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Allora Mazzarri non aveva tutti i torti su Verratti…

La leggenda vuole che il tecnico del Napoli abbia bocciato l’attuale interno del Psg. Evidentemente, aveva visto in lui qualcosa che non andava…

Allora Mazzarri non aveva tutti i torti su Verratti…

Due leggende metropolitane

Nel più classico dei What if del tifoso calcistico, a Napoli si tende spesso a dire: “Ah, se Mazzarri non fosse stato così testardo ora ci sarebbe Verratti con la maglia azzurra”. Il riferimento narrativo risalirebbe all’estate 2012: De Laurentiis era sulle tracce di Verratti, anzi l’aveva praticamente preso. Poi, però, arrivò il veto del suo tecnico, reduce da due stagioni eccellenti e dalla conquista della qualificazione in Champions League e della Coppa Italia. Alla fine, Verratti si accasò al Paris Saint-Germain, saltando lo step intermedio e passando direttamente dal Pescara ad un ruolo da protagonista in una squadra da Champions League. Ognuno racconta una versione diversa di questa storia, c’è stata qualche conferma ma niente che vada molto oltre la leggenda metropolitana.

Intanto, la figura di Verratti si è evoluta. All’interno del progetto-Psg, il funanbolico centrocampista abruzzese è diventato un riferimento fisso per il club parigino, nonché una certezza assoluta in chiave-Nazionale. Secondo alcuni, il miglior calciatore italiano della sua generazione. Anche in questo caso, ci sono molte letture da leggenda metropolitana. Al di là degli infortuni – uno gli è costato l’Europeo 2016 con Conte -, Verratti ha avuto un percorso buono ma non eccellente. Con l’Italia ha offerto prestazioni quasi mai convincenti, fino all’ammonizione durante lo spareggio in Svezia. Il giallo rimediato a Stoccolma gli ha precluso il return match di San Siro, l’addio al Mondiale della nazionale di Ventura. Intorno a questi fatti isolati, un’avventura di buon livello al Psg, senza quei picchi che gli si attribuivano in giovane età.

Oggi, Verratti viaggia verso i 26 anni e resta l’immagine simbolo del club francese: un progetto di fuoriclasse (qui la leggenda metropolitana) non ancora sbocciato del tutto nella realtà.

Mischiamo le due storie

Agitare e servire fresco. Mazzarri aveva ragione. O quasi ragione. Checché ne pensi Raiola, diventato suo procuratore questa estate, la dimensione di Marco Verratti è tutt’altro che definita verso l’alto. Il superagente ha difeso l’interno del Psg dopo l’espulsione di ieri sera, ma non è il primo caso in carriera. L’impulsività nel comportamento in campo è simile a quella mostrata nelle scelte di gioco. Ed è francamente eccessiva. 

Un calciatore che punta all’olimpo assoluto, o che è stato assegnato d’ufficio a questa categoria di aspiranti top player, non può permettersi certi stop. Ora non vogliamo dire che Mazzarri avesse l’occhio lungo fino a questo punto, fino ad oggi, ma di certo gli va riconosciuto che non aveva tutti i torti. Verratti non è (mai arrivato a) Hamsik, quando invece qualcuno sosteneva che questa destinazione tecnica fosse scontata. Non è ancora approdato al Barcellona, o club equipollente. È un calciatore di ottima qualità, mai realmente verificato in un club con ambizioni superiori. E che fallisce spesso la scelta decisiva quando il gioco si fa davvero duro. 

Per il resto, no problem se volesse venire a Napoli a dimostrare di essere qualcosa di più. L’idea di un centrocampo con Verratti, Allan, Hamsik, Jorginho, Rog, Diawara e Zielinski non sarebbe da buttare. Anzi, sarebbe un modo per dimostrare che Mazzarri si era sbagliato su tutta la linea. Ad oggi, il buon Walter non aveva tutti i torti. Dopo tanti improperi – il What if del tifoso del Napoli si conclude sempre con un mezzo insulto all’attuale allenatore del Torino -, riconosciamogli la sua parte di verità riconosciuta.

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