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Lazio-Napoli, il ritorno di Milik titolare “vero” due anni dopo

Milik parte avanti nelle geratchie, Ancelotti punta su di lui. Era stato “superato” da Mertens dopo l’infortunio, ora ha la chance di riprendersi il Napoli.

Lazio-Napoli, il ritorno di Milik titolare “vero” due anni dopo

Atalanta-Napoli

La prima volta fu Napoli-Milan 4-2, ancora esisteva il dualismo con Gabbiadini per il post-Higuain. L’ultima volta “vera” fu Atalanta-Napoli, la settima giornata del campionato 2016/2017. Da allora, Arek Milik non è più stato il centravanti titolare del Napoli. In questo caso titolare è uno status che va ovviamente al di là della partenza dal primo minuto, è una condizione di partenza rispetto agli attaccanti concorrenti. Titolare è stato il Mertens dell’ultima stagione e mezza. Che ha saltato solo alcune partite, prima che Milik si infortunasse di nuovo, per la seconda volta. Nei momenti in cui il polacco è stato a disposizione, nell’ultima annata, è sempre stato una seconda scelta: ha giocato a Donetsk e a Verona da titolare, poi l’infortunio e due soli match dall’inizio, contro l’Udinese e il Crotone. In queste quattro partite. altrettanti gol segnati.

Arek Milik è pronto a essere considerato di nuovo come il centravanti del Napoli. È una svolta, per lui e per la squadra: aveva convinto Sarri con le prime prove nell’estate 2016, dopodiché ci sono stati prima l’infortunio e poi Mertens con l’illuminazione della vita, e allora Arek è passato ad essere la sua alternativa. Giustamente, anche: Dries è reduce da 56 gol in due stagioni, non facciamo il censimento dei gol come esterno o come prima punta, serve a poco, il belga ha ricoperto quasi perfettamente questo ruolo nello scacchiere di Sarri ed era giusto insistere su di lui – forse non fino al parossismo dell’ultima parte di stagione, ma ormai è andata.

Il rapporto di Ancelotti con il numero nove

L’arrivo di Ancelotti sulla panchina del Napoli ha cambiato qualcosa. Milik ha ripreso subito i galloni da titolare, ha giocato dal primo minuto tutte le amichevoli della tournée internazionale, dopo essere arrivato tardi a Dimaro causa Mondiale in Russia (dove non ha brillato, per la verità). Buoni riscontri contro Dortmund e Wolfsburg, in realtà già contro il Liverpool si erano viste cose discrete.

Al di là del rendimento, la presenza di Milik come prima punta titolare ha un senso tattico concettuale, primariamente legato all’idea di centravanti da sempre sposata e coltivata da Carlo Ancelotti. Al di là delle pure caratteristiche tecniche dei grandi attaccanti che hanno attraversato la carriera del tecnico di Reggiolo, l’idealtipo del centravanti ancelottiano è più vicino a Milik che a Mertens. Un veloce ripasso degli ultimi anni: Lewandowski, Benzema, Ibrahimovic, Drogba, Inzaghi, Shevchenko. Certo, l’idea che anche Ancelotti possa sperimentare Mertens esiste e persiste, non va scartata a priori, ma in ogni caso c’è Milik. E Milik va testato, va provato. Soprattutto, va valorizzato.

Numeri e qualità

Al netto della sfortuna, Milik ha numeri incredibili con il Napoli: un gol ogni 90′ nella scorsa stagione (in tutte le competizioni), un gol ogni 108′ in quella precedente. Sono cifre importanti, tra l’altro “macchiate” dagli spezzoni di partita giocati subito dopo il rientro, quindi in pessime condizioni fisiche. Nei periodi da calciatore vero, Arek Milik è stato un centravanti di altissimo livello. Oggi è un giocatore che ha bisogno di fiducia e di una squadra che giochi con e per lui, ma che sa ripagare questo tipo di investimento. Sa segnare in tutti i modi, sa giocare con la squadra, ora dovrà imparare qualcosa di diverso ma ha tutti gli strumenti per fare bene. Ne abbiamo scritto dopo Liverpool-Napoli:

Ora Milik dovrà capire che il movimento ad accorciare e legare i reparti è una parte quasi laterale del suo set. C’è qualcosa di diverso da fare: allungare la difesa avversaria, studiare la profondità, occupare l’area, tagliare per aprire spazi ai compagni.

Se il Napoli ragionerà e produrrà calcio in modo diverso, e lo farà, Milik deve abituarsi. Esattamente come i suoi compagni. Cambia il modo di organizzare il gioco, cambiano i movimenti e la percezione della prima punta. Inevitabile, come sarà inevitabile giudicare il tutto attraverso il numero di gol.

Finora, da questo punto di vista, Milik è partito benissimo: tre partite, due gol. Con questa media, simile a quella tenuta nelle stagioni a singhiozzo vissute in maglia azzurra, l’idea di arrivare a quota 30 reti non rientra nel concetto medio di blasfemia. Il Napoli ha investito decisamente su di lui, sul fatto che a 25 anni da compiere possa arrivare il suo momento. Un appuntamento con la grandezza rimandato già troppe volte, ché la sfortuna si è accanita e ha cancellato un inizio da sogno. Da Lazio-Napoli, però, può partire un nuovo capitolo della storia. Tocca ad Arek dimostrare che il Napoli e Ancelotti hanno fatto la scelta giusta.

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