la voce di Carlo Ancelotti. I volontari di Liverpool hanno sbattuto su un usciere, stile vecchio burocrate, tale Allan

Stamattina a Venezia su un mezzo pubblico c’era una scritta fresca: “Forza Napoli”
foto ssc napoli

La voce di Ancelotti dalle finestre

Ieri sera, verso le undici e un quarto sono uscito a fare una passeggiata con i cani. Venezia a quell’ora è molto silenziosa, è il momento migliore della giornata per la città, insieme al mattino presto. C’è ancora tempo buono, a differenza di Napoli, e qualche finestra rimane aperta. Si sente il rumore dell’acqua, quello delle zampette dei miei cani, e la voce di Carlo Ancelotti che viene fuori da tre, quattro televisori. In questa Venezia napoletana, in questa Venezia azzurra si sente la voce del mister che mi arriva a pezzi, ma il discorso riesco a comprenderlo:”…ripeto…so di avere giocatori forti”; “…con grande continuità…”…centrale in più…”. Seconda finestra: “…vantaggio nelle uscite a palla bassa…”; “…intensità…”. I cani mi guardano come a chiedermi il perché del mio rallentamento, spiego loro che sto ascoltando una musica, una musica suonata da un amico bravo. Mi guardano con sempre maggiore perplessità ma aspettano.

Alle 22,55 mi è arrivato un whatsapp di mio padre: “Grande Napoli”. Lui che nel pomeriggio non voleva guardarla, deve essere un vizio di famiglia. Ho dovuto convincerlo: “ma come una volta che la fanno in Rai, non la guardi?”. L’ha guardata, si è divertito, come tutti. Napoli – Liverpool,  non è cosa da tutti giorni. Dominare e battere il Liverpool al San Paolo sono cose mai accadute. Il Liverpool di Klopp che non tira mai in porta è una novità assoluta. Salah che quasi mai la vede è un’altra notizia da registrare tra le eccezionali. A mio padre ho risposto: “Grandissimi”, ma a quel punto dormiva già il sonno dei giusti.

I volontari del Liverpool

Sto leggendo un bellissimo libro, si chiama Ornamento di Juan Cárdenas (Sur, 2018 trad. Chiara Muzzi), un romanzo bello e straniante. L’incipit recita “Oggi finalmente hanno portato le volontarie”. Mi ha fatto venire in mente gli attaccanti del Liverpool, quattro volontari di niente, destinati a non prendere palla mai. Destinati all’oblio, alla dimenticanza, a muoversi per il San Paolo in attesa di comunicazioni che non sarebbero mai arrivate. Firmino e gli altri persi in un vortice Kafkiano, come in un lungo corridoio di un ufficio pubblico, a cercare una stanza che si trovasse in fondo al corridoio, ma il corridoio non finiva mai.

Al cospetto dei volontari di Liverpool si ergeva un usciere, stile vecchio burocrate, tale Allan che rispondeva continuamente: “Non si può entrare”, “Il collega Ospina non c’è”, “Il pallone non è disponibile”, “Per tirare dovete prendere appuntamento”.

Un vero inferno per gli inglesi abituati ad entrare e a uscire a qualsiasi ora.

Il pallone era sempre tra i piedi azzurri (non commentiamo più le divise).

Hamsik funzionava, Maksimovic funzionava, scendeva la pioggia ma che fa.

Il Napoli ha dominato in Champions, ci ha creduto fino alla fine e, francamente, ero quasi certo che avremmo segnato. Ci siamo eccome.

Quel gol strepitoso ha fatto sì che il mondo della canzone di Morandi si frantumasse addosso al Liverpool.

Con i cani siamo andati fino a San Samuele, mi è parso, a un certo punto, che l’acqua avesse dei riflessi azzurri. Stamattina su un mezzo pubblico c’era scritto Forza Napoli, era una scritta fresca, come la vittoria.

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