ilNapolista

A Crotone va in scena il Napoli che controlla e gestisce la partita

Crotone-Napoli, l’analisi tattica: la sensazione di “partita difficile” nasce solo dal risultato, la squadra di Sarri ha creato tanto e concesso poco. E ha ritrovato il miglior Hamsik.

A Crotone va in scena il Napoli che controlla e gestisce la partita
Foto Ssc Napoli

Le scelte di Zenga

Crotone-Napoli è una partita esemplare per capire il tipo di crescita che Sarri ha voluto perseguire nell’ultima parte del suo percorso in azzurro. Il fatto che lo stesso tecnico toscano, nel postpartita (in conferenza stampa) abbia fatto notare quanto il Napoli «stia subendo poco» chiarisce che la volontà del suo lavoro era quella di costruire una squadra in grado di giocare partite diverse dal rollercoaster emotivo di Napoli-Sampdoria. L’idea di Sarri era (ed è) quella di entrare in campo per gestire il gioco attraverso il gestione del pallone, portando l’avversario a modificare sé stesso, o il proprio piano partita, per rispondere alla forza composita (offensiva e difensiva) del suo sistema.

È accaduto proprio questo, ieri sera, allo stadio Scida di Crotone. La grande differenza di qualità in campo ha finito per agevolare questo tipo di situazione, ma è indubbio che le scelte iniziali di Zenga siano state riviste in virtù di un Napoli in grado di scardinarne le sue certezze fin da subito. Il contributo delle immagini ci permette di spiegare questa dinamica:

Il Crotone nella sua “prima versione”

Nei primissimi minuti, la squadra di Zenga decide di metterla sull’intensità, sul pressing, sull’annullamento delle fonti di gioco del Napoli. Quindi pressione alta sulla costruzione dalla difesa e Trotta ad uomo su Jorginho in una disposizione difensiva riferibile al classico 4-4-2. Sono i concetti visibili nelle due immagini precedenti, che il Napoli bypassa nel giro di pochi minuti.

La mappa appena sopra è quella delle occasioni costruite tra il primo e il ventesimo minuto, praticamente fino al gol di Hamsik. Tutte, o quasi, arrivano da situazioni esterne, ovvero da azioni di isolamento di un uomo in posizione laterale sfruttando lo scompenso posizionale sulle fasce. La scelta di Zenga doveva necessariamente portare a una zona di campo in inferiorità numerica, e questa si creava soprattutto sul ribaltamento del gioco. I calciatori rossoblù, attratti dal pallone, finivano per muovere la linea dei quattro centrocampisti sugli scivolamenti orizzontali, difendendo centralmente piuttosto che allargandosi in ampiezza.

La qualità nel palleggio del Napoli ha portato a trovare facilmente uomini liberi nelle zone esterne. La stessa dinamica, anche se in spazi più stretti, è visibile sul gol di Hamsik: azione di accerchiamento, Crotone che si muove verso la palla ed apertura nello spazio vuoto lasciato ad Hamsik. Sotto, due momenti emblematici riferiti a questa situazione di gioco.

Il Crotone scorre orizzontalmente e lascia spazio sulla sinistra all’inserimento di Hamsik. Ma anche ad Insigne, che potrebbe ricevere il pallone in caso di appoggio più lungo di Allan

Il nuovo Crotone (e il nuovo Napoli)

A quel punto, Zenga decide di tornare indietro rispetto all’impostazione iniziale. Trotta diventa un esterno puro, si allarga a destra per limitare l’azione della catena Hamsik-Insigne, lasciando (più) solo Jorginho. In situazioni come questa, con linee esterne presidiate, è il regista italobrasiliano ad assumersi l’onere della prima regia offensiva – che il Napoli può alternativamente decidere di spostare su un calciatore più esterno (Hamsik o Insigne, di solito). Non a caso, l’ex Verona concluderà il match con 115 palloni toccati. Sotto, l’impostazione difensiva del Crotone dopo i cambiamenti di Zenga.

Nel riquadro rosso, Trotta nella nuova posizione

I 115 palloni giocati da Jorginho, però, non rappresentano il record in campo. Il primato appartiene infatti a Marek Hamsik, che tocca quota 123. È un dato importante, intanto perché definisce il ritorno dello slovacco alla migliore condizione possibile, soprattutto per quanto riguarda impatto e incidenza nel gioco della squadra. E poi perché illustra una chiave tattica importante. Quella sulla fase offensiva multiforme del Napoli, che ora (da qualche partita) può contare anche sulla qualità altissima e sull’interpretazione avanzata dello slovacco.

I numeri della partita di Hamsik sono esaltanti, dal punto di vista prima fisico che tecnico: 2 take-on uno contro uno vinti, 4 duelli aerei vinti (100%), altri 5 eventi difensivi; e poi 6 conclusioni e una precisione dei passaggi pari all’86%. Che, su 123 palloni transitati dai suoi piedi, è tanta roba.

Il Napoli si è quindi adattato ai momenti tattici della partita. Ha risposto con una trama alla prima impostazione del Crotone, poi ha modificato il suo approccio una volta costretti gli avversari a riscrivere sé stessi. Infine, ha gestito la partita giocando a strappi, costruendo occasioni improvvise all’interno di un dominio tecnico ed emotivo molto più percettibile di quanto non dicano le suggestioni a caldo.

Giocare con il risultato

Sempre nel postgara, Sarri si è detto infastidito di come il Napoli «abbia giocato con la partita». Da qui la sensazione generale, abbastanza diffusa, che il Napoli abbia “sofferto” il Crotone. È una visione delle cose che ci sta leggendo il risultato, ma allo stesso tempo Sarri va ascoltato quando spiega che «il Napoli ha concesso pochissimo». I numeri della partita spiegano che le conclusioni degli avversari sono state appena 5. Ovvero, una quota di gran lunga inferiore rispetto alla media stagionale del Napoli (7.7). Inoltre, questi tiri sono arrivati tutti da fuori area. A parte le due “incursioni da moviola”, il Crotone non è mai stato realmente pericoloso negli ultimi sedici metri presidiati da Reina. Sotto, la mappa delle conclusioni dei calabresi.

Come detto prima, la sensazione di “partita difficile” o non brillantissima nasce leggendo il risultato. Il vantaggio finale, striminzito fino a un solo gol, non racconta pienamente la partita. Il Napoli, infatti, ha chiuso il suo match con 23 tiri verso la porta, di cui 8 all’interno dello specchio. Ecco, probabilmente il vero neo di questa squadra è quello della concretizzazione rispetto alla mole di gioco prodotta. Ieri sera è stato anche merito di Cordaz, poi non dimentichiamo la traversa di Insigne, ma è vero pure che il momento difficile di Mertens (ieri la peggior prestazione in assoluto della stagione) e il periodo sfortunato di Callejon (più presente nel gioco, allo Scida) sono destinati a finire – a meno di involuzioni personali definitive che avrebbero del clamoroso.

Conclusione

La sensazione finale rispetto a Crotone-Napoli è quella di una squadra che decide volutamente di giocare a calcio in accezione di controllo. Di gestione. Una strategia rischiosa, ma solo quando il risultato della singola partita non è orientato in maniera totale, definitiva. Sul lungo, questo tipo di approccio promette un dispendio minore di energie nervose, perché parte da presupposti offensivi di pericolosità indubbia e costante, e punta a un continuo miglioramento delle prestazioni difensive. Ieri sera, Reina ha festeggiato le 12 partite in stagione senza gol subiti. In più c’è Sepe, imbattuto anche a Verona col Chievo.

È un segnale importante, dopo due partite da vecchio Napoli contro Torino e Sampdoria. Probabilmente, è il messaggio che questa squadra vuole dare a sé stessa, alle avversarie, quindi al campionato. Ci chiedete da anni di migliorare la difesa? L’abbiamo fatto, forse ora siamo meno brillanti in avanti. Finora è bastato, ed è un upgrade valso il titolo di Inverno.

ilnapolista © riproduzione riservata