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De Laurentiis: «Mi offendono quando mi chiamano romano. A Napoli serve un Bellenger»

Il presidente all’Acen: «Al San Paolo feci costruire i bagni per i figli dei giocatori spagnoli. A fine giugno avrò risposte per la casa del Napoli»

De Laurentiis: «Mi offendono quando mi chiamano romano. A Napoli serve un Bellenger»
De Laurentiis

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è intervenuto al convegno  “Giovani imprenditori edili”

Romano

«Mi offende quando mi chiamano romano. Mio nonno Aurelio veniva da Torella dei Lombardi e quando ancora non c’era la Barilla, aprì una fabbrica di pasta a Torre Annunziata. Poi mio zio a 18 anni scappò a Roma per fare l’attore, ma non era fotogenico e scelse di stare dietro la macchina da presa. Mio padre diventò editore in Bulgaria negli anni ‘30. Il fatto che la famiglia De Laurentiis sia poi emigrata fuori dalla Campania, non vuol dire che il nostro DNA non sia campano.

Bellenger

«Ho comprato il Napoli che non esisteva più, pur non sapendo nulla di calcio, mia moglie e mio figlio mi dissero: ‘Papà, tu sei un pazzo!’. Quando sono arrivato a Napoli mi son messo le mani nei capelli, vedevo la città piegata su se stessa, c’era paura. Il sindaco ha fatto un bellissimo discorso, è bravissimo a parlare!  Avrei voluto dirgli che i sindaci non devono essere eletti dal popolo, perché il popolo non sa come si debba amministrare la città, ma serve una cabina di regia che scelga manager straordinari, guardate come amministra bene il francese (Bellenger, ndr) a Capodimonte. Napoli è una città che ha tanti bisogni, ma con un dissesto di un miliardo e 600 milioni di cosa vogliamo parlare.

La legge sugli stadi

«In Italia purtroppo siamo troppi a parlare. Sono andato da Vincenzo De Luca e ho gli detto “Presidente, dobbiamo capire cosa fare. Non posso fare in Europa la figura dei pezzenti”. Quando vengono al San Paolo il Man City o il Real Madrid, posso buttare fumo negli occhi con cene che da sogno, ma non basta. La legge sugli stadi è stata fatta durante il governo Renzi da Nardella, che è un napoletano. Lo chiamai alle 7 del mattino e gli dissi: “Tu sei napoletano e hai fatto questa legge? Ma è impraticabile”. Chiamai Renzi, che mi disse “Aurelio, hai ragione, questa legge fa acqua da tutte le parti”. Poi ha dato qualche aggiustamento, qualche contentino ma con quella legge non faccio lo stadio: mi rifiuto.

I rapporti col Comune

Non capisco perché dobbiamo fare le Universiadi al San Paolo, solo per la pista d’atletica? La pista si costruisce da un’altra parte. Avevo fatto un progetto con 40 salottini che sarebbero sorti al posto della pista di atletica avvicinando Distinti e Curve al campo. Il sindaco vuole riqualificare Scampia? Poteva farlo lì a Scampia, e portava l’attenzione del mondo su Scampia.

Anche la situazione con il Comune è complessa. Sono venuti a Dimaro dove avevamo stretto un accordo e poi tutto è cambiato dopo un anno, hanno voluto altri 400 mila euro. Per l’affitto dell’anno scorso dovrei pagare un 1 milione e 600 mila euro.

I bagni per i figli degli spagnoli

Al Napoli abbiamo avuto Higuain, Reina, Callejon dal Real Madrid e le mogli sono venute a dirmi: “Dove facciamo pipì, dove mettiamo i nostri bambini?”. Io ho dovuto rispondere “Questo è il San Paolo”. Di notte ho dovuto costruire due bagni e una sala giochi per i bambini per farli calmare. Questa però è sopravvivenza.

Per i Mondiali del ’90 avevano fatto i parcheggi sotto al San Paolo, ma ci han fatto solo le messe nere e non li abbiamo mai visti. Questa è la situazione. E’ il nono anno che andiamo in Europa. Quando siamo arrivati in Serie A eravamo 520esimi nella classifica internazionali. Oggi siamo 13esimi, siamo fra 6 squadre al mondo che non hanno debiti con le banche.

Finito il campionato dovevo partire per Los Angeles, ho rinunciato per i problemi del San Paolo. A fine giugno delle risposte, per costruire la casa del Napoli: 100 ettari, con 12 campi di calcio, un vivaio per 10mila ragazzi, per tutelare il territorio e non far andare i più bravi fuori. Voglio costruire uno stadio con 30mila posti e comodi, come quelli del cinema. Con schermi lunghi 100 metri e alti 50 per la replica della moviola. E soprattuto vorrei un terreno di gioco che possa slittare verso l’esterno e far venir fuori un pavimento per i concerti.

 

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