ilNapolista

«Il calcio è uno sport per poveri che è stato rubato dai ricchi»

Il resoconto di un incontro sul rapporto tra calcio, integrazione e razzismo all’Università “Federico II”: Dedalus Soccer, Stella Rossa e Afro-Napoli United

«Il calcio è uno sport per poveri che è stato rubato dai ricchi»

L’incontro

Calcio, migranti e razzismo. È stato il tema di un incontro molto interessante organizzato ieri dal Dipartimento di Scienze Sociali dell’università Federico II: “Il calcio come strumento di inclusione sociale dei migranti”. Molti gli interventi e i temi interessanti. Abbiamo ascoltato storie di varie realtà che hanno come fine unico quello di combattere il razzismo, in maniera diretta e anche in maniera istituzionale. Sono state spiegate diverse limitazioni e restrizioni che sono presenti nel regolamento della Figc, che impongono vincoli al tesseramento di un extracomunitario legati al suo permesso di soggiorno.

Il calcio come inclusione

Marco Proto, responsabile del progetto Sportantenne Caserta e della squadra dilettantistica RFC Lions, ha espresso la volontà di “lottare” con la federazione per l’abolizione di tali limitazioni, in quanto il calcio viene visto come strumento di inclusione sociale, sia dentro che fuori dal campo. L’obiettivo della RFC Lions è non solo di allenarsi e giocare a calcio insieme, ma di creare un vero e proprio gruppo per accogliere al meglio i migranti e far vivere loro esperienze positive.

Purtroppo ci sono anche aspetti negativi. Marco Proto ha denunciato episodi di razzismo che si sono manifestati tra tifosi e calciatori avversari facendo inoltre notare come nell’ultimo anno in particolare ci sia stato addirittura un aumento di simili casi.

I poveri, i ricchi

Lassaad Azzabi è mediatore del centro culturale Nanà ed allenatore della squadra antirazzista Dedalus Soccer. Interessante la sua critica: «Il calcio è uno sport per poveri che è stato rubato dai ricchi». Ha sottolineato come ormai c’è una separazione tra il calcio che si vede in tv e quello “provinciale” che ha come unico fine il divertimento. L’allenatore tunisino denuncia le norme che rendono impossibile il tesseramento di un migrante al di sotto dei 18 anni:«I migranti non vogliono né pietà, né compassione. Vogliono solamente essere trattati come esseri umani».

La A.S.D. Stella Rossa, è una squadra di calcio popolare e antirazzista che milita in seconda categoria. Nasce nel 2006 all’Università degli studi “L’Orientale” per partecipare ad un torneo interfacoltà. Per continuare ad esistere, è autofinanziata e autotassata, come spiega Martina Rubino. Il calcio viene colto come occasione per affrontare tematiche sociali quali l’antirazzismo e l’antifascismo. Naturalmente oltre al calcio sono stati organizzati tanti altri progetti per vivere il territorio fuori dal campo. Soprattutto per superare la dicotomia centro-periferia e manifestarsi contro l’esclusione. Tra queste iniziative c’è il Torneo Mediterraneo Antirazzista.

Afro-Napoli

Anna Trieste, giornalista de “Il Mattino” e madrina dell’Afro-Napoli United, ha detto che il popolo napoletano deve obbligatoriamente essere antirazzista, in quanto spesso vittima di razzismo in Italia. Ha sottolineato che nell’Afro-Napoli giocano sia napoletani che migranti. «L’Afro-Napoli è un esperimento riuscito di integrazione e multiculturalità». Ha concluso poi il suo intervento invitando a puntare sui giovani al fine di creare una società multiculturale.

Il professor Luca Bifulco, organizzatore dell’evento e moderatore, ha fatto osservare che ci sono due possibili modalità di approccio all’integrazione dei migranti. Il primo considera il migrante come soggetto portatore di diritti e doveri universali, anche se questo tipo di approccio porta il migrante a dover abbandonare la sua cultura d’origine dovendo confrontarsi con la cultura locale; il secondo approccio è di tipo pluralistico e prevede che il migrante, quindi, rivendichi la sua cultura d’origine. Entrambi sono due approcci che hanno sicuramente i loro punti a favore e i loro contro. Ma, suggerisce Luca Bifulco, è necessario trovare un equilibrio, anche se non è così agevole, però c’è bisogno di tentare sempre.

ilnapolista © riproduzione riservata