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L’importanza di Mertens per il Napoli

Gol, assist, occasioni creati. E una perfetta aderenza al gioco della sua squadra, tanto che si può tranquillamente parlare del Napoli di Mertens.

L’importanza di Mertens per il Napoli

Questione di numeri

Dries Mertens ha segnato 17 gol in campionato. Più altri quattro tra Champions League (3) e Coppa Italia (1). In Serie A, solo Immobile e Icardi hanno fatto meglio di lui. Dybala e Quagliarella hanno segnato lo stesso numero di reti. Insomma, siamo di fronte ad una stagione che, pur essendo meno brillante dell’ultima, consacra Mertens come attaccante. Per numero di gol, perché è proprio da qui, è proprio così, che si misurano le annate di chi fa la prima punta. Anche di chi lo è diventato strada facendo.

Ecco, questo pezzo nasce dalla voglia di celebrare Mertens per questa sua continuità. Che deve essere riconosciuta, anche da chi non preferisce l’interpretazione atipica del centravanti che Dries ha costruito per sé stesso. Per chi magari crede e pensa che questo Napoli con Milik, Icardi, Higuain o equipollente potesse fare meglio. Non avremo mai la controprova. Intanto, però, abbiamo le cifre di Mertens, quelle appena sopra. Che dicono tanto. Poi ci sono altre evidenze statistiche, che dicono il resto.

Parliamo dei 6 assist in campionato, corroborati da altri 3 in Champions League e uno in Coppa Italia. Per ogni passaggio decisivo, Mertens mette insieme altre 6 occasioni create, uguale 63 in tutte le competizioni. Un numero mostruoso, che chiarisce come questo Napoli sia il Napoli di Mertens. Per fare un confronto, basti pensare che in tutta la stagione 2015/2016 Higuain ha messo insieme 54 occasioni create. Tantissime, per un attaccante. Mertens ha già fatto di più. Meno gol, più contributo alla costruzione del gioco. Com’è giusto che sia, dopotutto.

Questione di gioco

Ne abbiamo scritto più volte, sul Napolista. In due occasioni, abbiamo praticamente autocitato (copiato) noi stessi coi titoli: “Mertens resta essenziale per il Napoli, anche se non segna più” e “Mertens è decisivo per il Napoli, anche se non segna” sono due pezzi che raccontano la perfetta aderenza dell’ex Psv al gioco del Napoli. Ovvero, come Mertens può essere decisivo in una partita senza fare gol. A volte, senza nemmeno fare un assist.

È questione di movimenti, di individuazione e creazione della migliore soluzione possibile. Prendi Napoli-Genoa, per esempio: le tre grandi occasioni del Napoli (il tiro a lato e il palo dello stesso Mertens e la conclusione alta di Allan) nascono da giocate controintuitive di Mertens. Da spostamenti in zone diverse di campo, oppure da scivolamenti all’indietro su palloni laterali che non appartengono al bagaglio di un centravanti “normale”. Appartengono a Mertens perché Mertens è un calciatore diverso, è un attaccante associativo (qui Alfonso Fasano ha spiegato il significato di questa locuzione). Appartengono a lui e sono una parte importante della doppia elica del Napoli, del modello di gioco di Sarri.

Influenzano la fase offensiva, ma anche la fase difensiva. È il destino di un sistema calcistico strutturato, organico, moderno: un calciatore che cambia a sua volta tutti gli ingranaggi. Mertens schierato come prima punta ha permesso al Napoli di essere più vario nelle soluzioni offensive (15 marcatori stagionali in tutte le competizioni), ma anche di accorciare notevolmente la squadra e di diminuire ancora lo spazio di campo da coprire in fase di non possesso.

Se Mertens, Insigne e Callejon hanno il dinamismo per stringere i reparti lungo tutti i 90′, ed esplorano meno la profondità di quanto non facesse Higuain a suo tempo, di quanto non farebbe un Icardi o un Dzeko, allora il Napoli può muoversi in maniera diversa. È più raccolto, più compatto, subisce meno. Meno gol e meno tiri rispetto alle prime due stagioni di Sarri. È qui che nasce la marcia scudetto del Napoli, al netto del duello con la Juventus.

Domani

Torniamo al punto di partenza. 17 gol in campionato, 21 in tutte le competizioni. In una stagione meno brillante dell’ultima. La continuità di Mertens lo ha eletto prima punta di questo progetto-Napoli; tra due mesi esatti la stagione finirà e vedremo cosa sarà di tutta questa storia. Cosa sarà di Mertens che ha un contratto economicamente importante e una clausola particolare: bassa per le sue qualità ma alta per la sua età. Cosa sarà del Napoli che ha ancora un attaccante 24enne potenzialmente fortissimo in rosa – al netto dei suoi infortuni – ma intanto ha scoperto e mostrato il meglio di sé stesso con un attaccante diverso da tutti gli altri. Diverso dalla dimensione fisica e narrativa del ruolo. Diverso, ma perfetto per quello che fa, che è e che rappresenta. Persino per il suo comportamento fuori dal campo.

Dries finirà la stagione a 25 gol, dovesse andare proprio malissimo. Non sono i 34 dello scorso anno, ma intorno a lui è cresciuto tutto il Napoli. Era quello che tutti volevano, compresi coloro che non si aspettavano una conferma così duratura rispetto alla qualità e all’utilità di Mertens. Che magari vedevano Milik al suo posto. Sono stati traditi dalla realtà, ma di certo non possono dirsi delusi. Di e da Mertens. Del e dal Napoli. Che poi è la stessa cosa.

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