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Asia Argento e Weinstein, la stampa americana sbatte in pagina l’Italia sessista e misogina

Il New Yorker denuncia il gioco al massacro contro Asia, portato avanti anche da donne. Aveva ragione l’attrice a dire: «È l’unico Paese che in vengo attaccata»

Asia Argento e Weinstein, la stampa americana sbatte in pagina l’Italia sessista e misogina
Asia Argento

Donne che odiano le donne

L’Italia è un paese sessista, retrogrado, in cui non si perde occasione per lanciarsi in vere e proprie crociate contro le donne, anche quando sono parti lese e dove, ad essere nemiche delle donne sono proprio le altre donne.

È questo il quadro che emerge del nostro Paese dando uno sguardo alla stampa estera che, negli ultimi giorni, ha ripreso il dibattito scatenatosi sui giornali e sui social italiani intorno alle accuse di molestia sessuale mosse da Asia Argento ai danni del produttore cinematografico Harvey Weinstein sulle pagine del New Yorker.

Sono circa cinquanta le donne che, seguendo l’esempio dell’attrice italiana, hanno trovato il coraggio di raccontare anche le loro analoghe storie. Secondo la lista pubblicata dalla stessa Asia Argento, le donne molestate dal produttore americano sarebbero addirittura 82. Le ultime testimonianze in ordine di tempo sono, sempre sulle pagine del New Yorker, quelle di Annabella Sciorra e Daryl Hannah.

L’accusa di Roman Farrow sul New Yorker

La novità di questi giorni è però che lo stesso giornalista che ha raccolto le testimonianze delle attrici molestate, Ronan Farrow, scrive che, “mentre quasi tutta la stampa internazionale si è schierata dalla parte delle molestate”, quella italiana si è adoperata “in un vero e proprio gioco al massacro” contro Asia Argento. Farrow cita solo alcuni esempi del movimento di stampa e di opinione scatenatosi contro l’attrice. Fu la stessa Asia a dire che soltanto in Italia si erano scagliati contro di lei. I fatti le hanno dato ragione.

Il concentrato di misoginia

Sul quotidiano conservatore Libero, Renato Farina ha scritto un articolo intitolato: “Prima la danno, poi frignano e fingono di pentirsi”. Alta classe, aggiungiamo. E non è tutto. In un’intervista radio a La Zanzara, Vittorio Feltri, si è dichiarato scettico sull’esistenza di “stupri consensuali”, aggiungendo che avrebbe dovuto essere proprio Asia Argento a “dare qualcosa al produttore” per essere stata “leccata” (ha detto proprio così, ndr) e che è uno schifo “non solo chiederla” ma “anche darla”. Ha anche aggiunto che si potrebbe parlare di stupro solo se la Argento fosse stata legata, altrimenti è implicito che gliel’abbia data volontariamente, liquidando tutto dicendo che non è l’argomento ad essere delicato, ma la lingua. È tutto vero, vi riportiamo l’audio. Ogni commento da parte nostra sarebbe superfluo.

Farrow cita anche Selvaggia Lucarelli che cerca in ogni modo di fare concorrenza a Feltri. E ci riesce persino. In un lungo post su Facebook, all’indomani della denuncia della Argento, ha scritto che non è “legittimo” sollevare un’accusa vent’anni dopo il fatto: «Frigni 20 anni dopo su un giornale americano raccontando di tuoi rapporti da donna consenziente tra l’altro avvenuti in età più che adulta, dovendo attraversare oceani, con viaggi e spostamenti da organizzare, dipingendoli come “abusi”. Ad occhio, sono abusi un po’ troppo prolungati e pianificati per potersi chiamare tali. E se tu sei la prima a dire che lo facevi perché la tua carriera non venisse danneggiata, stai ammettendo di esserci andata per ragioni di opportunità. Nessuno ti giudica, però ti prego. Paladina delle vittime di molestie, abusi e stupri, anche no. Facciamo che sei finita in un gorgo putrido di squallidi do ut des e te ne sei pentita. Con 20 anni di ritardo però».

Guia Soncini sul Nyt e su Twitter

Nella polemica sulle dichiarazioni di Asia Argento è intervenuto anche il New York Times che nei giorni scorsi ha commissionato a Guia Soncini un articolo sul punto. Articolo in cui la giornalista prende spunto dalla vicenda delle molestie per dichiarare il fallimento del femminismo in Italia. La Soncini ritiene che, mentre generalmente “proclamarsi una femminista significa che sei una persona che difende i diritti delle donne a vivere come piace, ad avere uguali diritti ed opportunità, e ad essere padrone della loro sessualità”, in Italia si è femministi solo difendendo chi ci è più simpatico “coloro che si definiscono femministi trattano ciò che dovrebbe essere una componente fondamentale della propria visione del mondo come una battaglia fra cricche studentesche: combatterò per i tuoi diritti finché saremo amici. Se una vittima di violenza sessuale è stata scortese, ci schiereremo con un altro, quello che risponde alle nostre telefonate. Le nostre simpatie non sono determinate da chi soffre, ma da chi ti invita alle sue cene”.

La Soncini riconosce che il problema è più ampio e riguarda il ruolo delle donne nella vita pubblica italiana, dove c’è un senso diffuso che occorra combattere per ottenere il minimo sindacale. Porta come esempio quella che definisce una “non coincidenza” e cioè che la più importante romanziera italiana degli ultimi anni, Elena Ferrante, racconti nella serie dei suoi romanzi, proprio “il terribile amalgama di invidia e riconoscimento elettivo che inevitabilmente costituisce l’amicizia tra due donne, due contendenti alla ricerca della loro emancipazione”.

O forse, continua, tutto ciò ha a che fare con il nostro rapporto con la Mafia, altro cliché tutto italiano: “la nostra famiglia, i nostri amici, la nostra cricca vengono sempre davanti ai concetti di giusto e di sbagliato; il patriarcato che conosci sarà sempre più attraente di un trionfo femminile nel quale nessuno dei tuoi conoscenti è coinvolto”.

Purtroppo, però, la scelta di Guia Soncini da parte del New York Times non è stata delle più felici. La stessa giornalista, su Twitter, aveva accusato Asia Argento con due tweet che definiamo allineati al pensiero di Feltri e Lucarelli. Tweet che hanno scatenato l’ira dell’attrice che ha cinguettato in direzione del giornale statunitense: “New York Times, temo che tu abbia scelto il giornalista sbagliato per scrivere sul fallimento del femminismo italiano”.

Anche lo scambio di tweet al vetriolo è stato ripreso dal giornale statunitense.

L’Italia non si oppone alla violenza sulle donne

Qualche settimana prima, sulla reazione della stampa italiana si era soffermato anche il quotidiano statunitense online Quartz: in Italia – compariva sulle sue pagine – le vittime di molestia sessuale sono ancora spesso condannate anche da coloro che sono più vicini a lei. Il giornale faceva il caso di Morgan, partner della Argento per sette anni e padre di sua figlia, che ha gettato un’ombra di dubbio sulle sue accuse affermando che la Argento non si era mai lamentata di Weinstein e che per quanto ne sapeva avevano un rapporto amoroso.

Secondo il giornale, il dibattito nostrano ha fatto luce su un paese che ancora non si oppone inequivocabilmente alle donne abusate: “Anche se negli ultimi anni si è registrato un certo progresso nel contrastare la violenza contro le donne – si legge – la violenza è stata riconosciuta solo come un crimine contro un’altra persona nel 1996. Prima, si è considerato solo un reato contro una decenza comune”. Quartz liquida tutto parlando di Berlusconi: il 15 ottobre, parlando di una visita ad un campo profughi in Libia risalente alla fine degli anni 2000, in compagnia di Gheddafi, il buon Silvio si sarebbe soffermato con il dittatore sull’importanza di fornire strutture per il bagno per insegnare ai “fuckers africani”, che il giornale rende con il virgolettato “scopatori”, l’esistenza dei preliminari. Secondo il Quartz, la stessa stampa italiana che ha scatenato la sua furia contro Asia Argento avrebbe “semplicemente riso” di fronte alla battuta dell’ex presidente del consiglio.

Dall’America è tutto. Linea all’Italia, che ne esce un po’ ammaccata…

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