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Perché Sarri paragona Zielinski a De Bruyne

È una questione di percorso evolutivo: come il fenomeno belga, Zielinski nasce uomo offensivo senza una collocazione tattica precisa e oggi studia da mezzala di qualità.

Perché Sarri paragona Zielinski a De Bruyne

Trasformazione

«Zielinski può essere il nuovo De Bruyne.» È l’ultima frase della conferenza stampa di Maurizio Sarri, ed è la più significativa. Ovviamente, questa è una forzatura rivolta a un gruppo particolare, definito, di appassionati di calcio: quelli che amano la tattica, che preferiscono leggere il gioco attraverso la lente dei principi, dei movimenti, dei calciatori intesi come tessere di un mosaico, come parte di un sistema.

Poco tempo fa, abbiamo pubblicato un articolo di Alfonso Fasano che parlava proprio di questo paragone tra Zielinski e De Bruyne. Ovviamente, non si trattava di un confronto alla pari, quanto piuttosto di un percorso evolutivo simile per i due calciatori, ognuno nella propria dimensione. Vi riportiamo un estratto del testo:

De Bruyne sta vivendo una trasformazione suggestiva, Guardiola vuole convertirlo, da uomo offensivo puro (ala, o ancora meglio trequartista esterno) in mezzala contemporanea, con compiti di costruzione del gioco, impostazione della manovra offensiva, inserimento in area. E pure di copertura nei momenti del bisogno, altroché. Il processo è iniziato lo scorso anno ed è esploso nella stagione in corso, anche perché il Manchester City è diventato una squadra fortissima. E De Bruyne è il simbolo di questo upgrade continuo.

Zielinski potrebbe ripetere la stessa identica metamorfosi , e l’idea iniziale di Sarri era proprio questa.

Cenni storici

L’idea iniziale di Sarri, appunto. Zielinski arriva ad Empoli nell’estate del 2014, è un calciatore di vent’anni senza una collocazione tattica ancora definita. È un calciatore offensivo, può disimpegnarsi come rifinitore, esterno d’attacco, ha un talento percettibile ma ancora da sgrezzare.

Maurizio Sarri, tecnico dell’Empoli, predilige un sistema di gioco senza laterali avanzati. Due punte “tattiche” e un trequartista, con due mezzali e un regista davanti la difesa. Teoricamente, non ci sarebbe posto per uno come Zielinski. Invece, ecco l’idea iniziale del tecnico toscano: Zielinski come trequartista, poi sempre più mezzala. Esattamente come De Bruyne.

Anche Giampaolo, anzi soprattutto Giampaolo investe in questa piccola impresa di formazione calcistica. Anche perché l’Empoli di Sarri è stato letteralmente sventrato dal mercato, Hysaj e Valdifiori sono finiti al Napoli, Rugani è passato alla Juventus, serve qualcosa di nuovo per rinfrescare la proposta di gioco della squadra. Zielinski, appunto. Proposto in maniera sempre più continuativa nel ruolo di interno, indifferentemente destro o sinistro. La stagione degli azzurri toscani è trionfale, come quella del polacco: 35 presenze con 52 occasioni create, 5 gol e 91 eventi difensivi (intercetti, palloni spazzati, tackle). Insomma, l’esperimento funziona. Perché Zielinski ha talento, legge il gioco ma ha anche due grandi qualità: la tecnica nel trattamento del pallone, e lo strappo in velocità. Sono due caratteristiche lontane, eppure convivono perfettamente nel portfolio di Piotr.

Napoli

L’avventura napoletana inizia dopo la cessione di Higuain, De Laurentiis e Giuntoli seguono Zielinski per un po’ e poi lo acquistano, nonostante per lui si parli di Liverpool, di Klopp, comunque di interessi concreti da parte di club di Premier. Qualcuno si è accorto di Zielinski, il Napoli ha i fondi e la forza e i buoni rapporti per prenderlo. E Sarri prosegue nel suo lavoro di costruzione del calciatore, lo imposta subito come vice-Hamsik e/o concorrente di Allan per l’altro slot di mezzala.

Al di là delle statistiche, il paragone con De Bruyne nasce e si alimenta da qui, da questo racconto e dall’evoluzione del giocatore all’interno del sistema-Napoli. Zielinski si afferma come mezzala, contestualmente Guardiola ha intuito come il calcio contemporaneo stia lentamente arretrando il raggio d’azione dei calciatori più completi. Modric è diventato centrocampista dopo aver incantato da trequartista, stesso discorso per il gemello Kroos. Anche Pjanic, in Italia, ha vissuto un percorso simile, lui nasce rifinitore e poi diventa interno, oggi gioca in cabina di regia con compiti di impostazione pura, una roba diversa da quella di Zielinski e De Bruyne.

Che sono accomunati dal fatto che fanno tutto, per le loro squadre. O meglio: il loro ruolo contempla un’interpretazione composita, fase passiva, di costruzione del gioco e di finalizzazione. Con (tanta) corsa incorporata, ovviamente. L’obiettivo, pienamente raggiunto da De Bruyne con il City, è quello di spostare a centrocampo la fase creativa dell’azione. Di dare al palleggio una qualità più elevata, un’imprevedibilità offensiva, con De Bruyne mezzala il Manchester City ha mille opportunità. Non è un caso che il belga sia il calciatore con il maggior numero di occasioni create in Premier League (83). Di queste 83, 14 sono assist decisivi.

Differenze

Ovviamente, c’è ampia distanza per quanto riguarda la qualità assoluta. De Bruyne è decisamente più forte di Zielinski, ormai è entrato nell’Olimpo dei dieci migliori calciatori al mondo, rappresenta una rivoluzione tattica in corso e che influenzerà il gioco nei prossimi anni. In qualche modo, ha già influenzato proprio Zielinski.

Movenze e caratteristiche tecniche sono simili, solo che De Bruyne ha una maggiore qualità di impostazione pura. Mentre Zielinski crea superiorità numerica portando con sé il pallone, aprendo squarci con le sue sgroppate che tagliano le linee avversarie, De Bruyne può scegliere. Può scegliere tra questa soluzione e un calcio da fermo di assoluta qualità. Non parliamo solo di tiro in porta, quanto soprattutto di intuizione tecnica rispetto alla miglior soluzione da attuare in un certo momento della manovra. Un esempio, sotto:

Praticamente da fermo

Sarri dice e spiega proprio questo, quando parla di Zielinski «che deve fare il salto mentale». Al polacco manca ancora questo tipo di sensibilità, necessaria perché un gioco composito possa elevarsi ai massimi livelli.

La portata rivoluzionaria di De Bruyne riguarda la sua capacità di allargare il campo allo sfruttamento di una qualità multiforme, in grado di attaccare la porta e di fare cose come quella di sopra. È l’imprevedibilità che diventa parte del sistema, anzi che viene implementata come parametro fisso, tecnico, all’interno del sistema. Zielinski, nel suo piccolo, fa la stessa cosa con il Napoli. Come il primo Hamsik, che alla visione di gioco del centrocampista aggiungeva il perfetto tempismo negli inserimenti in area. Qui però andiamo oltre, perché il calcio nel frattempo è andato oltre: De Bruyne e Zielinski hanno l’obiettivo e le credenziali per poter aggiungere ulteriore talento e ulteriori situazioni a questo menu. De Bruyne lo fa ancora molto meglio, a un livello più alto per lettura e per scrittura del gioco.

Con i suoi 24 anni da compiere a maggio, Zielinski ha ancora la possibilità di affermarsi in questa veste contemporanea, anzi idiomatica del calcio moderno. Solo che, come spiegato nel pezzo linkato in alto, quest’anno ha dovuto fare i conti con la stagione fantastica di Allan e le esigenze della squadra. Che l’hanno riportato nel ruolo di esterno d’attacco, tra l’altro interpretato pure con buoni risultati. Il suo è un sacrificio per la patria, ma intanto Sarri crede ancora nel suo progetto, in una sorta di piccola Cappella Sistina tattica. In proporzione, terminare il lavoro è un’ipotesi fattibile. E tatticamente suggestiva, per chi ama leggere il calcio così, ma pure per chi ama il talento-e-basta.

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