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La proposta del Napolista: Gasperini ct della Nazionale

Risultati, gioco convincente, capacità di portare avanti un progetto di valorizzazione dei calciatori. E la capacità di battere le grandi, soprattutto. Gasperini è davvero l’uomo della Provvidenza.

La proposta del Napolista: Gasperini ct della Nazionale
Gasperini (Photo Hermann)

Il giusto riconoscimento

Nel giorno in cui Roberto Mancini, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, spiega di essere pronto al ruolo di commissario tecnico, il Napolista scopre le sue carte. Dopo un’attenta valutazione di tutte le candidature, quelle verosimili e quelle irrealizzabili, abbiamo trovato il nostro ct del cuore. Si tratta di Gian Piero Gasperini.

Insomma, accostare il tecnico dell’Atalanta alla panchina della nazionale è come scrivere “onore al merito”. Pensiamo per un attimo al progetto tecnico e concettuale messo su in un solo anno, a Bergamo. Pensiamo ai risultati conseguiti. E, soprattutto, pensiamo a quanto fatto nonostante la dimensione e le necessità economiche dell’Atalanta. Gli orobici, nell’estate successiva alla qualificazione all’Europa League, hanno venduto Conti e Kessié. E avevano già dato via Gagliardini a gennaio. Ovvero, i migliori calciatori dell’ultima stagione insieme a Papu Gomez. Eppure, sei mesi dopo queste operazioni di mercato, l’Atalanta ha superato brillantemente un girone di Europa League con Everton (!) e Lione (!!); è in semifinale di Coppa Italia; è al settimo posto in Serie A, in una posizione che presuppone la lotta per un’altra stagione europea.

Insomma, per Gasperini si tratterebbe del giusto riconoscimento. Anche perché la sua carriera non si limita certo all’Atalanta. Il suo Genoa, dopo la promozione in Serie A, ha giocato la Coppa Uefa e ha sfiorato la qualificazione alla Champions League. Era la stagione 2008/2009, in attacco c’erano Diego Milito e Rodrigo Palacio. Insomma, era una squadra con un progetto chiaro, delineato. Diverso rispetto a quello dell’Atalanta, che Gasp sembra avere interiorizzato in maniera perfetta – quest’intervista alla Gazzetta, di pochi giorni fa, è una lettura splendida su calcio e contestualizzazione.

Allenatore per progetto

Il tempo e il campo parlano chiaro: date a Gasperini una missione da compiere, e lui ce la farà. Anzi, a volte rischia anche di andare oltre. La situazione cambia quando le linee guida non sono chiare, si pensi ai disastrosi incontri con Inter e Palermo. Dopo l’avventura al Genoa, a qualcuno venne il sospetto che Gasperini soffrisse del “complesso Grifone”, che potesse fare bene solo in rossoblu. Invece, alla prima occasione di fare calcio in maniera seria, lontano dagli isterismi condivisi di due piazze senza una visione e un modello (del resto, la vita breve di predecessori e successori in nerazzurro e rosanero non può essere un caso), Gasperini è rinato. Anzi, è andato anche oltre sé stesso. 

L’Atalanta è una squadra che gioca un calcio particolare, magari difficile da riprodurre in nazionale. Allo stesso modo, però, alcune caratteristiche del sistema impostato da Gasperini sembrano perfette per la nostra scuola: agonismo, concentrazione, liberalizzazione del talento offensivo. Certo, noi del Napolista auspicavamo una svolta in senso offensivo e offensivista (l’abbiamo scritto qui), ma non siamo insensibili a quanto abbiamo visto. A quanto abbiamo percepito. I migliori tecnici italiani non sembrano guardare con interesse alla panchina azzurra, a cominciare da Ancelotti passando per Allegri e Sarri.

Ribaltare i valori

Quindi, chi meglio di mister-Kryptonite? Utilizziamo questo termine “fumettistico” non a caso, Gasperini è uno dei due allenatori in grado di inaridire completamente le scorte d’acqua (intesa come gioco bello e redditizio) del Napoli. L’altro è Allegri, che (giustamente) ha altri obiettivi. E poi ora c’è Atalanta-Borussia Dortmund in calendario, una prova che in caso di successo farebbe assurgere Gasperini al titolo di eroe calcistico assoluto. Un villain delle grandi (quest’anno ha battuto Napoli e Roma a domicilio, ha pareggiato con la Juventus), uno stratega in grado di ribaltare i valori in campo, capace di far giocare bene – e vincere- una squadra meno forte rispetto agli avversari. E pure capace di svezzare i talenti giovani, di dargli una dimensione. Di renderli pronti a ribalte più importanti. Un nome su tutti, in questi due anni di Atalanta: Bryan Cristante.

Cioè, come dire: non ci sono motivi per non sostenere la sua candidatura, almeno secondo noi. È il Ct perfetto, è il nostro candidato. Dove si vota?

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