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Ci vuole una pausa per capire l’Italia (il Var e tante altre cose)

Brindiamo al nuovo anno con Al Bano e Romina, nel calcio abbiamo uno strumento per fugare i dubbi e non viene consultato

Ci vuole una pausa per capire l’Italia (il Var e tante altre cose)

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 20A GIORNATA

Ci vuole una pausa.

Per recuperare le forze.

Per raccogliere le idee.

E dare una risposta ad alcune cose che tuttora ci appaiono incomprensibili.

Ci vuole una pausa per capire.

Come mai torna al potere un ottuagenario pluricondannato, per esempio.

Lo stesso che costrinse un parlamento intero ad ammettere che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak. Come mai?

Ci vuole una pausa.

Per spiegarsi le ragioni di un paese perennemente fermo da cent’anni.

Se è vero che si continua a brindare al nuovo anno con Romina e Al Bano che continuano ancora a cantare il Ballo del qua qua.

Mentre Patty Pravo augura a tutti : “Buon 1918!”.

Ci vuole una pausa.

Il Var

Per capire perchè uno strumento messo lì per essere consultato e per togliere molti dubbi (non tutti), non venga consultato.

E se lo si fa, chi lo consulta, spesso rinnega l’evidenza.

Bernardeschi. Un fallo così lo danno anche se giochi a pallavolo.

Braccio staccato dal corpo, volume aumentato.

Volume aumentato, signori.

Dunque, non come l’episodio del Fiammante Fiammingo a Crotone.

Magari punibile anche quello, ma è un episodio diverso quello.

E meno indiscutibile.

Il gomito di Benatia sul naso di Pavoletti. Anche nel wrestling una roba così  la puniscono.

Poi, sul proseguimento, la palla la giocano prima i sardi. E quindi mi dissocio dalla polemica sul far play mancato.

Insomma il Var sbaglia in modo clamoroso a favore degli ergastolani nel giro di tre giorni.

È un caso?

Una volta, da piccolo, rubai un Mars

Complimenti alla Juve per aver ancora una volta vinto una partita difficile e importante.

Però io una volta da piccolo rubai un semplice Mars.

Il padrone del bar chiuse la saracinesca, mi prese per il braccio, e a strattoni, mi accompagnò a casa da mio padre.

Che mi azzeccò uno sganassone da farmi girare due volte su me stesso.

Il Napoli

Vittoria fondamentale al San Paolo.

Gli azzurri si godono la vetta per altre due settimane: giusto il tempo di finire i fuochi rimasti da Capodanno. Poi si vedrà.

Una partita difficile.

Con il solito portiere che le prende tutte e conferma vieppiù il Napoli come Viagra per gli impotenti.

Pali e traverse. Almeno venti limpide occasioni da goal.

I magnifici elfi delle colline e dei torrenti costantemente alla ricerca dell’azione perfetta.

“Siete leziosi!” urla, si danna e si sbraccia Prospero-Sor Tuta dalla panca.

Mentre Lazarillo e il Pibe di Fratta si lanciano sguardi perplessi interrogandosi sul significato di quella parola a loro sconosciuta.

Per fortuna c’è il nostro Mister Wolf, l’Imperatore Nero.

Quello che risolve i problemi.

Da un po’ di tempo utilizzato anche come centravanti-sfondatore.

Prima o poi lo vedremo anche fra i pali, a sbrogliare anche da quelle parti situazioni scabrose.

La Roma

È il campionato delle illusioni perdute. Per i Sangue-Oro.

Viene in mente un’intervista di Bruno Conti nei lontani anni ottanta.

“Come potrebbe definire la Roma?”. “Un fenomeno di autocombustione.” Rispose.

Eusebio inflessibile, dopo gli sballi di Fine anno, manda il Ninja in tribuna.

Il Pupone al suo fianco che, guardingo, ne controlla di sottecchi i movimenti è la prima immagine lirica del nuovo anno.

È il campionato delle meraviglie per la Dea.

Ma più che mettere a nudo le magagne avversarie, ormai bisogna cominciare a dire che Gasp vince perché l’Atalanta è diventata una grande squadra.

L’Inter

È il campionato delle illusioni perdute. Per Nosferatu Parapet.

Per carità, il culetto è sempre vivo e vibrante, e così, fra il lusco e il brusco, stava riuscendo addirittura nell’impresa di sbancare il Franchi.

C’è da dire che  sarebbe stata una vittoria al limite dello scandalo.

Così finisce 1-1, con il pari stilnovista in extremis e un risultato che sta persino stretto alla squadra di John Malkovich-Pioli.

La Lazio

È il campionato delle meraviglie. Per gli Aquilotti di Ponte Milvio.

Ammazza che squadra!

Esagera Ciruzzo con un pokerissimo che stende i pur volenterosi Salesiani di Ferrara.

Di un altro pianeta Milinkovic-Savic e Luis Alberto che disegnano un calcio maestoso e poetico.

Scavalcano in classifica i cugini affannati dell’altra sponda del Tevere.

Quinta vittoria stagionale in campionato con almeno 4 gol realizzati.

E una prestazione collettiva da incorniciare. Al netto – bisogna dirlo – di alcune amnesie difensive.

Il Benevento

È il campionato delle impossibili speranze. Per gli stregoni sanniti.

Vanno in svantaggio ma non si demoralizzano.

Anzi, saranno capaci di ribaltare il punteggio con fame, grinta, voglia, determinazione, qualità ed il tandem Coda–D’Alessandro a seminare il panico nella esterefatta difesa ciclista.

I tifosi campani sono in Paradiso. E ora sperano nel miracolo.  Spal e Crotone sono distanti 8 punti.

Nemmeno così lontani, in fondo.

È morto Angelillo.

Non è il vezzeggiativo di Alfano.

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