Nessun caso clamoroso, ma tanti episodi controversi nelle due aree di rigore. Avremmo gradito il Var anche ieri a San Siro, semplicemente per essere sicuri delle decisioni e delle interpretazioni dell’arbitro Lahoz.
Niente alibi arbitrali
L’Italia non resterà fuori dai Mondiali 2018 per colpa degli arbitri. Questo concetto, espresso in maniera chiara e convinta, vale per la partita di Solna come per quella di San Siro. Detto questo, possiamo passare ad un’analisi rispetto al rendimento arbitrale. E all’assenza del Var.
Sul Corriere della Sera, Paolo Casarin ha parlato così dell’arbitro Mateu Lahoz: «Comincia cercando di controllare il gioco e concede spesso il vantaggio. La fisicità delle squadre è crescente e così deve intervenire e arrivano i primi gialli a Chiellini e Johansson. In area di rigore non si scherza e l’intervento di Augustinsson su Parolo sembra non meritare il rigore. A questo fa seguito un colpo involontario di mano di Darmian, anche qui non c’è penalty. Più serio il tocco in area, sempre di mano, di Barzagli che Lahoz assolve e alla protesta di Forsberg reagisce con il giallo. Il metro di giudzio è equo: non concede rigori a nessuno, ma è pronto ad ammonire se si picchia troppo. In sostanza se ne è un po’ lavato le mani e ha gestito il match solo con tanti gialli. Voto: 5.5».
Manca la legittimazione
Insomma, tanti episodi da rigore. Casarin non si pronuncia più di tanto, alcuni – almeno a noi – sembravano meritare il penalty. Ma non è questo il punto. Il punto è il Var. Che ieri non c’era, e s’è visto. S’è visto per la quantità di proteste, si è visto ad ogni azione dubbia, proprio in area di rigore. In Serie A, tutte le decisioni sono o almeno sembrano legittimate. Giuste o sbagliate, ma sono legittimate. Da un occhio esterno (quello del Var, inteso come i due arbitri umani che vedono le immagini), dalla possibilità dell’On Field Review da parte dell’arbitro stesso.
Insomma, ieri sera il Var è mancato. Almeno a noi. Il calcio al tempo del supporto tecnologico agli arbitri ci sembra più sicuro, più garantista, più trasparente. Quindi, più giusto. Non abbiamo certezza di come Lahoz abbia interpretato il fallo in area su Parolo, in apertura. O il tocco di mani di Darmian, sempre nel primo tempo. Sappiamo che forse ha visto, e ha deciso. Di non decidere, o di non dare i rigori. Col Var avrebbe avuto un’opportunità in più, per decidere meglio. Ecco, a noi piace il calcio quello nuovo. Il calcio delle certezze, anche per gli arbitri. Al di là delle loro decisioni.