Napoli sempre più secondaria per la Regione, come conferma il piano trasporti. De Luca parla di miracolo. Miracolo geografico: Napoli non è in Campania
La città è una bad company
Il “miracolo” dei trasporti in Campania cala sui microfoni in una trasposizione fideistica delle tabelle: 23 milioni di euro spesi per l’acquisto di 102 autobus, 65 milioni per i 305 autobus in via di acquisizione e 510 nuovi autobus previsti per un ammontare di 119 milioni di euro. In tutto un piano da 6 miliardi di investimenti per il trasporto pubblico locale. Vincenzo De Luca dà i numeri, lo chiama – appunto – “miracolo”. Ed è un miracolo, a ben guardare, tutto geografico: Napoli non è in Italia, e nemmeno più in Campania. È sempre più una città metropolitana arroccata su un’isola tutta sua, mentre pure la Regione, nella logica del contenimento dei danni d’immagine, ha deciso ormai di raccontarsi usando il suo capoluogo come una bad company: i guai amministrativi tutti lì, ma il resto guardate come fila via sulla strada della rinascita.
Accordo Capodichino-Costa d’Amalfi
Ferro, gomma o aria che sia, per Napoli il viaggio è quasi sempre al contrario. E così accade che il Governatore annunci di aver raggiunto “un accordo tra l’aeroporto di Capodichino e quello Costa d’Amalfi a Salerno per creare un’unica struttura aeroportuale gestita da Gesac” proprio pochi giorni dopo l’uscita di scena del Comune di Napoli che ha formalizzato la cessione di 30.000 azioni della società che gestisce i servizi dell’aeroporto, il 12% del capitale sociale, incassando circa 35 milioni di euro.
«Attendiamo il decreto finale di concessione – annuncia De Luca – dopodiché siamo pronti per partire con la gara per l’allungamento della pista del Costa d’Amalfi. Questo darà respiro a Capodichino e ci consentirà di incrementare, secondo il programma che ci ha presentato Gesac, di quasi 5 milioni di unità i viaggiatori che arriveranno in Campania a tre anni dal completamento delle nuove piste. Si apre così un nuovo scenario davvero di grandissimo interesse». Per la Campania, ma non per Napoli che si sfila dall’unica ex partecipata in attivo proprio nel momento di massima espansione.
L’aeroporto nei primi nove mesi del 2017 ha registrato un aumento del 23% del numero di viaggiatori, tre volte la media nazionale. Riuscendo a incrementare anche la qualità percepita dei servizi: indici record di puntualità, riduzione dei tempi di consegna dei bagagli del 16% in due anni, e persino il premio Aci Europe Award come miglior aeroporto europeo della categoria da 5 a 10 milioni di passeggeri.
I buchi dell’Anm
Palazzo San Giacomo spera evidentemente di usare i 35 milioni di euro ricavati dalla vendita per coprire le falle dell’Anm, e di quella metropolitana che pure è prevista in arrivo all’aeroporto entro il 2021. Era lo stesso De Luca, non più tardi dell’ottobre scorso, che accusava l’amministrazione di De Magistris di non spendere un solo euro del bilancio comunale per la metro. Sarà per questo che quando il Governatore disegna la mappa del “miracolo”, il capitolo Anm finisce rabberciato in un laconico “la crisi non andrà oltre il 2018, bisognerà prendere decisioni definitive e strutturali”. La stessa crisi che ha trasformato il Capodanno napoletano in un metaforico capolinea dei trasporti cittadini.
La Regione Salerno-centrica
Il racconto della regione Salerno-centrica vira piuttosto sull’Eav dove si “è passati da una gestione di debito ad una di attivo”. O ancora sulle linee turistiche Cilentoblu e Archeolinea, sulla funivia del Faito, sulla funicolare di Montevergine. Per non parlare dei 14 cantieri riaperti: la tratta Soccavo-Parco San Paolo, il raddoppio della Circumvesuviana nella tratta Torre Annunziata-Castellammare di Stabia, le stazioni di Miano, Quarto, Scampia, Melito, Pozzuoli, Stabia Scavi, Castello di Cisterna, Madonnelle, Baia e Montesanto. Fa niente che contemporaneamente il Report annuale sul trasporto ferroviario in Italia di Legambiente certifichi che la Circumvesuviana, assieme alla Roma-Lido, sia tra i servizi ferroviari maggiormente peggiorati in Italia negli ultimi anni, con un calo dell’offerta di treni del 30% in soli sei anni (dal 2010 al 2016). Il miracolo Campania deve fare storia a sé, a Napoli resta San Gennaro.