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Capalbo: «Anche Napoli sa organizzare, la maratona nel 2020 si può. È un processo culturale»

«Avrà 35 chilometri vicino al mare». Nel 2019 organizzerà il primo expo per lo sport in città. Racconta che in Italia anche la corsa è burocratizzata. E trova sponda in Bellenger a Capodimonte

Capalbo: «Anche Napoli sa organizzare, la maratona nel 2020 si può. È un processo culturale»

Il primo Expo

Il primo Expo a Napoli riservato al mondo dello sport, alla Mostra d’Oltremare, con il coinvolgimento di grandi marchi e aziende.  Si terrà a febbraio 2019, in concomitanza con la quarta edizione della mezza maratona (la Napoli City Half Marathon).  È la conferma di quanti progressi abbia compiuto in soli tre anni il lavoro di Carlo Capalbo napoletano trapiantato a Praga (qui un’intervista a lui, tutta da leggere). Sessant’anni, unico italiano nel consiglio della Iaaf (federazione internazionale di atletica leggera) con la passione del podismo (oggi si dice running), qualche anno fa Capalbo decise di trasformare Napoli in una sede di appuntamenti internazionali. Ha ovviamente incontrato lo scetticismo che di solito accompagna qualsiasi iniziativa imprenditoriale imbastita a Napoli: qualche bastone tra le ruote e qualche sguardo di sufficienza. A Napoli come all’estero.

Nessuno è cresciuto tanto in Italia

Tre anni dopo, i dubbi sulla presunta incapacità organizzativa che accompagna Napoli sono stati fugati. E sono i numeri a testimoniarlo. In tre edizioni, la Napoli City Half Marathon organizzata dalla Napoli Running ha praticamente quintuplicato i propri numeri: dai 1153 atleti classificati del 2016 si è passati ai 5295 del 2018. Nessuno in Italia ha avuto questa crescita, anzi le altre manifestazioni hanno avuto un lieve declino nello stesso periodo di tempo. Napoli è passata dal decimo posto di due anni fa, all’attuale quarto dietro la Roma-Ostia e molto vicina alla Stramilano e alla mezza maratona di Verona. In un paese, l’Italia, che resta comunque distante dal resto d’Europa quanto a percentuale di runner: il dato italiano è fermo al 6% contro il 18 dell’Olanda, il 10 della Polonia, il 25 della Germania, il 19 della Francia.

Una maratona con 35 chilometri vicino al mare

E all’orizzonte – la data non c’è ancora, l’obiettivo è il 2020 – ecco la maratona con circa 35 chilometri percorsi di fianco al mare. Un esempio unico in Europa. Un primato che potrebbe presto appartenere a Napoli. Frutto della passione e dell’anima vulcanica di Capalbo. «Arrivare ad organizzare una maratona – racconta – è anche il risultato di un processo culturale. Non è solo agonismo. In tre anni siamo riusciti a smussare le negatività che a livello internazionale circondavano la nostra città. Nell’ultima mezza maratona, abbiamo visto passanti in via Marina applaudire gli atleti».

Sono ancora poche le donne che corrono

Capalbo parlerebbe per ore, sprizza entusiasmo e voglia di fare. Sa benissimo che non serve procedere per strappi. È fondamentale che la cultura sportiva, la cultura della corsa cresca in città. È un lavoro lungo. Ad esempio le donne che corrono, sono ancora troppo poche. A Napoli la partecipazione femminile si è attestata al 19%; in Europa siamo al 35% e addirittura in Scandinavia al 52%. «Quando le donne scoprono che correndo dimagriscono, non si fermano più». Si rammarica dell’obesità ancora troppo diffusa a Napoli tra i bambini.

Il connubio sport-turismo che Napoli ha smarrito

Capalbo sa benissimo che Napoli è un prodotto appetito. Che può essere venduto a livello internazionale. Bisogna penare di più per farsi accettare, per far comprendere che le tante storture che accompagnano il racconto di Napoli non sempre corrispondono alla realtà dei fatti. Ciascun atleta arrivato a Napoli per correre la mezza maratona, è stato accompagnato in media da altre 2,4 persone. Lo sporto è quindi anche un importante indotto turistico.

Napoli e sport è un connubio il cui valore era stato compreso dal sindaco de Magistris all’inizio del primo mandato: le gare di selezione della Coppa America, la Coppa Davis, il Giro d’Italia. Il Lungomare di Napoli sarebbe potuto – e dovuto – diventare un luogo dove organizzare almeno una decina di eventi sportivi internazionale all’anno. Purtroppo non è andata così. Occorrono tenacia e organizzazione. Le idee, da sole, non bastano.

Solo in Italia serve una card per correre

È il messaggio che Capalbo vuole trasmettere. Dietro l’organizzazione di eventi c’è un lavoro di mesi, di anni. Napoli Running sta già organizzando la quarta edizione della mezza maratona, ha già aperto le iscrizioni on line, si è posta l’obiettivo di raggiungere i 7.500 iscritti (attualmente sono seimila). Nell’ultima edizione il numero di stranieri è stato ancora troppo basso: il 7%. Una spiegazione c’è ed è legata alla burocrazia italiana.

Siamo l’unico paese al mondo dove per poter correre una maratona bisogna prima acquistare una card dalla Federazione di atletica leggera (la run card). Un passaggio incomprensibile per gli stranieri. In qualsiasi altro luogo del mondo, si accede ai siti ufficiali e ci si iscrive. Da noi no. Ufficialmente la card serve a proteggere le organizzazioni da incidenti sanitari: viene rilasciata solo dopo certificato medico. Nel resto del mondo, però (tranne che in Francia), non c’è bisogno del certificato medico. L’atleta autocertifica la propria condizione. Quando si rassegna ad acquistare la card pur di correre in Italia, e se la vede recapitare, con disappunto nota una serie di condizioni agevolate tra supermercati e trasporti ferroviari che lo induce a pensare a un imbroglio.

In vista del 2019 il numero di partecipanti stranieri è cresciuto fino al 50%. Ma solo perché gli stranieri si iscrivono con largo anticipo e usano Internet.

La Sorrento-Positano

Capalbo non si muove solo su Napoli. Sta organizzando anche la Sorrento-Positano, di circa 21 chilometri, prevista per il 2 dicembre 2018. Un percorso fortemente suggestivo. «In questo caso gli atleti saranno più interessati alle bellezze paesaggistiche che al tempo. La maratona, la mezza maratona, devono essere un connubio tra prodotto sportivo e turismo». In programma c’è anche una staffetta femminile a Capodimonte sempre più luogo di riferimento dei runner napoletani. Un luogo che il direttore Bellenger ha contribuito a stravolgere in questi anni. Ecco, Capalbo e Bellenger sono due che parlano la stessa lingua.

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