ilNapolista

Il Crotone di Zenga: la consapevolezza, il calcio reattivo e l’ombra di Nicola

Come gioca il Crotone, prossimo avversario del Napoli: calcio d’attesa, possesso minimale e produzione offensiva legata soprattutto alle transizioni.

Il Crotone di Zenga: la consapevolezza, il calcio reattivo e l’ombra di Nicola

La squadra di Zenga (Nicola)

Il Crotone 2.0 è una semplice evoluzione della sua prima versione, ovvero la squadra della miracolosa salvezza costruita nella Primavera 2017. Il miracolo firmato da Davide Nicola era (è) in fase di riallestimento in questa stagione. A partire dall’ approccio mentale di assoluta consapevolezza, ovvero mettere insieme un tot di punti nel percorso iniziale per tenersi in linea di galleggiamento, e poi lanciare il tentativo di sprint finale. Da qui discende l’approccio al gioco: possesso palla minimale, costruzione della manovra in senso prevalentemente verticale, attacco a due per provare a creare pericoli con transizioni rapide e ribaltamenti di fronte.

Insomma, il nuovo Crotone non è cambiato. Eppure Nicola non c’è più, sostituito a causa di incomprensioni latenti con la dirigenza. Il suo sostituto, Walter Zenga, non ha modificato molto rispetto alla struttura concettuale e tattica dei rossoblu. Tre punti in tre partite – un successo e due sconfitte, battuto il Chievo allo “Scida” e doppio ko esterno, a Reggio Emilia contro il Sassuolo e a Roma, contro la Lazio – e la solita squadra reattiva, difesa a quattro e coppia offensiva vagamente retro.

Il gioco e i giocatori

La lettura dei dati statistici e l’osservazione delle partite confermano le sensazioni tattiche sulla squadra calabrese. Il Crotone è infatti l’ultima squadra di Serie A per possesso palla medio (43%) e per precisione nei passaggi (70%). Le 122 occasioni create (19esimo posto, ma il Bologna ne ha messe insieme appena 131, per esempio) spiegano che quella di Zenga (fu Nicola) è una scelta di impostazione legata alla cifra di qualità dell’organico. Ovvero: non c’è la possibilità di praticare un gioco offensivo corale, basato sulla costruzioni di chance nitide attraverso un possesso ricercato o strutturato. Allora si deve passare attraverso un calcio veloce, rapido; bisogna lavorare sugli sviluppi piuttosto che sui principi di gioco.

Anche per questo la produzione in attacco non passa per la creatività degli uomini più tecnici (pensiamo a Stoian, interpretato come esterno), ma per giocatori di sostanza come Barberis e Mandragora o per attaccanti di ruolo come Trotta. Parliamo del primo, del secondo e del terzo calciatore a disposizione di Zenga per occasioni costruite (18, 14 e 14). Insigne, nella stessa statistica, tocca quota 40 con due partite giocate in meno.

Dal punto di vista difensivo, i calabresi mettono in pratica idee e concetti di densità posizionale. La caratteristica di questa squadra non è il pressing strutturato sui portatori di palla avversari, piuttosto la fase passiva è soprattutto di attesa, di due linee serrate e basse, di occupazione degli spazi. È sempre una questione di scelta legata alla qualità. Mancando calciatori con grandi doti di lettura e/o personalità, la strategia meno rischiosa è quella di (provare a) chiudere gli spazi rimanendo compatti nei pressi dell’area di Cordaz.

Il Napoli

Il match di venerdì 29 potrebbe rappresentare una trappola per il Napoli. Nella scorsa stagione le due vittorie, in Calabria e al San Paolo, furono tra le meno convincenti in assoluto. Certo, il match dello Scida fu influenzato dall’espulsione iniziale di Gabbiadini, ma anche al ritorno il Napoli ebbe bisogno di due calci di rigore per il vantaggio e per il raddoppio. Le occasioni create dalla squadra di Sarri furono molteplici, ma la sensazione era quella della difficoltà tipiche, per il Napoli, rispetto a partite bloccate da avversari chiusi.

Sarà un banco di prova importante, soprattutto dopo 180′ di calcio “aperto” contro Torino e Sampdoria. In Calabria si aprirà un nuovo periodo di partite concettualmente simili, contro squadre reattive o comunque non propriamente offensive. Probabilmente, è quello che serve al Napoli per dimostrare di essere (ancora, o di nuovo) in grado di vincere in maniera differenziata. Le famose partite sporche, o almeno potenzialmente sporche. Vedremo come andrà.

ilnapolista © riproduzione riservata