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Il Mondiale della Premier e dei top club: 40 calciatori su 92 in semifinale giocano in Inghilterra

Anche senza i 23 calciatori convocati da Southgate, la Premier sarebbe comunque in testa a questa particolare classifica. È il calcio stratificato, la Serie A conta 8 calciatori, quattro in meno della Liga.

Oltre l’Inghilterra

It’s coming home, cantano da qualche tempo in Inghilterra. Abbiamo spiegato ieri il significato di questo coro da stadio e da strada, scrivendo del successo della selezione di Southgate contro la Svezia. Il successo della nazionale dei Tre Leoni è direttamente proporzionale a quello della Premier, è una questione puramente statistica: El Mundo ha fatto i conti con le rose delle quattro semifinaliste, su 92 calciatori ben 40 arrivano dal campionato inglese. A seguire, tutti gli altri. Serie A quinta in classifica con 8 calciatori. Sotto, lo schema completo:

Premier League (40)

Tottenham (9): Hugo Lloris, Toby Alderweireld, Jan Vertonghen, Mousa Dembele, Danny Rose, Kieran Trippier, Eric Dier, Dele Alli, Harry Kane
Manchester City (7): Benjamin Mendy, Vincent Kompany, Kevin de Bruyne, Kyle Walker, John Stones, Fabian Delph, Raheem Sterling
Manchester United (7): Paul Pogba, Marouane Fellaini, Romelu Lukaku, Phil Jones, Ashley Young, Jesse Lingard, Marcus Rashford
Chelsea (6): Ngolo Kante, Olivier Giroud, Thibaut Courtois, Eden Hazard, Gary Cahill, Ruben Loftus-Cheek
Liverpool (4): Dejan Lovren, Simon Mignolet, Trent Alexander-Arnold, Jordan Henderson
West Bromwich (1): Nacer Chadli
Everton (1): Jordan Pickford
Stoke (1): Jack Butland
Burnley (1): Nick Pope
Leicester (2): Harry Maguire, Jamie Vardy
Arsenal (1): Danny Welbeck

Liga (12)

Barcellona (4): Samuel Umtiti, Ousmane Dembele, Ivan Rakitic, Thomas Vermaelen
Real Madrid (3): Raphael Varane, Mateo Kovacic, Luka Modric
Atlético Madrid (3): Lucas Hernández, Antoine Griezmann, Sime Vsaljko
Siviglia (1): Steven Nzonzi
Real Sociedad (1): Adnan Januzaj

Ligue 1 (11)

París Saint Germain (4): Alphonse Areola, Presnel Kimpembe, Kylian Mbappe, Thomas Meunier
Monaco (4): Djibril Sidibe, Thomas Lemar (in procinto di trasferirsi all’Atletico Madrid), Danijel Subasic, Youri Tielemans
Marsiglia (3): Steve Mandanda, Adil Rami, Florian Thauvin

Bundesliga (9)

Bayern Monaco (1): Corentin Tolisso
Stoccarda (1): Benjamin Pavard
Bayer Leverkusen (1): Tin Jedvaj
Hoffenheim (1): Andrej Kramaric
Eintracht Francoforte (1): Ante Rebic
Schalke (1): Marko Pjaca (di proprietà della Juventus)
Wolfsburg (1): Koen Casteels
Borussia Mönchengladbach (1): Thorgan Hazard
Borussia Dortmund (1): Michy Batshuayi (di proprietà del Chelsea)

Serie A (8)

Juventus (2): Blaise Matuidi, Mario Mandzukic
Inter (2): Marcelo Brozovic, Ivan Perisic
Sampdoria (1): Ivan Strinic
Fiorentina (1): Milan Badelj
Milan (1): Nikola Kalinic (escluso per motivi disciplinari, ma convocato dal ct Dalic)
Napoli (1): Dries Mertens

Ovviamente, va tenuto conto del caso “singolare” dell’Inghilterra, unica nazionale presentatasi al Mondiale con soli calciatori che militano nel proprio campionato. Però, pur sottraendo i 23 calciatori chiamati da Southgate, il discorso non cambierebbe, la Premier sarebbe sempre in testa. Con 17 calciatori stranieri su 92.

Quest’ultimo dato derivato è una sentenza assoluta: il grande calcio vive un periodo di assoluta, inscalfibile stratificazione economica. Da una parte ci sono i club più ricchi, dall’altra quelli più poveri. In mezzo, una classe medio-borghese che però fa fatica ad imporsi realmente. Basti pensare che le tre big di Spagna, nonostante l’eliminazione della Roja, schierano un numero di calciatori maggiore di tutta la Serie A in queste semifinali mondiali.

Questione di soldi

Al di là delle coincidenze, si tratta di una pura faccenda economica. Ad oggi, i grandi calciatori giocano nei club che possono assicurargli i maggiori guadagni. Il primato della Premier si spiega in questo modo, non è una questione di movimento vincente ed organizzato come Spagna o Germania. Basta considerare che la Liga conta appena due calciatori oltre Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid; e che la Bundesliga – un torneo che non offre grandi salari – conta 7 calciatori, con i soli Rebic e Pavard titolari in tutte le partite del Mondiale.

La Serie A è in linea con gli altri campionati, quindi lontanissima dalla Premier. Esattamente come avviene Germania, la big di riferimento (Juventus) conta solo due calciatori, una sorta di “pegno” per il blocco autarchico non qualificato per la kermesse russa (nel caso dell’Italia) o eliminato al primo turno (la Mannschaft di Loew). Alla luce di questi numeri, è sbagliato parlare di “movimento di periferia”, piuttosto è giusto fare un distinguo tra club in grado di offrire certi ingaggi e società lontane da cifre altisonanti.

C’è anche il Napoli con Mertens, panchinato da Martinez contro il Brasile per assecondare il trio dei sogni Lukaku-Hazard-De Bruyne. Che poi basterebbe parlare solo di questi tre calciatori: giocano tutti in Inghilterra, anzi sono stati lanciati nel grande calcio dal Chelsea. Ora Lukaku e De Bruyne fanno le fortune dei due club di Manchester, ma la situazione è chiara ed evidente. La Premier domina, seguita a ruota da Barcellona e Real Madrid e Psg. Poi ci sono Bayern Monaco e Juventus, che provano ad accorciare il gap con la forza delle idee e delle tradizioni. Il resto viene dopo, e arranca. I Mondiali, al di là del carattere episodico dei risultati, sono lo specchio del calcio dei club, soprattutto nel 2018.

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