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Il secondo Mario Rui: diverso da Ghoulam, ma comunque è dentro il Napoli

Il portoghese è l’osservato speciale, l’alternativa che deve confermarsi tale: al di là della condizione deficitaria, una buona prova come laterale difensivo.

Il secondo Mario Rui: diverso da Ghoulam, ma comunque è dentro il Napoli

Quel cross

C’è stato un momento che Mario Rui ha fatto rimpiangere Faouzi Ghoulam, ieri sera. Un attimo, un frame, una sorta di avvertimento. 23esimo minuto, uno dei suoi 6 cross tentati. L’ha messo alto. Perfetto per cercare Milik, o Dzeko, tra Musacchio, Bonucci e Romagnoli. Solo che ieri, in quella posizione e dentro quell’area di rigore, c’era il signor Mertens Dries da Lovanio, Brabante Fiammingo. Che ha il (solo) difetto di essere leggermente bassino per il ruolo che ha scoperto essere il suo. Non ci è arrivato.

In quella situazione, Ghoulam avrebbe puntato il fondo oppure avrebbe messo il pallone basso. Magari non avrebbe trovato nessuno, perché in realtà non dipende solo da chi crossa, ma anche da chi prova a ribattere il traversone. Ma noi parliamo del concetto.

Il resto

In realtà, come anticipato anche da Saverio Nappo nei giorni del post-Chievo, la differenza tra i due terzini sinistri del Napoli c’è. Si sente. Si percepisce. Anzi, si vede proprio. Sotto le heatmap dei due giocatori riferite alla partita contro il Chievo e quella contro il Milan.

Ovviamente, quella di sinistra è di Mario Rui.

Come scritto nel pezzo che vi abbiamo linkato sopra, «La differenza tra i due sta nella fisicità. Mário Rui è essenzialmente un brevilineo che basa tutte le sue skills sull’agilità e sull’elasticità datagli dal baricentro basso. Ne deriva una palese e maggior “resistenza alle difese avversarie” da parte dell’algerino che, inoltre, mantiene davvero alto il suo livello di disciplina (solo un giallo e nessun rosso in 29 partite di campionato)». Oltre all’impatto e al differente approccio nei contrasti, cambia molto anche dal punto di vista dell’appoggio. Mario Rui, anche per una condizione non ancora ottimale, è un terzino meno offensivo, meno d’appoggio. Lo leggi sopra, nelle mappe. E nei palloni toccati: 57 ieri sera per il portoghese, 98 dell’algerino contro il Sassuolo.

Vanno considerate due cose, però: innanzitutto, Mario Rui è uscito a 10′ dalla fine. Non tanti, in verità. E poi, ripetiamo: sono due calciatori diversi. Nonostante tutto questo, l’ex terzino di Roma ed Empoli è stato (ancora, ancora di più rispetto a Verona) funzionale nella manovra del Napoli. È stato presente nel gioco, ha supportato il triangolo creativo composto da Insigne e Hamsik e a volte ha anche indovinato la sovrapposizione. Insomma, ha fatto quello che poteva. Anzi, di più: ha fatto quello che doveva. Non è Ghoulam, lo sappiamo. Non potrebbe esserlo. Ma ha dimostrato di poter essere un’alternativa plausibile e possibile fino al ritorno dell’algerino.

La condizione

Ecco, l’unica perplessità riguarda la condizione. Ovvero: secondo Sarri, il buon Mario ha avuto «un problemino» nel primo tempo. Al di là della fattispecie, si tratta del secondo cambio in due partite da titolare. Quello di ieri sera è arrivato dopo due settimane di lavoro continuo in allenamento. Da qui la domanda: cosa serve a Mario Rui per recuperare la condizione?

Non siamo retorici, davvero a questo punto siamo curiosi di capire come e quando il portoghese possa recuperare la miglior forma. Per non perdere una sostituzione, per non far giocare Hysaj fuori ruolo. Per poter davvero avere la certezza che il mercato sia una soluzione emergenziale, a gennaio, e lo si approcci in funzione del recupero di Ghoulam. E non perché non ci si fidi totalmente di Mario Rui.

Anche perché, come abbiamo scritto pure sopra: Mario Rui ha dimostrato di poter essere una parte importante dell’ingranaggio di questa squadra. Nonostante abbia caratteristiche differenti da Ghoulam. Nonostante qualcosa debba necessariamente cambiare, senza Faouzi. Il Napoli è ormai abituato a lavorare “di fantasia”, in questo senso. Mutare per sostituire chi non c’è più. Ci siamo già passati. Ora tocca a Mario Rui continuare la tradizione.

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