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Il Corrmezz: Sarri sembra un damerino ad Ascot. La Gazzetta: speriamo che torni presto in tuta

La rassegna stampa sulla sua prima conferenza al Chelsea è incentrata soprattutto sul look sfoggiato dall’ex allenatore del Napoli

Il Corrmezz: Sarri sembra un damerino ad Ascot. La Gazzetta: speriamo che torni presto in tuta

Rassegna stampa

Della prima conferenza stampa di Maurizio Sarri al Chelsea ha colpito soprattutto il look. Almeno così pare leggendo i quotidiani italiani che si sono soffermati sull’insolita eleganza dell’ex allenatore del Napoli.

La notizia è su tutti i quotidiani.

La Gazzetta si augura che torni presto in tuta: “Sir Sarri? Ieri sì, quasi. Però non esageriamo, e confidiamo che non esageri lui. In giacca e cravatta sembra un altro: sta bene, molto. Senza barba risalta di più il sorriso, e male non fa. Con l’occhiale così ben posizionato si guarderà meglio intorno. Però la scelta di ieri ­ dubitiamo imposta: il Chelsea a Mourinho ha sempre concesso il nodo della cravatta allentato ­ è stata dovuta, intelligente e furba come lui, forse perfino strategica. Ma non definitiva, crediamo. Anzi, speriamo. La forza della tuta, delle sigarette dal filtro masticato e del viso trasfigurato dalla tensione o dalla fatica di notti passate a studiare calcio è sempre stata nient’altro che la forza di essere se stesso. Il bello di Maurizio non è mai stato il look, in copertina ha sempre preferito mandare il suo calcio. E l’abito fa il Sir, non il Sarri”.

Sempre la Gazzetta scrive di un malinteso durante la conferenza, malinteso dovuto a un’errata traduzione.

Lavoro sul materia­ le che mi sarà messo a disposi­zione. Di sicuro non posso chiedere ai dirigenti di cambiare venti giocatori per poter svi­luppare il mio calcio, mi devo adattare io. Ma servirebbe più qualità in mezzo al campo». E qui scoppia il primo piccolo ca­so diplomatico. L’interprete traduce «a livello di difensori centrali servirebbe più quali­tà». E subito scattano le prime critiche via social network. Il Chelsea è costretto a interveni­re per riaffermare la verità.

La pagina della Gazzetta si conclude con un articolo dedicato agli errori che Sarri non deve compiere al Chelsea e si sofferma sulla scarsa rotazione della rosa, sull’integralismo tattico e sugli scivoloni su razzismo, omofobia e sessismo. Aspetto questo messo molto in evidenza dal Sun.

Un damerino pronto a sfilare ad Ascot

Caustico Antonio Fiore sul Corriere del Mezzogiorno:

E vai con l’inedito quanto impeccabile completo scuro di taglio sartoriale, la camicia immacolata, la cravatta perfettamente annodata (a occhio e croce un Prince Albert) e le guance rasate di fresco sfoggiate in occasione della sua prima conferenza stampa da neo-allenatore del Chelsea: la metamorfosi di Maurizio Sarri da Gran Lordo a Piccolo Lord è davvero impressionante, e se a ciò aggiungiamo l’incredibile e fluente parlantina british esibita almeno all’inizio dell’incontro con i giornalisti londinesi da quel ruvido mister che un tempo non lontano nella sala stampa del San Paolo si esprimeva a stento in sofferti grugniti tardo-aretini, allora si fa strada il dubbio: a quale dei due Sarri dobbiamo credere?

Al Sarri Uno, l’allenatore del Napoli con la sua aria ruspante da provinciale furbo che se ne infischiava del look fighetto e delle buone maniere, e che a ogni intervista rischiava di provocare l’incidente diplomatico con infelici uscite sui finocchi o con gaffe sessiste («Sei una donna, sei carina e non ti mando a fare in c… per questo»)? Oppure al Sarri Due, questo cerimonioso damerino ormai pronto per sfilare in cilindro all’ippodromo di Ascot, che sorride ai reporter come mai aveva fatto in nessuna intervista alla Domenica Sportiva e che assicura di non aver giammai nutrito sentimenti omofobi o sessisti?

La Stampa comincia così il resoconto: “Voglia di divertirsi e di essere semplicemente chiamato per nome. Nessuna etichetta da «Special One», il Sarri del Chelsea vuole solo essere «Maurizio». Quello di sempre: del provare a vincere divertendosi e facendo divertire, dell’idea di imporre il proprio gioco, del lavoro maniacale sul campo e dell’allergia a indossare i panni del manager che opera sul mercato”.

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