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L’Italia fuori dal Mondiale sarebbe un’opportunità, non una tragedia

Un’eventuale eliminazione darebbe modo alla Figc di investire in una programmazione seria, organica, strutturata. Anche perché il calcio sta cambiando.

L’Italia fuori dal Mondiale sarebbe un’opportunità, non una tragedia

La tentazione

Andare al Mondiale per giocare un ancora una volta tre partite e poi tornare a casa? Sarei tentato di dire: NO GRAZIE! L’eliminazione potrebbe diventare invece un’occasione per riformare un po’ tutto e tornare con i piedi per terra. Rendersi conto che della nazionale frega poco a tutti e che bisognerebbe cambiare una volta per tutte la gente ai posti di comando. Mettendo invece alla guida del nostro calcio dirigenti giovani, realmente legati al mondo del calcio, con tanta voglia di programmazione seria.

Una volta tanto ci si potrebbe preparare accuratamente per le prossime manifestazioni, smettendo di andare alle rassegne internazionali con la speranza che lo stellone ci aiuti, senza un’identità di squadra e senza un gioco riconoscibile, affidandosi semplicemente al coraggio e alla buona volontà. Evitando in buona sostanza di andare lì a fare le comparsate e le brutte figure. Magari solo per consentire una vetrina ad autorità e dirigenti che non lo meriterebbero.

Tanto molti calciatori, a parte quelli che ci tengono ad andare in Russia per battere dei record personali, non sembrano tutti così interessati a vestire la maglia della nazionale. O meglio, non ci tengono sempre. Ma solo per l’esposizione mediatica del Mondiale, mentre durante l’anno fanno a gara per scappare dai ritiri.

Per ricostruire

Tra l’altro mi viene in mente che potenze calcistiche come Inghilterra, Francia e Olanda, negli ultimi 30 anni non hanno partecipato ad almeno un Mondiale. Senza che sia successa nessuna rivoluzione di piazza. Anzi, dopo le loro mancate partecipazioni, hanno avuto poi delle ottime nazionali e hanno fatto degli ottimi Mondiali. In particolare la Francia, dopo 2 eliminazioni nel 1990 e nel 1994, il Mondiale successivo, nel quale era qualificata di diritto e senza correre il rischio di essere di nuovo eliminata, lo vinse. Perché, a volte, i fallimenti servono anche per ricostruire. Sia che si parta da una mancata partecipazione, sia che si parta da una precoce eliminazione.

Cosa che è stata fatta nel recente passato da altre nazionali, ad esempio la Germania dopo il brutto europeo del 2004, ma non dall’Italia. Per la quale due eliminazioni consecutive al primo turno sono passate in cavalleria senza i giusti campanelli d’allarme. Cosa che fu invece fatta dalla Federazione Italiana dopo il fallimento, in fondo identico a quello degli ultimi 2 Mondiali, del 1974. E da quel fallimento nacque una nazionale che vinse il Mundial del 1982, e arrivò quarta nei Mondiali 1978 e negli europei del 1980.

Le casalinghe di Voghera

Non credo che si possa continuare con questi brodini caldi che fanno contenti solo gli sponsor, una parte di giornalisti che parlano di nazionale in maniera antiquata e obsoleta, con schemi mentali vecchi di 30 anni e ricchi di luoghi comuni, e la televisione, in particolare la Rai. Perché Sky, che comunque segue la nazionale, ha la capacità di rendere spettacolare il calcio anche senza l’Italia in campo.

Credo invece che, dopo un iniziale sbandamento, i tifosi, non molti come si crede, se ne faranno una ragione. Perché i grandi numeri che vengono spiattellati dopo ogni partita della Nazionale in Tv sono anche figli dell’inerzia del telespettatore che guarda le partite per abitudine. E probabilmente i più appassionati di calcio il Mondiale lo guarderebbero comunque. Sicuramente mancherebbero le tante “casalinghe di Voghera”, che però finora, dati alla mano, negli ultimi Mondiali hanno visto ben poche partite, e anche brutte, della nostra nazionale.

E in ogni caso, con l’assenza dell’Italia al Mondiale, tanti tifosi si sposterebbero sulla loro vera grande passione, quella preferita da sempre, ovvero il calciomercato. E quindi di lavoro, per chi parla e scrive di calcio, ce ne sarebbe comunque tanto.

Preistoria e futuro

In ogni caso il movimento calcistico di una nazione non si misura soltanto con la nazionale. O almeno non più. Tanti appassionati di calcio, soprattutto i più giovani, hanno una visione ormai diversa di questo sport. E pensare che tutto il mondo stia aspettando l’Italia al Mondiale, perché “diamine abbiamo vinto 4 Mondiali!”, dimenticando che due li abbiamo vinti nella preistoria, significa mentire a se stessi.

E credo che le probabilità che l’Italia non vada ai Mondiali siano più alte di quanto molti osservatori stiano predicando. Che poi questo format di qualificazione ai Mondiali sia alquanto obsoleto e da cambiare è un altro discorso. Credo che, con l’allargamento a 48 squadre previsto dalla FIFA, si debba operare una grossa modifica sul sistema che porta le squadre al Mondiale, prendendo magari spunto da ciò che accade in altri sport, iniziando dal rugby. Ma questa è un’altra storia e ci sarà tempo e modo per scriverle e discuterne.

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