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Lotito: «Keita vuole solo un club, ma questo club offre troppo poco»

L’intervista di Claudio Lotito al Corriere della Sera: «Non lavoro per i soldi, e non siamo un club venditore: per Milinkovic ho rifiutato 70 milioni».

Lotito: «Keita vuole solo un club, ma questo club offre troppo poco»

L’intervista al Corriere della Sera

Claudio Lotito si gode la sua Supercoppa, conquistata contro la Juventus ma anche contro le solite avversità (autoindotte). La Lazio, nell’immediata vigilia del match contro i bianconeri, ha dovuto affrontare il caso-Keita, eppure in campo non si è visto per niente. È il quarto trofeo della gestione, il primo conquistato contro la Juventus. Un club molto più ricco, e parte proprio da qui l’intervista rilasciata dal presidente biancoceleste al Corriere della Sera: «Significa che quando ci sono persone capaci e serie e quando c’è una società organizzata con principi sani, si possono ottenere grandi risultati. Mi ha appena chiamato Bianchessi, che ho preso dal Milan per curare il settore giovanile e vedrete che farà un lavoro straordinario. Mi ha detto: sono arrivato in una grande famiglia. Ecco, la Lazio è racchiusa in questa frase».

Il nuovo rapporto con la tifoseria (Lotito ha festeggiato la vittoria della Supercoppa sotto la Nord): «Avere riconquistato il nostro popolo è l’aspetto più importante. La gente ha capito che c’è una grande campagna contro di me perché voglio introdurre principi nuovi nella gestione dei club. Ma pian piano ci sto riuscendo: cerchiamo di imporre la trasparenza. Lo dico da tredici anni, allora mi ridevano dietro, mi prendevano per pazzo. Ricordo ancora cosa disse all’epoca un dirigente, e non faccio il nome perché non voglio infierire: Lotito salterà presto. Invece sono ancora qui, anzi la Lazio, che ho rilevato moribonda, ha una posizione economica fortissima e un patrimonio immobiliare di oltre 200 milioni».

La ricetta di Lotito

La gestione di un club secondo Lotito: «Tutto nasce dalla scelta dei giocatori, è la regola numero un. Deve avvenire in base alle potenzialità atletico-agonistiche, alla moralità, alla compatibilità economico-finanziaria. Numero due, la catena di comando: cortissima. Ci sono io, c’è il d.s. Tare, c’è l’allenatore e, in mezzo a loro, opera Peruzzi. Numero tre: il rispetto dei ruoli. Io non mi addentro mai nelle valutazioni tecniche»

Keita: «Diffido chiunque dal dire che sia stata una mia decisione. Ha deciso Inzaghi e quando me lo ha comunicato non ho voluto nemmeno ascoltare la motivazione. Il futuro del calciatore? Noi rispettiamo le regole. Quando acquistiamo qualcuno, teniamo conto delle esigenze di tutti: le ambizioni economiche del calciatore, il lavoro dell’intermediario, il valore di mercato. Se una società vuole Keita, deve accontentare anche no. Abbiamo ricevuto diverse offerte, dall’Italia e dall’estero. Il calciatore ha sempre detto no. Se ha un club di suo gradimento va bene, però questo deve portare una proposta pari non dico alla più elevata delle altre, ma almeno alla più bassa».

In caso di addio a parametro zero: «Non lavoro per il denaro, come tanti, ma principalmente per il rispetto delle regole. E sono pronto a lottare fino alla morte per certi principi. Se così ci rimetto dei soldi, pazienza. Se Keita ritiene che i suoi diritti non vengano rispettati, faccia pure i passi che vuole».

La gestione della Lazio

L’accusa di molti è quella di essere un club che vende calciatori: «Non è vero che cediamo i calciatori per fare cassa. Biglia, ad esempio, ha chiesto di andare via. Ma noi programmiamo e avevamo già Lucas Leiva pronto per sostituirlo. Come Caicedo: lo abbiamo preso in anticipo, così se dovesse partire qualcuno non avremmo problemi. Altro che fare cassa: per Milinkovic ho rifiutato 70 milioni».

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