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«Lo scudetto è un’ossessione»: il male che cancella l’allegria del Sor Tuta

Pasqua chiarificatrice e beffarda, anche per lo scudetto: gli ergastolani e il tesoro della panchina, il Pibe di Fratta divora la vittoria.

«Lo scudetto è un’ossessione»: il male che cancella l’allegria del Sor Tuta
Foto Ssc Napoli

Falli da dietro – Commento alla 30esima giornata del campionato 2017/2018

Pasqua fatale, Pasqua chiarificatrice.

Pasqua beffarda.

Il destino impone che spetti proprio a Politano Matteo, detto “Il signorino” per quel suo modo elegante di giocare – colui che sarebbe venuto a gennaio, se Marotta non ci avesse messo il becco – il compito di ricondurre gli azzurri alla dimensione più concreta.

Andy Capp Iachini ha le idee chiare.

Fuori Babacar. Difesa a cinque e centrocampo più tosto a distruggere i fraseggi e intasare gli spazi.

Le intenzioni ceramiste sono favorite dalla malavoglia degli elfi.

Imballati in un cellophane invisibile.

Un onesto pallonaro di periferia, solo davanti al portiere in uscita, allunga in rete di punta, e poi si vede.

Il Pibe di Fratta no.

Lui è il rabdomante della giocata geniala, lui insegue il miraggio dell’impossibile, lui sogna il gesto dadaista e il baffo alla Gioconda. E così divora la vittoria.

La giraffa

Il Signorinello Pallido mai in partita.

Mai determinante. Mai determinato, mai leader. Con tutte le belle cose che dicono di lui.

E’ un po’ come la giraffa nei film di Sorrentino. Che meraviglia! Gli intenditori a sprecare commenti ammirati.

E nessuno che abbia il coraggio di dire la cosa più sensata.

Che è questa. Mi spiegate che cazzo ci fa là?

E così si affonda nella gara meno sarriana dell’era sarriana.

La verità la svelerà Raul Albiol ai microfoni.

“Lo scudetto è un’ossessione”. Una malattia difficile da guarire.

Perché cancella l’allegria che è la base su cui si fonda la rivoluzione Sor Tuta.

Due ex bianconeri

In serata allo Stadium si spera in Gennaringhio.

Esibisce il suo bel Milan, equilibrato e spavaldo.

Che gioca a petto in fuori, ci prova e meriterebbe di più.

Il pari di Bonucci (proprio lui) sembrava aver stabilizzato il risultato sul pari.

Poi il pirata Acciu mette una manaccia nel forziere e butta in campo alla rinfusa un paio di pezzi del tesoro panchinaro.

Una collana di perle e un anello di diamanti.

Douglas Costa e Cuadrado entrano e fanno sfracelli.

Qualcuno nota una realtà inquietante.

Gli ergastolani inseguivano il record di imbattibilità.

L’ultimo goal fu di Martin Caceres ex juventino da una vita.
Interrompe la serie Leo Bonucci, simbolo bianconero.

Antonio Santurro

Il resto del calcio italiano è lontano.
Brividi d’impotenza.

Pasqua di consolazione.

Per il titolo dei bomber si ricandida Wandicardi con il goal lampo dopo 35 secondi , poi doppato, contro la disastrosa Giulietta.

Risponde dall’Olimpico Ciruzzo che consolida il suo primato e con i 36 goal in 40 uscite stagionali e supera il record del mito Chinaglia. Praticamente un goal a partita.

Terza piazza.

Eusebio da Pescara trema al solo pensiero della Pulce. E non ha torto. A Siviglia Montella vince 2-0. Entra Leo, e mette le cose a posto.

Al Dall’Ara i Sangue-Oro oro sbattono contro Antonio Santurro 26enne di Parma, sostituto a sorpresa di Mirante e Da Costa, al suo esordio in A.

La sua ultima apparizione era datata 14 maggio 2017 a Siracusa contro la Casertana, in Serie C.

Para tutto Santurro e si piega solo alla capocciata del Ciclope Croato nel finale.

I cambi erano finiti a San Siro per il Verona contro l’Inter.

E quando l’arbitro Rocchi espelle Nicolas, Rômulo Souza Orestes Caldeira si mette i guanti, cambia maglia, e va in porta.

Sono momenti stupendi che riportano a un calcio ruspante e schietto.

Maiuri

Pasqua di onestà

Esemplare giovedì scorso a Mugnano. Dove si gioca Portici-Nocerina.

Finale del primo tempo. Il senegalese Dième della squadra ospite, subisce un colpo e resta a terra.

L’allenatore del Portici Enzo Maiuri ordina ai suoi di fermarsi, per soccorrere l’avversario.

Non tutti lo fanno.

Pandolfi approfitta della circostanza e va in goal. Parapiglia.

Alla ripresa Maiuri ordina ai suoi di non muoversi.

Tutti fermi.

E così la Nocerina pareggia, in un’atmosfera rarefatta e un po’ irreale.

Finirà 1-1. Ma tifosi e dirigenti porticesi si scagliano contro il tecnico.

Maiuri allora decide di dimettersi.

“All’articolo 1 dei nostri doveri c’è l’obbligo di lealtà. Mi sarei tagliato un braccio per la vittoria. Ma vincere con un goal sleale no”.

Bello il calcio così.

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