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Caro Maurizio Sarri, ecco i tuoi tre anni di bellezza per diventare leggenda

Lettera d’addio a Maurizio Sarri, interprete di un gioco straordinario e di un sentimento che è riuscito a trascendere il campo, fino a diventare identità.

Caro Maurizio Sarri, ecco i tuoi tre anni di bellezza per diventare leggenda
Sarri / Photo Ciambelli

Empoli-Napoli 4-2

Caro Maurizio, grazie per averci fatto ammirare il Napoli più forte di tutti i tempi, per averci preso per mano e condotti oltre l’immaginabile, sempre restando nella tua umile, burbera tuta. Hai compattato un ambiente ostile a chi fa il tuo mestiere, sei restato a fianco ad ogni singolo tifoso – con i fatti – e al di sopra di ogni prevedibile mossa.

Hai giocato sempre contro l’onda e quell’onda si è alzata solo per bagnarti di incontrovertibile meraviglia. Caro Maurizio, tre anni sono un lasso di tempo troppo breve per perdersi ma altrettanto sufficienti per restare leggenda. Quando a Napoli si litigava e si era nel panico per l’oscuro dopo-Benitez, io scrissi mestamente sul mio profilo social il tuo nome prendendomi risate e sfottò.

Lo scrissi perché avevo negli occhi ancora quei quattro gol che il tuo Empoli ci rifilò al Castellani e quella manovra perfetta che promuoveva l’idea di gioco al di sopra del singolo. Quella utopica ragione del sistema che prevale su ogni altro aspetto.

La convinzione di poter essere vincenti

Ebbene ci hai messo tre anni per donare al calcio italiano il pallone più entusiasmante degli ultimi vent’anni. Lo hai fatto da noi, lo hai insegnato in quei campi di Castelvolturno, lo hai fatto prendendo a cazzotti il sistema mediatico, arrossendo di rabbia contro i quotidiani attacchi razzisti, lo hai fatto da napoletano configurato con un accento sbagliato, ma che ha nello stomaco l’odore del mare di Bagnoli, e il coraggio operaio di chi si è fatto il mazzo in quell’industria vista mare.

Caro Maurizio, dopo Maradona il fuoriclasse assoluto dell’era De Laurentiis sei tu, e resterai tu, uomo solo al comando di un esercito di anime disposte a seguire il tuo indice che mostrava la via dello stupore, che raccoglieva record su record, che batteva sfacciatamente ogni critica col sorriso dei piedi. Hai creato gli occhi nuovi ad un popolo spesso diviso ed impaziente; e sei riuscito a saziarlo senza vincere – per gli archivi – ma lo hai reso campione unico nel suo animo assettato di bellezza. Non è forse Napoli la città più ammirata, più invidiata e mai riconosciuta? Non è forse Napoli la città simbolo di un sentimento identitario mai tramontato e crescente nel tempo?

Già, e tu sei stato interprete e comandante assoluto di un sentimento che trascende dal pallone per unirsi alle piazze, agli aeroporti, alle stazioni e che urla la libertà di essere napoletani e fieri, in Italia, in Europa nel mondo.

Caro Maurizio, grazie per aver acceso in noi la fiammella della certezza e per averci messo sulla strada verso la consapevolezza, la grandezza, la convinzione che potremmo essere una squadra vincente.

Per sempre, Sarrista.

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