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Superiamo le contrapposizioni e pensiamo a un monumento a De Laurentiis

Sarri ha dato lezioni di calcio in Italia, il finale non è stato all’altezza. Ora però c’è altro e lo dobbiamo al tanto deprecato Pappone

Superiamo le contrapposizioni e pensiamo a un monumento a De Laurentiis

Tutte le cose devono andare avanti
tutte le cose devono morire

Tutte le cose devono andare avanti
nulla può durare fra le corde della vita
così, devo fare la mia strada
affrontare un altro giorno

(“All Thing Must Pass”, George Harrison)

Presunta irriconoscenza

Sono ore che su facebook, ma anche nelle discussioni reali con amici, si tenta di farmi passare per un irriconoscente verso Sarri per aver salutato con giubilo l’accordo raggiunto con Ancelotti.

E no, davvero non ci sto. Anche perché quando il 70% di chi ora esalta Sarri parlava del mister toscano come di uno non all’altezza di Napoli, io che lo amavo da Empoli lo difendevo a spada tratta. Quando il 30% ne evidenziava un presunto integralismo, io sottolineavo che Sarri era un poeta del calcio e che quella era la sua lingua. Quando molti storcevano il naso per le battute sessiste, lo dichiaravo il Clint Eastwood di Figline Valdarno.

Sarri siamo noi

Sarri ha dato lezioni di calcio in Italia, come ha ammesso poche ore fa Spalletti, è stato anche dal punto di vista morale un alieno di questo mondo e nessuno di noi dimenticherà, per esempio, il Sarri che fa sospendere la partita per cori razzisti verso i napoletani.

Sarri siamo noi, che speriamo di ottenere qualche riconoscimento in tarda età, perché prima non ce l’hanno fatto fare, perché il mondo va così, e chi fa la gavetta partendo dai campi sterrati, dal nulla, si – lui lo ha dimostrato – può farcela, può mettersi a capo di una tifoseria, di una città, di un popolo, o anche solo di una famiglia, e dire: baciatemelo. E non è il Nobel che fa il gigante della scrittura, come non sono i trofei a definirti maestro di uno sport.

Il suo finale non è stato all’altezza

Il finale di Sarri a Napoli non è stato all’altezza di ciò che ci ha donato in questi anni. Come per gli altri che lo hanno preceduto e che pure hanno dato un essenziale contributo alla crescita del Napoli degli ultimi anni. Sarri ha gestito malissimo il suo divorzio dalla SSCN (anzi, peggio degli altri). Per me, ha sballato alla grande anche su Maggio: un professionista che non doveva essere trattato così. È qualcosa che un pochino, ammettiamolo, mina l’ommità del maestro. Qualcosa che, se vogliamo, non è neppure coerente con la sua idea di calcio. Modernissima e ruggente per quanto attiene il gioco puro, invece antica, antimoderna, per i valori che la sottendono, per la concezione dello sport come epica e spettacolo insieme, come storie di uomini, imprese, gesti, rappresentazione del dramma della nostra vita, della sua lotta contro la morte.

Chi prende le distanze dall’emotività

Valori e concezioni che sono quelli che ad esempio ci fanno stare male per un Hamsik che va via, anche se il suo tempo qui è forse finito, un sentimento che mai capiranno gli adepti, tanti anche qui da noi, del vincere come unico valore, del ragionierismo pallonaro, del cinismo non – si badi bene – come antidoto alla retorica napulegna ma come porta spalancata sul nulla di chi prende le distanze dall’emotività perché in fin dei conti odia soffrire, quindi vivere. Di tutto ciò che sta al pallone come i test Invalsi alla scuola, l’andare a puttane al sesso, il nerdismo di certo odierno giornalismo sportivo al racconto delle grandi penne, dei Gianni Brera, dei Beppe Viola, fino a Gianni Mura.

Sarri va in ogni caso ringraziato, ci mancherebbe. Chiunque ami lo sport, non solo se tifoso del Napoli, dovrebbe farlo.

Il tanto deprecato Pappone

Ora però c’è altro. E lo dobbiamo ancora una volta al tanto deprecato Pappone. Ne ho scritto da ultimo: le contestazioni ad ADL sono il cancro. E io conosco un solo modo per estirpare davvero questo male. Se avverrà, sarà bellissimo. Sarà ancora bellissimo, se volete, ma con un carattere di durevolezza e un accento sulla progettualità in più. Ed effetti benefici per la stessa città.

P.S. Leggo che ci si divide, tra addetti ai lavori e tifosi, tra sarriani e ancelottiani, era accaduto per Rafa (con una minoranza “illuminista” pro Benitez e anti “provincializzazione”), accade ora per Sarri: io direi che è giunto il momento di sciogliere soviet e sette varie che hanno perso il gusto dell’ironia, di abbandonare lo spirito di conventicola, di mettere da parte, almeno stavolta, di fronte alla grande svolta anche aziendale del Napoli, le inutili contrapposizioni.

In fondo l’atteggiamento di sufficienza di chi ha sempre avuto un pregiudizio verso Sarri e lo speculare non comprendere la portata di un evento come l’arrivo di Ancelotti sono tutt’uno, parti della stessa logica di contrapposizione. L’unico che non ragiona per dicotomie ma per evoluzioni, sviluppi, anche con strappi, discontinuità funzionali, è ADL, un gigante cui prima o poi occorrerà – diciamolo senza remore – fare un monumento a Napoli.

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