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Il mio giorno all’improvviso è stato il 5 luglio 1984: il saluto di Maradona

Avevo sette anni, fu la mia prima volta. Sembrava che Fuorigrotta contenesse tutta Napoli. E lui calciò un pallone in cielo

Il mio giorno all’improvviso è stato il 5 luglio 1984: il saluto di Maradona

La data è semplice

Mi si chiede di descrivere il giorno in cui mi sono follemente innamorato del Napoli?

Nulla di più semplice: 5 LUGLIO 1984, giorno dell’arrivo del più grande di tutti, dell’uomo che prese Napoli ed il Napoli per mano, portandola a toccare la vetta del campionato; A stracciare quel velo d’infamia dai occhi e dalla bocca di tanti nostri connazionali che ci vedevano reietti sopravvissuti al colera ed impunemente non rassegnati al fato negativo. Un piccolo uomo che prese ogni piccolo ragazzo di questa città che, di li a poco, stava per affacciarsi sul “palcoscenico della vita, portandolo ad amare il pallone ed il colori azzurri in una simbiosi d’amore e d’affetto di poco inferiore a quello dei propri genitori.

Quell’Uomo è DIEGO ARMANDO MARADONA.

Uno di quei ragazzi sono io.

Fuorigrotta quel giorno

Non avevo neanche sette anni, e ricordo ancora le emozioni di quel pomeriggio; Sembrava che la mia Fuorigrotta doveva contenere tutta la gente di Napoli in quel momento. Eravamo certi che, quel giorno, davanti ai nostri occhi, stavamo scrivendo la storia, ed ognuno (nel loro piccolo, dal padre di famiglia al figlio riottoso) voleva farne parte. Ricordo ancora com’ero vestito: maglia bianca e jeans blu, come mio fratello maggiore che mi teneva d’occhio e stringeva l’altra mano, perché la sinistra era saldamente ancorata a quelle grandi e rassicuranti di mio padre.

Fu la mia prima volta

Tutti erano lì, tutti volevano partecipare, tutti volevano entrare allo stadio. E anche io, per la prima volta in quell’occasione, varcai l’ingresso del San Paolo, e salii le scale. Forse erano poche, o forse erano troppe, ma di sicuro erano infinite. Alla fine, anche davanti ai miei occhi (come a quelli di mio fratello e padre) si apri lo spettacolo dello stadio. Uno spettacolo da mozzare il fiato, uno spettacolo che per me è rimasto (tuttora..) il più bello di tutti.

L’attesa fu una festa, ai miei occhi sembravano una enorme tavolata di Pasqua, sembrava che ci conoscevamo da sempre e da sempre attendevamo questo momento.

Poi LUI sali le scale, si presentò, salutò, prese quel pallone, “palleggiò un po’ con lui”, e poi lo scagliò in cielo…e quel ragazzo, che ora è un quarantenne, ancora crede (o spera) che quel pallone ancora non abbia deciso di ritornare sulla terra.

Quello per me è stato il mio giorno all’improvviso.

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