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A Manchester vittime della sindrome “Messi-Dybala”. Ottimo Napoli, ora più turn-over

Si poteva solo perdere, come la Juve col Real. Il Napoli è stato bravo a non crollare. Sarri è intelligente, si fidi di più elementi del gruppo che ha costruito

A Manchester vittime della sindrome “Messi-Dybala”. Ottimo Napoli, ora più turn-over

Qualcuno ha abboccato al claim pubblicitario

“Famo a capisse” dicono a Roma. Il giudizio di Manchester City-Napoli è strettamente legato al giudizio che si ha del Napoli di Sarri e della sua reale forza. Al di là dei paragoni giornalistici, il Napoli aveva pochissime chance di strappare un punto all’Etihad Stadium. La sorpresa, per chi scrive, non sono stati i primi trenta minuti – che hanno ricalcato perfettamente la partita che avevo immaginato – ma i successivi sessanta. Un’ora in cui il Napoli ha giocato più o meno alla pari. Ha sbagliato un rigore, ne ha realizzato un altro, ha fallito una clamorosa occasione con Hamsik. Insomma, eravamo lì. Alla vigilia, avrei firmato col sangue e pagato un po’ di euro per il 2-1.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito al remake dei film che l’Italia ha mandato in onda negli ultimi mesi. E qualcuno ha abboccato. I film sono: “la Juventus è più forte del Real Madrid”, “Cristiano Ronaldo farebbe panchina nella Juventus”, “Dybala come Messi”. E in questo filone si è inserito anche “Sarri sfida Guardiola”. Purtroppo non ci rendiamo conto. La realtà non è un titolo da mandare in sovrimpressione. Il Napoli perde col Manchester City. È la norma che perda. Ed è la norma che i primi trenta minuti vadano così. Così come è andato il secondo tempo della finale di Champions tra il Real e la Juventus. Il resto sono slogan pubblicitari, buoni per l’audience. E magari per sognare.

Il Napoli ieri è stato bravo a non subire la goleada

Di ieri sera dobbiamo prenderci il meglio. Che è tanto. E cioè che il Napoli ha evitato l’imbarcata che tutti abbiamo immaginato dopo dodici minuti. Ha dimostrato di essere una squadra solida, del resto – come ha ripetuto Guardiola – il Napoli in Italia è primo in classifica e ha vinto otto partite su otto. Abbiamo anche avuto anche un po’ di buona sorte nel non subire la goleada, ma siamo stati anche bravi a non disunirci dopo un rigore sbagliato. Ripetiamo: il Napoli è forte, ma il City è decisamente più forte di noi.

Purtroppo si respira e si vive un clima strano, siamo entrati in un’altra dimensione. Il Napoli viene percepito come una squadra stellare che quasi quasi è in grado di vincere il campionato a punteggio pieno. Per cui anche la sconfitta contro una delle cinque squadre più forti d’Europa desta perplessità.

La partita dei gregari

Piuttosto, la partita di Manchester ha detto qualcosa di importante. E cioè che i presunti gregari hanno acquisto la giusta mentalità. Sono stati loro ieri sera a tirare la carretta. Peggior partita dell’anno per Mertens. Solita partita anonima di Hamsik che quando il gioco si fa duro sappiamo bene come reagisce. Callejon ha toccato pochissimi palloni. Si è fatto sentire, invece, Ghoulam diventato ormai davvero un calciatore europeo. Oltre a lui Diawara che è cresciuto nel corso dell’incontro e ha dimostrato ancora una volta di avere doti di leadership andando a calciare quel rigore. Senza dimenticare Allan entrato a partita in corso.

Ampliare il numero dei titolarissimi

Nel clima di eccitazione che si respira a Napoli, sembra quasi che i paladini del turn over – ovviamente io sono tra questi – siano dei nemici del popolo. Sarri deve assolutamente ampliare la rosa dei titolarissimi. Lo diciamo da settimane. E deve farlo prima che sia troppo tardi. La stagione è lunghissima. Siamo a ottobre e Insigne è uscito per un affaticamento, Mertens sembra appannato, Callejon non può mica correre nove mesi. Per non dire di Hamsik. I cosiddetti comprimari devono avere le loro chance. È fondamentale ampliare il ventaglio di possibilità, altrimenti ci andremo a schiantare. Sarri ha fatto benissimo a far giocare Zielinski e Diawara. Deve riesumare Rog. E non solo.

Questo spasmodico desiderio di conquistare lo scudetto, sempre in nome dell’ora o mai più – come se a Napoli non esistesse un domani – rischia di annebbiarci la vista. Così come l’estasi per il gioco, un fenomeno che talvolta sfocia nel ridicolo. Sembra sempre che la partita successiva sia quella fine di mondo. Non è così. Anche sabato contro l’Inter. Come del resto ha ripetuto più volte lo stesso Sarri, siamo al decimo chilometro della maratona (che ne conta 42 di chilometri). Vanno dosate le energie, anche quelle mentali.

L’intelligenza di Sarri

Sarri si sta dimostrando un allenatore molto intelligente. Intelligente perché fa tesoro delle esperienze e le acquisisce nel suo patrimonio. È molto più duttile dell’etichetta che si è lasciato cucire addosso (sbagliando). È stato lucidissimo a Manchester sia alla vigilia che nel commento alla partita. Ora deve dare un segno tangibile, e magari essere chiaro anche dal punto di vista comunicativo. Deve rischiare per non morire. Ha gli strumenti per farlo, anche se in attacco l’infortunio di Milik è una mazzata pesante. Deve cominciare a ruotare adesso. Può farlo perché uno dei suoi grandi meriti è aver creato un gruppo solido. Ha il dovere di affidare responsabilità a più componenti possibile di questa rosa.

È questo l’ulteriore salto in avanti da compiere. E poi deve combattere questa sensazione di lotta contro il tempo. Come se a maggio finisse il mondo. Come ascoltiamo ormai ogni anno. E poi, puntualmente, il Napoli migliora. Ma la lezione non la impariamo mai.

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