Diminuzione del tempo della partita e aumento del gioco effettivo: il Var ha addirittura migliorato i rapporti percentuali, contro ogni luogo comune.
Un’analisi sui numeri
La forza dei numeri contro i luoghi comuni. L’operazione di Calcio&Finanza è semplice ma al tempo stesso rivoluzionaria, perché permette di rispondere con dati certe a frasi fatte su un argomento spinoso come il Var. Che, per dirla semplicemente, non ha alcun impatto sul cronometro di gioco. Questa affermazione, lapidaria e assoluta, è contenuta tutta nei numeri di questo campionato. Le 188 partite del girone d’andata (mancano Sampdoria-Roma e Lazio-Udinese, rinviate per maltempo) hanno avuto una media di tempo effettivo pari al 53,6%. Ovvero, si è giocato per 51′ e 8 ” a fronte dei 95′ e 19” di durata media delle partite (incluso recupero). I dati trattati da C&F sono tratti dalle statistiche della Lega Calcio.
È un risultato composito importante, perché dimostra che il Var non ha accorciato né allungato le partite. Tantomeno ha diminuito il rapporto tra cronometro continuo e cronometro effettivo. Il dato dell’anno scorso alla diciannovesima giornata era il seguente: 95′ e 32” di durata media per 50′ e 29” di tempo effettivo medio. Percentuale del 52,8%.
Niente tempi morti in aumento, niente attese più lunghe rispetto alle proteste di un anno fa (scomparse in maniera parziale o totale, come spiegato anche dall’ex arbitro Pieri) o ad altre interruzioni. E se le variazioni percentuali sembrano minime, quella del tempo effettivo medio riporta un “clamoroso” 1,128% di media. Come dire: il Var non ha solo eliminato buona parte degli errori più gravi, ma ha anche accorciato la durata totale delle partite allungando il periodo di gioco reale. Contro ogni tipo di luogo comune, giusto per capirci.