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Refezione scolastica a Napoli / Nemmeno chi ha pagato i 15 euro risulta in elenco

Se non paghi i 15 euro, non parte la refezione. Ma anche se li paghi, non risulti. Quindi non parte lo stesso

Refezione scolastica a Napoli / Nemmeno chi ha pagato i 15 euro risulta in elenco

Gira una voce, fuori dalle scuole napoletane. Le mamme puntano l’orecchio, tra una risata ed un caffè, poi digitano sulle chat in tempo reale: la refezione parte il 6 novembre. “Forse anche prima!”, annuncia la solita beninformata, evidentemente già alticcia.

Un vortice di delibere e note schizofreniche

Il punto è che l’unico assunto valido, allo stato attuale, è il seguente: se le cose possono andar male, andranno peggio. Perché il Comune di Napoli, sulla questione mense e tempo pieno, s’è ormai attorcigliato in un vortice di delibere sbarazzine tenute nascoste per mesi, circolari schizofreniche, gare d’appalto chiuse-forse-chissà, balzelli una tantum per “organizzare” cose che non riesce evidentemente ad organizzare.

Le scuole non possono perfezionare le domande di iscrizione

Tale sadismo burocratico non si improvvisa, i genitori napoletani hanno a che fare con dei professionisti. Perché al netto di un dato di fatto incontrovertibile – al 20 ottobre la refezione non è ancora partita, e non si ha una data certa di inizio servizio, né un vincitore ufficiale della gara d’appalto – l’ultimo tassello di questo puzzle montato a capocchia è il più comico di tutti: il Comune non ha ancora fornito alle scuole le credenziali per accedere alla piattaforma di perfezionamento delle domande di iscrizione alla refezione.

Cioé: i genitori che si sono turati il naso, si sono registrati sull’apposito sito e hanno pagato i 15 euro, non risultano ancora iscritti, semplicemente perché l’efficiente macchina amministrativa non ha dato – al 20 ottobre! – la possibilità, alle segreterie degli istituti, di chiudere la cervellotica procedura pensata per incassare l’odioso contributo.

Domande non perfezionate = domande nulle

La cosa diventa ancora più grave se si considera che nella circolare contenente le ‘Istruzioni per la compilazione della domanda di refezione’ pubblicata sul sito del Comune si legge che “La domanda di iscrizione compilata on-line resterà senza alcun effetto finché non verrà abilitata dalla segreteria della scuola ed il servizio di refezione scolastica potrà essere fruito soltanto a seguito della definizione completa della procedura”.

In merito alle credenziali di accesso che avrebbero dovuto essere fornite, ecco come ha risposto alla nostra domanda un’impiegata della segreteria della scuola elementare Mameli-Zuppetta: “Dovevano darcele entro martedì scorso ma nulla ancora. Speriamo di avere qualcosa per la prossima settimana. Anche perché c’è molto lavoro da fare, e noi restiamo in attesa”.

Ieri l’ultima nota diramata dal Comune alle scuole

Stiamo parlando, è bene ricordarlo, di un balzello istituito con una delibera del marzo scorso, e rimasto silenziato fino ai primi giorni di ottobre. I genitori sono stati informati che avrebbero dovuto pagarlo “all’atto dell’iscrizione”, peccato che si fosse ormai a un mese dall’avvenuta iscrizione a scuola. Una tassa condizionata, nero su bianco sulla delibera, all’intervento del governo su una questione di debiti per il terremoto dell’Irpinia del 1980.

Ebbene, a distanza di sette mesi, e dopo che molti genitori hanno già provveduto a versare l’obolo, si scopre – come scrive su Facebook il consigliere comunale Luigi Felaco e come recita una circolare protocollata in data 19 ottobre e che da ieri mattina circola nelle chat di mamme ma che non è stata ancora pubblicata sul sito del Comune – che trattasi di contributo “a famiglia” e non quindi a bambino. Chi ha più figli iscritti al servizio dovrà pagare una sola volta. Dirlo prima no? Ora, chi ha già pagato dovrà essere rimborsato. Con il fuso orario burocratico, i 15 euro torneranno indietro con i figli alle superiori.

refezione scolastica

Napoli vs resto d’Italia

A Milano, a Roma e Torino, intanto, i bambini hanno cominciato a mangiare a scuola il primo giorno scuola a tempo pieno, a metà settembre. Per non parlare del livello di servizio al quale hanno accesso i genitori, tra portali dedicati, app, menù stagionali, trasparenza della qualità del cibo ecc…

Napoli è l’unico comune in Italia che non è riuscito ancora a “organizzare” la refezione scolastica, tanto meno il sistema di iscrizione al servizio. Non è che al Comune servono altri 15 euro “per organizzare l’organizzazione”?

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