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Piccinini: «Facebook e Netflix possono fare la rivoluzione dei media calcistici»

L’intervista di Sandro Piccinini a L’Avvenire: «I costi degli abbonamenti pay sono troppo alti a causa del prezzo dei diritti televisivi».

Piccinini: «Facebook e Netflix possono fare la rivoluzione dei media calcistici»

L’intervista a L’Avvemire

Sandro Piccinini parla di calcio, televisione, e rapporti incrociati tra l’uno e l’altra. Il discorso portato avanti negli ultimi giorni dal Napolista, tra Dazn, una sorta di Netflix del pallone, e la necessità di staccarsi dal modello matriarcale dell’abbonamento alle pay tv. È d’accordo con noi, il telecronista Mediaset. Che, in un’intervista a L’Avvenire, spiega perché i prezzi delle pay-tv sono così alti  e quali potrebbero essere le strategie del cambiamento: «Le enormi richieste economiche per i diritti tv hanno portato le pay-tv ad alzare i prezzi degli abbonamenti e sappiamo come anche questo abbia spinto parte del pubblico a cercare gli streaming delle partite sul web sui vari siti pirata, vedendo la partita con poca qualità, raccontata in un’altra lingua pur di non pagare».

Quindi tutto è legato ai costi, ma questo potrebbe portare ad un effetto-bolla. Piccinini la vede così: «La tv è e rimane il miglior mezzo per vedere una partita, ma se si continua ad abusare della vendita dei diritti e a far risultare un abbonamento sempre più impegnativo per famiglie sarà un grosso problema. Netflix fa numeri straordinari per i contenuti, ma soprattutto perché costa 9 euro al mese. Alla gente, alla fine, interessa il calcio giocato, il contorno molto meno: l’obiettivo della gratuità potrebbe favorire l’abitudine a vedersela sullo smartphone. E per tutte le televisioni è una prospettiva pericolosa».

Mobile

Anche per Piccinini (che da questa stagione non sarà più su Premium ma commenterà le partite in chiaro trasmesse da Mediaset) il futuro è su internet. La rivoluzione non è immediata, ma la strada pare tracciata: «Sulla realtà italiana sarei cauto, quello della partita “portatile” su un telefono o su un tablet è un cambiamento sicuramente in atto, un trend che tuttavia da noi richiede un livello tecnologico e di abitudine non ancora presente, è una penetrazione possibile in un Paese più elevato in questo senso, come per esempio sono gli Stati Uniti».

Facebok

«C’è ancora tanta gente che non è avvezza all’uso di smartphone e altri device mobili. Arriveremo dopo, sarà un processo lento, la tv rimane e rimarrà ancora il mezzo più usato. Certo è che la potenza di fuoco di una realtà come quella di Facebook, 2 miliardi di iscritti e con grande potenzialità pubblicitaria, porta già situazioni come quella americana o quella spagnola, perché trasmettono anche partite di Liga con milioni di visualizzazioni. E il “gratis” che si possono concedere puntando solo sugli inserzionisti e l’enorme platea che mettono loro a disposizione è il punto chiave».

Il modello, però, va ancora studiato e messo a punto. Con i migliori telecronisti che traslocherebbero sul web: «Se oltre alla pura trasmissione della partita si affiancherà il desiderio di personalizzare il prodotto, potrebbe essere naturale e giusto affidarsi ai migliori telecronisti. Di un telecronista ci sarà bisogno, di lì non si scappa. È tutto quello che c’è intorno che a gioco lungo rischia di sparire, la televisione intorno all’evento, creata per l’approfondimento, ma ovviamente anche per motivi pubblicitari, inserendo gli spazi che durante la gara non possono trovare posto».

«Un modello che ha tenuto economicamente a galla le pay-tv ancora più degli abbonamenti, è il caso di Sky, per esempio. Ma è difficile che su un social o su un grande portale si possa pensare di replicare questo schema: basti pensare che su Facebook il dopo-partita, ma anche il durante, nascerebbe sostanzialmente da solo grazie ai commenti degli utenti e dalle altre interazioni».

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