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Napoli, il peso emotivo del primato e il girone d’andata vicino ai 50 punti

Appunti sparsi, statistici e non, dopo Napoli-Sassuolo: l’esordio del Var al San Paolo, la ricerca della vittoria e il “pareggio pragmatico” col Manchester City.

Napoli, il peso emotivo del primato e il girone d’andata vicino ai 50 punti
Foto Ssc Napoli

Godere del primato

Ci hanno spaventato a morte per tre giorni. “Attenzione alle partite cosiddette facili!”, “Occhio al Sassuolo!”. Poi con la storia dei 4 punti su 6 persi nello scorso campionato, lo spavento si è quasi trasformato in un tormento interiore.Il fantasma si è materializzato in una sorta di Halloween in nero-verde intorno alle quattro meno un quarto di una domenica nuvolosa. Le sembianze erano quelle di un tale Falcinelli, già autore, con la stessa maglia, di un gol ed un assist nelle due partite giocate contro il Napoli due stagioni fa.

Un po’ come Taarabt mercoledì. Perché ci sono calciatori che amano fare gol al Napoli. Per fortuna, appena tre minuti dopo, la paura si è attenuata con il gol su calcio d’angolo, forse di Callejon, forse del loro stesso portiere Consigli. Conta poco, l’importante è stato non passare 15 minuti di terrore in attesa del secondo tempo.  Spavento, tormento, terrore…

Sì, perché ultimamente, oltre a non riuscire a godere fino in fondo del primato, del bel gioco, dei tanti gol e delle vittorie, il tifoso napoletano vive nel costante timore che tutto possa svanire all’improvviso. In realtà, i numeri dicono che  il Napoli dei black-out improvvisi ha lasciato il posto ad una squadra capace di vincere 15 partite su 16 a cavallo degli ultimi due campionati. Questi sono dati che però ai tifosi non sono sufficienti per dormire sonni un po’ più tranquilli. E fin qui nulla da eccepire. Il tifo è irrazionale. Ma i dubbi sul proseguimento del cammino del Napoli arrivano quotidianamente da tutte le parti.

Una proiezione da 96 punti

E per dare una risposta razionale occorrono dei numeri. Al Napoli restano otto partite prima di chiudere il girone d’andata. Agli azzurri toccherà incontrare (secondo l’attuale ordine di classifica) Juventus, Sampdoria, Fiorentina, Milan, Torino, Chievo, Udinese e Crotone. Senza fare differenze tra partite da giocare in casa e fuori casa, e con un ruolino molto inferiore a quello attuale, ovvero con appena 5 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta (un minimo sindacale per il quale oggi come oggi nessuno firmerebbe), gli azzurri porterebbero a casa 17 punti, che sommati ai 31 attuali significherebbero 48 punti. Un’enormità.

Questo calcolo (molto pessimista) dimostra quanto il cammino fatto finora dal Napoli rappresenti un tassello fondamentale per aspirare al massimo obiettivo. Per la cronaca, quota 48 punti nel girone d’andata è stata raggiunta o superata solo quattro volte nell’era post-calciopoli (Inter 2006-07 e 2007-08, Juventus 2013-14 e 2016-17). E, manco a dirlo, quel tipo di percorso è sempre terminato con lo scudetto. In fondo anche questo campionato, come quello 2006-07, ha segnato l’inizio di una nuova era.

L’esordio del Var

L’ingresso della tecnologia in campo, seppur perfettibile, sta regalando risultati un po’ più vicini alla realtà. Al primo autentico “Review” in una sua partita, al Napoli è stato evitato di subire un rigore erroneamente assegnato per un fallo appena fuori dall’area. Solo una stagione fa il rigore non sarebbe stato cancellato, mandando probabilmente in sofferenza gli azzurri dopo una partita dominata. E le polemiche si sarebbero sprecate. Non ci sarà tempo per pensare al Var, perché per fortuna si gioca sempre.

E mercoledì il Napoli dovrà dare fondo a tutte le sue energie fisiche e mentali per arginare la corazzata Manchester City. Sarebbe bello vincere, ma (con un filo di sano pragmatismo) basterebbe pareggiare. Il pari, seguito da una vittoria con lo Shakhtar Donetsk per 1-0 o con due gol di scarto, metterebbe il Napoli in una posizione di grande vantaggio, costringendo gli ucraini a vincere assolutamente l’ultima sfida casalinga contro la squadra di Guardiola. Un eventuale (ben accetto) pareggio potrà essere solo conseguenza della partita, perché nel calcio si parte sempre per vincere, e il Napoli sicuramente giocherà per il massimo risultato.

Campionato e Champions

In effetti, la domanda che circola sui social e tra i tifosi, ovvero “se è meglio concentrarsi solo sul campionato e trascurare la Champions League” è alquanto oziosa. Perché i calciatori giocano sempre per vincere. Nel corso della partita si possono avere abbastanza energie per farlo, motivazioni più o meno adeguate, ma nessun calciatore o allenatore trascura una partita prima ancora di giocarla. Men che meno una gara di Champions League. Gli allenatori possono fare al massimo un discorso di priorità, schierando formazioni differenti nelle diverse competizioni. Ma sempre cercando e sperando di vincere.

Sicuramente Maurizio Sarri e la squadra mercoledì cercheranno la vittoria. Poi conterà tanto la forza degli avversari e l’andamento della partita. E se durante la gara la situazione si dovesse dimostrare tale per cui è bene accontentarsi, il Napoli dovrà fare di necessità virtù. Perché il pareggio non è da buttare. Il Napoli ha già recentemente dimostrato questa capacità di “leggere” la partita in corso. A partire dall’allenatore fino ai calciatori. Lo dimostra il fatto che la squadra non è più inutilmente arrembante quando non occorre.

Anzi, non si vergogna di addormentare il gioco e congelare il risultato quando serve. Perché l’obiettivo è sempre portare a casa il miglior risultato possibile. E finalmente il Napoli sembra averlo compreso. E se a qualcuno non piace, pazienza. Non era forse questo il maggior difetto imputato al Napoli nel suo recente passato?

 

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