L’intervista di Buffon a Repubblica: «Non voglio essere un peso per la Juve, in futuro vedo per me un ruolo da commissario tecnico. Szczesny? Gran portiere, il domani è suo».
L’intervista a Repubblica
«Non voglio diventare un problema per la Juventus e i compagni, ma mi piacerebbe giocare per un’altra stagione». Gianluigi Buffon sgancia la bomba attraverso le colonne di Repubblica, alla vigilia del suo quarantesimo compleanno (domenica taglierà il traguardo, soffierà sulle candeline). Nella sua confessione al quotidiano romano c’è «un desiderio anomalo di competere, per uno che ha la mia età».
Anche perché, nel frattempo, il copione è stato riscritto: niente Mondiale numero sei e niente record di presenze in Serie A, almeno da qui all’estate. Le parole di Buffon: «Il pianto di Milano andava oltre l’amarezza di un fallimento che pensavamo impossibile, è stata la conseguenza di una grande responsabilità sportiva nei confronti dell’intero paese e la reazione di un uomo che a quarant’anni avverte le emozioni in maniera più profonda rispetto a quando ne aveva venti. La sosta e l’infortunio mi hanno costretto a pensare, mi incontrerò con Agnelli e valuteremo insieme se e come proseguire. Vedrò quale vestito mi calza meglio».
Szczesny: «Ho sempre dato spazio agli altri. Sono contento per Tek. È un grande portiere e se dovessimo vincere il campionato gran parte del merito sarà suo. Come suo sarà il futuro. In ogni caso, per me un’altra stagione sarebbe Juventus o nulla».
Buffon del domani
Il futuro di Buffon, secondo Buffon: «Ancora non ci ho pensato. Qualche giorno fa ho chiesto consiglio a Lippi. Ci siamo sentiti al telefono. Prenditi un anno sabbatico, mi ha detto Marcello, guarda il mondo del calcio dall’esterno e con un po’ di distacco, cerca di capire che cosa ti interessa veramente. Glielo ripeto: non cerco un porto sicuro, meglio avere addosso un po’ d’ansia. Ho sempre convissuto con la paura, invecchiando ho imparato a tenerla a bada, sono diventato più umile. Dopo, mi rimetterò a lavorare. Tutto qui. In ogni caso, dovessi diventare allenatore non lo farei mai per un club. Ho una compagna, tre figli che adoro e alle spalle ventotto anni di vita quotidiana organizzata dagli altri minuto dopo minuto. Vorrei prendermi il lusso della noia. Un incarico da ct non mi dispiacerebbe».
Cosa mancherà a Buffon, del calcio: «Poca roba. L’odore dello spogliatoio. Il dialogo cameratesco con i compagni di squadra che ti fa rimanere giovane più di quanto dica la biologia».