ilNapolista

Arek Milik, la storia di un ragazzo sfortunato

Al di là del campo e del calcio, l’infortunio di Milik un anno dopo l’incidente al legamento è una pessima notizia, per il ragazzo e per il Napoli.

Arek Milik, la storia di un ragazzo sfortunato

Le notizie di questa mattina

Possiamo, potremmo discutere per giorni dell’ambiguo comunicato del Napoli sulle condizioni di Arek Milik. La realtà è una e una sola, purtroppo (almeno fino a nuovo ordine): il ragazzo si è fatto male e la cosa pare essere seria. Molto seria.

Da qui devono partire zero riflessioni sul Napoli e sulla costruzione della squadra, ma solo tanti incoraggiamenti a un ragazzo sfortunato. Che, a meno di un anno da un infortunio gravissimo, potrebbe rivivere lo stesso calvario. Era l’8 ottobre 2016, era Polonia-Danimarca. Milik, seconda punta accanto a Lewandowski, si rompe il crociato del ginocchio sinistro. Il Napoli crolla nella disperazione, più che altro perché l’inizio dello scorso anno aveva mostrato al Napoli le qualità assolute di Arkadiusz come cacciatore di gol, come attaccante associativo: 7 reti, una su rigore, 3 in Champions e due doppiette in campionato.

I tempi, si comprese subito, sarebbero stati lunghi. Almeno tre-quattro mesi, che poi in realtà divennero cinque per un recupero totale. Il primo rientro fu col Real Madrid, pochissimi minuti. Poi a Verona col Chievo, poi il match da titolare contro la Juventus in Coppa Italia. Ma era un altro Napoli, parametrato su Mertens. Ed era un altro Milik, ovviamente alla ricerca di una condizione che non poteva essere ottimale. Trova anche il gol, Arek, a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Un bel gol, il peggio è passato, per questo finale di stagione c’è Mertens ma dalla prossima c’è di nuovo Arek. Il nuovo acquisto. La nostra immaginazione non aveva fatto i conti con la sfortuna.

Ieri sera

Milik, per il Napoli, è un’arma importante. È l’alternativa a un gioco consolidato. È l’asso nella manica, propriamente detto. A Verona è stato prima poco efficace, poi fondamentale. A Donetsk ha segnato ancora, nel quadro di una prestazione meno brillante. Anche perché il Napoli viveva una fase di riadattamento al suo gioco, ch’è quello di un centravanti diverso rispetto a Mertens. Ci sarebbe voluto tempo, ma sarebbe stato utile, propedeutico per rendere il Napoli ancora più competitivo, perché eventualmente variegato.

E invece, Spal-Napoli e la sfortuna di un infortunio parso subito simile a quella maledetta Polonia-Danimarca. Il cauto ottimismo di ieri sera, la possibilità di un intervento chirurgico che sarà approfondita domani. Senza che si sappia molto di più, non capiamo perché. Vedremo come andrà.

Mertens torna solo in attesa di capire i tempi di recuepro. Le sue mani nei capelli, ieri, sono il simbolo di un gruppo che va molto al di là della concorrenza per una maglia da titolare. E rappresentano il momento di tensione in casa Napoli. Ci saranno sicuramente delle ripercussioni, se non altro sull’impossibilità di pensare alle stesse turnazioni in attacco. Servirà un Napoli di nuovo forte come l’anno scorso, in grado di sostenere una nuova perdita. Pronto ad aspettare Arek, ragazzo sfortunato. Al di là del campione o del calciatore, qui si tratta di un giovane uomo che pare avere un debito infinito con la buona sorte. Non è giusto, ma è così. Domani ne sapremo di più.

ilnapolista © riproduzione riservata