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Autostrade non era convinta del placet del Provveditorato. Aveva chiesto un parere all’Università

Rassegna stampa / L’analisi dell’Ateneo genovese sarebbe iniziata a settembre. I primi contatti con Autostrade già a dicembre scorso

Autostrade non era convinta del placet del Provveditorato. Aveva chiesto un parere all’Università

Autostrade per l’Italia non si fidava del parere positivo del Provveditorato genovese sul progetto di consolidamento del Ponte Morandi e per questo motivo, già a dicembre 2017, aveva chiesto il parere dell’Università di Genova. Lo racconta in modo molto dettagliato, oggi, La Stampa.

La convenzione con il Dicca

Pur avendo ricevuto l’approvazione, da parte del Provveditorato genovese, al progetto di consolidamento degli stralli e alla gara di appalto per 20 milioni per il rifacimento del viadotto, a metà luglio (secondo Repubblica e Corriere il 1° agosto) Autostrade aveva stipulato una convenzione con il Dicca, dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Genova, per una valutazione del progetto di rinforzo degli stralli.

Gli accertamenti, consistenti in “una sorta di analisi ai raggi X degli interventi previsti sui tiranti del ponte”, sarebbero iniziati a metà settembre e sarebbero durati otto mesi. Purtroppo il ponte Morandi è crollato prima che potessero iniziare le verifiche sulla sua solidità.

La preoccupazione di Autostrade

“Nonostante avesse tutte le approvazioni – spiega a Repubblica l’ingegner Sergio Lagomarsino, docente dell’Università di Genova – volevano un ulteriore controllo. Dopo aver letto le considerazioni sulle misurazioni del cemento da parte del Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato capisco le loro riserve. Il nostro incarico avrebbe anche potuto prevedere sopralluoghi e ulteriori analisi oltre a quelle trasmesse dalla società”.

Addirittura, scrive la Stampa, i primi contatti con l’Ateneo genovese risalirebbero a dicembre 2017, ma per la stipula della convenzione si è arrivati a luglio perché, dopo il parere del Provveditorato che contestava i metodi usati per analizzare gli stralli (pur approvando il progetto), iniziò un contenzioso sulle modalità dell’intervento conclusosi solo sette mesi dopo.

Sentito il direttore della manutenzione di Autostrade

La Finanza ha interrogato ieri quattro dirigenti di Autostrade. Tra questi, Michele Donferri Mitelli, direttore manutenzione ordinaria e straordinaria e degli investimenti, racconta il Corriere. Sentito come persona informata sui fatti, avrebbe spiegato quali sezioni, in che modo e in quali tempi si sono occupate del ponte nel corso degli anni

Sotto osservazione della Procura anche il direttore del tronco genovese, Stefano Marigliani

La Finanza, come anticipato ieri, ha anche analizzato i tablet, computer e cellulari di due dirigenti liguri, Stefano Marigliani, direttore del primo tronco, e Riccardo Rigacci, suo predecessore nell’incarico. Al termine del vertice che si è tenuto ieri in Regione, Marigliani ha dichiarato al Corriere che Autostrade, “proprio per l’unicità del Morandi, ha chiesto verifiche e certificazioni sui controlli che venivano svolti, quasi ogni tre mesi, ai più importanti enti internazionali in materia di calcestruzzo, perché, ad un certo punto ci è pure venuto il dubbio che stessimo utilizzando metodi superati, ma non era così”.

Alla domanda sul motivo per cui Autostrade abbia ignorato lo stato del degrado del Ponte, Marigliani, sempre al Corriere, risponde: “Nulla di quello che abbiamo negli atti, nulla di quello che abbiamo visionato poteva lasciar presagire ciò che tragicamente è accaduto. Certo, è evidente che il ponte è venuto giù…”.

Iniziano a costituirsi parte civile le famiglie delle vittime

Intanto ieri, in Procura, è stata depositata la prima costituzione di parenti delle vittime. L’ha presentata l’avvocato Andrea Martini che rappresenta la nonna e la zia di Samuele Robbiano, il bimbo di otto anni morto con entrambi i genitori. Complessivamente, scrive il Corriere, saranno oltre cento le parti offese.

Il mistero delle 30 bombole di acetilene sparite

La squadra mobile cerca i detriti di una trentina di bombole di acetilene presenti nel cantiere al momento del crollo del ponte.

“In teoria – scrive Il Fatto Quotidiano – potrebbero essere state colpite dal fulmine ed esplose dando origine al disastro”. Non viene ritenuta una causa possibile della tragedia (“è un’ipotesi a cui i periti non danno credito – scrive Il Fatto ), ma gli inquirenti intendono vagliare ogni possibilità. Anche perché, scrive la Stampa, “i periti in queste ore hanno evidenziato attraverso l’analisi dei video come il crollo del viadotto sia avvenuto in maniera anomala al di là del deterioramento dello stesso”.

Termina il conflitto di interessi nella commissione d’inchiesta del Mit

È su tutti i giornali la rimozione dalla commissione del suo presidente, Roberto Ferrazza, per decisione del ministro Toninelli, “per ragioni di opportunità”. Una decisione improrogabile dopo le dimissioni, ieri, dell’altro tecnico interessato dal ‘conflitto di interesse’, Antonio Brencich. Proprio a quest’ultimo sono rivolti, in un comunicato, i ringraziamenti del ministro “per il lavoro fin qui svolto e per il gesto che mostra  grande professionalità e sensibilità istituzionale”.

A sostituire Ferrazza sarà Alfredo Principio Mortellaro, dirigente del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Il futuro del ponte: entra in scena Fincantieri

Serviranno cinque giorni per definire i dettagli della demolizione dei monconi del ponte ancora in piedi, che incombono sulle case. “Ci vorrà un anno di tempo per abbatterlo e costruirne uno nuovo – dichiara il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, a Il Fatto – demolirlo sarà un’opera ingegneristica di valore pari a quello della costruzione”.

Ad offrirsi per progettare il nuovo ponte è anche Fincantieri.

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