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Al Napoli manca l’arte di arrangiarsi: tocca a Sarri dare questo slancio

Il Napoli è una squadra che produce bellezza, ma manca qualcosa: l’inventiva, la variabile che ti fa vincere andando oltre l’integralismo.

Al Napoli manca l’arte di arrangiarsi: tocca a Sarri dare questo slancio

La bellezza

“Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno”. Tranquilli, non sono alla ricerca di qualche frase da pubblicare su un social a caso, ho fatto una riflessione. La citazione è di Oscar Wilde, e più che ad un post mi porta al Napoli. Esclusivamente al Napoli visto a Milano contro l’Inter. Se a San Siro fossimo stati vittime d’omicidio, avremmo facilmente un indagato, o meglio un’indagata: la bellezza.

Ne abbiamo le prove, una su tutte, Insigne che a tu per tu con Handanovic, invece di “sfonnare la rezza”, ha tentato la giocata saccente, il cucchiaio evanescente. Come se fossimo stati in vantaggio, come se la vittoria non fosse l’obiettivo primario, come se non dovessimo contendere lo scudetto ai cazzimmosi piemontesi. Lungi da noi l’incoerenza e la critica distruttiva, in tempi non sospetti sono stato il primo ad esaltare la carnefice, l’ avevamo ricorsa cosi a lungo, spesso inciampando, ma la sensazione è che oramai fosse di nostra proprietà, ai nostri servigi, ieri è sembrato il contrario, gli schiavi siamo noi. La bellezza ci ha fatto lo sgarro, quanto peso avrà alla fine non possiamo saperlo.

Manca l’inventiva

Sappiamo che il bello è spesso un rito insano, rende vanitosi, toglie valore a tutto il resto, snatura chi è intento a perseguirlo. Parlando di Napoli e dei napoletani spesso si dice “cav no l’arte dal sole”, c’è un sorta d’invidia nei confronti della nostra famosa arte dell’arrangiarsi, roba che dacci la neve in pieno centro storico e ti consegneremo bombole di gas in sci.

Così fa strano vedere una squadra da sempre fiera rappresentante del suo popolo aver perso contatto con la caratteristica caratterizzante partenopea: l’inventiva. I filosofi del calcio spesso dimenticano che quest’ultimo non è un arte, bensì uno sport e nello sport, da quando ne abbiamo memoria, vince chi trova la variabile che determina la caduta dell’equilibrio e del sistema, chi crea nel caos, non chi lo ordina, trovando gaudio a farlo, e basta.

Eppure nei fatti, siamo diventati i secchioni della classe, quelli che conoscono le poesie a memoria, le versioni e pure le appendici, pure o’prezz del libro, quelli che le maestre dicono “comm’ è brav” ma che vanno nel panico quando esce l’X, l’incognita. Rispondiamo all’astrofisica ma se nel
programma non c’è scritto quanto fa 2+2 facciamo scena muta. Per non fare la fine di Dorian, urge cospargersi il capo di cenere, non per ritrovare umiltà, ma per sporcarsi, per scovare il gusto di godere dell’utile.

Tocca a Sarri

Sono convinto che questo slancio debba partire da Sarri, che ha polemizzato e se ne è andato perché capa tosta. Ci sta un campionato da vincere e invece s’incazza, nonostante i quasi 60 anni. Deve crescere e far crescere la squadra, ma lo deve fare mò, subito. Non è un percorso cosi lungo quanto si immagini, basta mettere da parte orgoglio e integralismo, cambiare e cambiarsi, come si fa con la musica, gli spartiti. Togli un terzino per un centrocampista e cambia il mondo o il moto, ti metti a tre dietro o vai di trequartista e quelli che non sono abituati a vederci cosi vanno nel panico.

Sostituiamo il torello con la flessibilità intellettiva e il predicare con la capacità d’ascolto. Maurì ci rivolgiamo al grande fumatore, Napoli non vuole essere più una città da piaceri perfetti, come le sigarette squisite che lasciano insoddisfatti. Noi ci crediamo ancora, dimostraci che facciamo bene

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