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La Fiorentina di Pioli: freschezza e inesperienza di un progetto giovane

Come gioca la Fiorentina: Pioli sta lavorando sui concetti dello scorso anno, il modello tattico è ambizioso e sfrontato.

La Fiorentina di Pioli: freschezza e inesperienza di un progetto giovane

La contestazione estiva

La nuova Fiorentina ha messo insieme sei punti nelle prime due partite di campionato, e l’ha fatto dopo un’estate vissuta in maniera tribolata. La proprietà dei Della Valle è stata ferocemente attaccata dalla tifoseria organizzata della curva Fiesole. Una specie di appuntamento fisso ad ogni sessione di calciomercato (anche Napoli ne sa qualcosa). Il motivo è semplice: rapporto astioso che si trascina da tempo, non “corroborato” con una campagna acquisti scoppiettante. Anzi, la squadra messa nelle mani di Stefano Pioli è una riedizione aggiornata di quella della passata stagione: un progetto-giovani con enormi prospettive e poche certezze immediate.

Solo che il primo approccio ha dato i suoi frutti, come detto: due partite, sei punti e la sensazione di essere sulla strada buona. Quantomeno, di aver registrato la squadra in perfetta sintonia tra ciò che chiede l’allenatore e gli obiettivi della società. Ovvero, un nuovo ciclo tecnico (quindi anche economico) basato su calciatori da sviluppare e da far rendere all’interno di un certo sistema.

Freschezza

La percezione più riconoscibile rispetto alla nuova Fiorentina è quella della pura freschezza, atletica e quindi tattica. Pioli ha in mente ed ha attuato una viola veloce, verticale, rapida nella testa e nei piedi, che possa assecondare la brillantezza tecnica e fisica dei suoi giovani (aspiranti) campioni.

Tutto è funzionale allo sviluppo dei giocatori nel gioco, quindi dell’organico: età media di 24 anni, 4-3-3 fluido con Gerson e Benassi, calciatori di tecnica e dinamismo, nel ruolo di interni di centrocampo; e poi il tridente, con Eysseric e Chiesa alle spalle di Simeone, un centravanti atipico che il Napoli ricorda troppo bene (e in senso negativo), non solo per la partita che lo scorso anno costò lo scudetto alla squadra di Sarri, ma anche per i patemi generati all’andata, nel match pareggiato 0-0 al San Paolo. Nel primo tempo, soprattutto, i movimenti dell’attaccante argentino risultarono illeggibili alla difesa alta degli azzurri; la Fiorentina creò molte occasioni da gol e solo l’imprecisione del giovane Cholito salvò il Napoli dallo svantaggio.

Cos’è cambiato

Come detto prima: questa Fiorentina è la prosecuzione di quella costruita a partire dallo scorso anno, è un’idea di continuità con il lavoro di Pioli. Il tecnico viola punta a una squadra in grado di attaccare a folate di pura varietà tecnica (Chiesa-Simeone-Pjaca è l’obiettivo finale dell’allenatore emiliano, almeno come tridente), con un supporting cast a centrocampo in grado di sostenere il gioco con molte soluzioni. Da qui la scelta di un regista fisico come perno centrale (il giovane Edmilson nelle prime due uscite); e di due interni in grado di inserirsi alle spalle della prima punta. Soprattutto capitan Benassi ha questa qualità, Gerson sa giostrare anche come puro costruttore, ma di certo non è un centrocampista difensivo.

Fiorentina-Chievo 6-1

In difesa, i terzini Milenkovic e Biraghi offrono un’interpretazione offensiva asimmetrica: il primo è un centrale dirottato sulla fascia, il secondo sta studiando da terzino completo, è arrivato anche in nazionale, la Fiorentina costruisce molto di più dal suo lato in modo da innescare Chiesa sull’altra fascia, piuttosto che affidargli la rifinitura del gioco. Un’idea che riporta alla mente l’idea di Sarri, con Ghoulam nel vivo della manovra e Hysaj più bloccato.

I punti deboli

Il paradosso è che la forza propulsiva della Fiorentina può rappresentare anche il suo limite. Finora, contro Chievo e Udinese, i giovani in viola non hanno avuto modo di confrontarsi contro una squadra in grado di metterli sotto pressione dal punto di vista tattico e mentale. Il Napoli rappresenterà un esame importante da questo punto di vista, Pioli ha in testa un modello ambizioso, rischioso, e il San Paolo è il luogo perfetto per metterlo alla prova senza grandi obblighi di risultato.

Questione di inesperienza, non tanto dovuta all’età (questa squadra è e resterà giovane) quanto alla capacità di soffrire per certi periodi della partita. Un’eventualità ineluttabile quando affronti un avversario con valori superiori. Il Napoli, allo stesso modo, avrà subito un esame importante dopo la sconfitta di Genova: la squadra di Giampaolo non ha smarrito mai la bussola dell’organizzazione, la Fiorentina ha caratteristiche diverse, ma può avere la sfrontatezza di pensare ad una partita d’attacco. Magari non di dominio, ma sicuramente di ripartenza in verticale. Sarà quindi fondamentale la qualità nel possesso per limitare le transizioni negative, gli appoggi in verticale su Simeone.

Facile immaginare un avvio aggressivo dei viola, dopo i dividendi raccolti da Lazio, Milan e Sampdoria. Anzi, la squadra di Pioli sembra ancora più predisposta, proprio dal punto di vista genetico, a questo tipo di approccio. Il Napoli non dovrà cadere nella trappola del tutto e subito. Serviranno pazienza e intelligenza nella gestione dei ritmi, che non vuol dire scarsa aggressività ma capacità di comprendere i diversi momenti della partita.

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