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Ancelotti e il calcio semplice: «Le statistiche più importanti sono due: gol fatti e gol subiti».

Carlo e Davide Ancelotti in una precedente intervista Sky: «In futuro, si giocherà quattro volte a settimana. Oggi i giocatori sono molto più professionali»

Ancelotti e il calcio semplice: «Le statistiche più importanti sono due: gol fatti e gol subiti».

Intervista doppia a Sky

Un altro manifesto dell’Ancelotti-pensiero. Su Youtube è possibile guardare un’intervista doppia con Carlo Ancelotti e suo figlio Davide. Si parla di calcio in senso assoluto, ovviamente in riferimento alla carriera del tecnico emiliano. Temporalmente siamo all’inizio della stagione 2016/2017, la prima di Ancelotti al Bayern Monaco. Ma, ripetiamo, si parla soprattutto del gioco e dell’approccio al gioco. Sotto, il video completo. Qui riportiamo le considerazioni più interessanti.

«Il calcio è semplice, alla fine. Le statistiche rilevanti sono solamente due: i gol fatti e i gol subiti. I video, invece, aiutano molto. I calciatori, per esempio, sono molto attenti all’autoanalisi. Si rivedono in tv anche per un’ora, mentre con l’analisi degli avversari è diverso. A Madrid era tabù il nome Messi, ma questo è un esempio eccessivo. Per me devi concentrarti sulla tua squadra, su quello che devono fare. La tecnologia ti può aiutare, ma attenzione che non diventi troppo complicata. Se finisce per ingolfarti il lavoro, è meglio non averla».

Lo staff e l’idea di gioco

Ancelotti e il rapporto con i suoi collaboratori: «Andare d’accordo con lo staff tecnico è importante. Sono due squadre, calciatori e staff. Dobbiamo lavorare insieme, con entusiasmo e serietà. Così si costruiscono i successi».

L’idea di gioco che è cambiata nel tempo: «Il passo più grande è stato quando abbiamo costruito il Milan delle mezze punte, con tanti calciatori tecnici in campo contemporaneamente. Abbiamo perseguito una forzatura per perseguire la filosofia di un club. Quella è stata l’evoluzione più grande, un’idea che ha funzionato bene da subito. A quel punto ho iniziato a pensare al fatto che venti calciatori bravi possono essere messi insieme. Seleziona e individua la qualità, e lavora su questa, con un sistema di gioco che deve essere elastico, equilibrato, razionale».

Le scelte di formazione e il rapporto con il figlio Davide

Il rapporto con i calciatori, il loro minutaggio e l’evoluzion e del calendario: «I veri problemi nascono quando devi tener fuori un calciatore che si impegna, che lavora sodo in allenamento. Ora i giocatori sono molto professionali, soprattutto rispetto a quando io ero in campo. C’è il vantaggio di un calcio con molte più partite, è impensabile pensare di far giocare sempre gli stessi. Una volta c’erano una rosa da sedici giocatori, ma facevamo solo il campionato. Adesso si gioca ogni tre giorni, le squadre sono abituate a questi ritmi. Magari si pensa che non avere le coppe, in una stagione, può essere un vantaggio. Ma non è così. Il calcio è cambiato, il lavoro in allenamento è molto diminuito. Oggi i carichi sono distribuiti, ci siamo evoluti molto. La più grande rivoluzione sarà quando abbasseranno ancora i tempi di recupero, come nel basket americano: giocheremo ogni due giorni, fino a quattro partite a settimana».

Davide Ancelotti nello staff: «Vivo con una bella esperienza il fatto di avere mio figlio come assistenyr. È un fatto di passione, lui hai passione e quindi ha attento e scrupoloso su alcuni dettagli che a me sfuggono. Bisogna imparare a delegare, e farlo con lui che è una persona capace rende il tutto più facile».

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