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Koulibaly: «Scudetto perso contro Sassuolo, Milan, Chievo: squadre che potevamo battere»

L’intervista di Kalidou Koulibaly a So Foot (riportata dalla Gazzetta): «In Italia c’è un problema razzismo, anche i napoletani lo soffrono».

Koulibaly: «Scudetto perso contro Sassuolo, Milan, Chievo: squadre che potevamo battere»

L’intervista a So Foot

Parla Kalidou Koulibaly, al magazine francese So Foot. Il difensore del Napoli ripercorre la sua esperienza in Italia, fino all’ultima stagione e allo scudetto sfiorato. Ecco le sue considerazioni più significative, riprese anche dalla Gazzetta dello Sport: «Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere: Sassuolo, Milan, Chievo».

Allo stesso tempo, però, Koulibaly si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Giocare sempre dopo la Juve non era facile, perché influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. E difficile è stato assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve, che avevamo battuto la settimana prima con un mio gol. Cosa ricordo del match di Torino? Dopo il gol, nulla. Per me è importante restituire l’affetto della gente».

Razzismo e mercato

Koulibaly ricorda anche l’episodio di razzismo subito a Roma, nel match di due anni fa contro la Lazio: «Difficile far finta di niente. Ma quel giorno un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del sud».

Passato e futuro a Napoli: «Ho ancora tre anni di contratto, vedremo. Peccato Reina sia andato via. Del mio arrivo ricordo che De Laurentiis chiese uno sconto al Genk, perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet».

L’approccio con Sarri: «All’inizio non mi calcolava. Gli chiesi di essere ceduto. Il club si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Sarri mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi».

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