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Il campionato di Nello Mascia – Sarri è Sor Tuta, Neymar più economico di Veronica Lario

La consueta rubrica “Falli da dietro” comincia facendo il punto sulla Serie A che comincia domani. Il Napoli che non cambia, la Juventus dopo Cardiff, l’Inter di Sabatini

Il campionato di Nello Mascia – Sarri è Sor Tuta, Neymar più economico di Veronica Lario
Maurizio Sarri fotografato da Matteo Ciambelli

FALLI DA DIETRO – PRESENTAZIONE DEL CAMPIONATO

“Mi guasterei!”. In sostituzione del più banale “Servito!”, ci inventammo questo slogan all’invito del mazziere delle carte da cambiare nelle remote interminabili sedute giovanili di poker.

“Mi guasterei!”.

Sembra sussurrare il Sor Tuta all’invito della tifoseria di colmare ipotetiche falle nello scacchiere azzurro.

Esulta incredulo l’Impomatato taccagno.

“Mi guasterei!”.

Come dargli torto? La sua “Gaia Scienza” si basa su schemi studiati in ogni particolare.

Una ossessione maniacale alla ricerca della sincronia perfetta. Che esalti le qualità di ognuno. Dove ognuno è indispensabile tassello del fantastico mosaico di gioia, essenza del calcio più bello d’Europa.

La Rivoluzione Sarriana, un po’ “Che” un po’ Buscaglione

Ha preteso la riconferma di tutta la rosa, Sor Tuta. O almeno del gruppo di quei 18 fedelissimi nato nell’ottobre del 2015 in Danimarca alla vigilia della gara contro il Midtjylland.

Quando lui, il Comandante, scaccolandosi disse: «Io credo che in 18 persone si possa fare un colpo di Stato e prendere il potere».

Nacque così la Rivoluzione Sarriana. Una sfida.

Che qualcuno allora giudicò un po’ goliardica, un po’ gradassa. Un po’ “Che”, un po’ Buscaglione. Poi man mano l’evidenza ebbe la meglio. E la bellezza aprì gli occhi più ostinati. L’obbiettivo è finora mancato. Per una serie di motivi. Un’avversaria obbiettivamente di diversa caratura, resa ancor più imbattibile da baronie antiche. Il tradimento di qualche ufficiale di prestigio. Una spruzzatina di iella.

Nello Mascia, qui nei panni del Molosso sul set de L’Uomo in più con Andrea Renzi e Paolo Sorrentino

La riconferma del gruppo

Ora si riparte. E la sfida si rinnova.

La riconferma del gruppo è una mossa di rara intuizione psicologica. Responsabilizza i singoli. Avranno l’orgoglio di sentirsi ognuno di essi insostituibili. Gli eletti, i prescelti. Ma potranno riversare nella compattezza del collettivo l’ansia e la tensione del risultato.

La sfida si rinnova. Si arricchisce di motivazioni più affascinanti. E assume significati ideologici più consistenti. Se si dà un’occhiata a Piazza Mercato.

Svincolarsi da Veronica Lario è costato a Berlusconi più di Neymar

220 di euro per svincolare Neymar. Che è sempre meno di quanto ha pagato il Patonza per svincolarsi dalla Lario. Ma 500 milioni complessivi per un calciatore è comunque una follia. Una mera esibizione di ricchezza e di potere.

Il Sor Tuta indica una via diversa. E ricorda a tutti che il calcio, se vuole essere parente di altri sport, non deve dimenticare alcune parole fondamentali.

La passione, per cominciare. E poi l’anima, il cuore.

E poi ancora il lavoro, l’applicazione, il metodo. Sono queste parole che lui urlerà contro la prepotenza. Contro l’arroganza economica dei petrodollari e di yen mescolati con chissà quali diavolerie. E così la sfida diventa più bella.

La Juventus dopo Cardiff, che botte quella notte

Gli avversari, sempre gli stessi.

Ma con scenari un po’ diversi rispetto a qualche mese fa. Ho la sensazione che stia per arrivare un campionato con più pepe. Qualcuno della ciurma ergastolana vaga ancora dalle parti di Leckwith Road, a Cardiff, in evidente stato confusionale. Che notte, che botte quella notte.

Bonucci tira sberle un po’ dovunque e abbandona la compagnia. Mentre Ambra si avvicina sinuosa ad Acciughina, gli sistema la cravatta, e gli mormora: “Si va?”.

Ma dove? Non riesco proprio a beccarne una di finali. E se cicco anche con te, siamo al triplete, bambola. Ci vuol altro che Berna. Ci vuole altro che Matuidi. Quel buco lì al centro fa impressione. E poi, vedere Bonucci con la maglia rossonera è un po’ come vedere la propria donna con un altro.

Niente, lo stavo spiegando con una metafora a Salvini.

I 200 milioni di spicciolame del Milanyongh

Intanto i Milanyongh, i cinesi rossoneri, innalzano moltissimo il livello della sfida. Buttano sul tavolo 200 milioni di spicciolame e comprano. Ma non comprano a vanvera. Potenziano con sapienza ogni reparto. E alla fine ci si accorge che questi qui hanno accroccato un qualcosa che sulla carta può essere una seria concorrente al titolo.

Eppure avevano cominciato male con la “pagliacciata Donnarumma”, in cui tutti gli attori avevano fatto una figura di palta. Poi il diciottenne si esalta. E saprà dimostrare tutta la sua maturità, disertando gli esami di Stato, per preferire Ibiza. “È da Milan!” Urla ammirato il Patonza emergendo dalla vasca di un beauty farm trentino.

Ora le attese sono enormi, così come i rischi. Perché adesso Montella dovrà trasformare quelle figurine Panini in una squadra, e non sarà facile affatto. Quasi tutti i titolari sono nuovi, qualcuno di essi non conosce né l’italiano né il calcio italiano e la società sembra inesperta. Nonostante la presenza di quella lenza di Fassone.

Ma dove troveranno questi cinesi la copertura per gli investimenti fatti in questa campagna acquisti? È la domanda dell’estate.

Insieme a quella che invoca il nome del parrucchiere di Trump e di Kim- Jong Insieme a quell’altra, molto più tragica. E mai fuori contesto. Perché dovremmo porcela tutti. Ad ogni ora.

Chi sta mentendo sulla morte di Regeni? Il Bomba, il grigio Gentilommo, (più noto come Er Moviola), il NYT, o Barack Obama.

Da dove escono quei soldi?

Monchi sarà pure il genio del mercato

È furibondo Pallotta e sbotta. Lui, abituato a spendere tanto e a vincere zero. Che a solo pensarci gli girano alla grande le castagne glassate. Ora poi, che anche il Pd si mette di traverso per l’affare Stadio, l’idea di fare le valigie e salutare la compagnia si fa sempre più consistente.

Monchi sarà anche il genio del mercato, ma dovrà spiegare perché lasciar andare Salah per poi rincorrere inutilmente il magrebino Mahrez. Dovrà spiegare Monchi come pensa di sostituire lì dietro il muro Rudiger. E soprattutto dovrà pregare che Eusebio Di Francesco saprà fare meglio del Pipistrello Parapet.

Sponda Inter

Il quale approda sull’altra sponda del Naviglio e trova subito qualche gatta da pelare. Robetta, per lui che ebbe il compito titanico di togliere il pallone fra i piedi all’ostinato Pupone.

Sul mercato la società è intervenuta con discrezione. Pochi acquisti mirati, e non da prima pagina. In molti storcono il naso all’arrivo di Skriniar per via che di nome fa Milan. E l’acquisto di Vecino scatena la fantasia dei tifosi. “Sono molto Vecino a uno stato di depressione” qualcuno scriverà sui social.

Il Parapet avrebbe tanto desiderato il Nijnia, in nerazzurro. Dovrà accontentarsi di El Greco Borja Valero, al quale insegnerà con pazienza i movimenti della Tartaruga più veloce dell’Universo.

Ma l’operazione capolavoro di Sabatini sarà quella di trovare dove sbolognare Kondo insieme all’arrivo di Cancelo, talentuoso esterno portoghese col vizio del gol, a lungo corteggiato da Marotta. Tutti a dire che il Parapet è il migliore acquisto Intersuning. Sarà, intanto in Italia non ha ancora vinto una mazza. Se poi fa un’ intervista, cambio canale immediatamente.

Inzaghi non è più Inzaghino

E se becco la Boldrina, resto lì. E sopporto persino i suoi lamenti disperati alla notizia che gli italiani la odiano e lei, così figa rifatta, così ricca, così sinistra-bene, cosi “presidenta” non sa proprio spiegarsi il perché.

La Supercoppa conquistata con tutti i meriti moltiplica i crediti di Simone Inzaghi, ormai mai più Inzaghino, e dei suoi Aquilotti che assumono ufficialmente il ruolo di mina vagante del campionato.

La Squadra è compatta. E De Vrij, Lucas Leiva (che sembra il gemello di Biglia), e il vulcanico Ciruzzo da Torre Annunziata garantiscono una spina dorsale di eccellente qualità.

Ad essi si aggiunga il genio assoluto di Milinkovic Savic, talento dal futuro radioso. E se Keita vuole andar via, quella è la porta. Prego, Luis Alberto, accomodati.

Benvenuto al Benevento. E alla sua città dove qualche buon amico mi aspetta per trincare alla nostra e alla vostra salute con mitico Greco di Tufo prodotto da quella terra generosa.

Si comincia.

Fra cinque anni tutti in Qatar – Spagna compresa – a omaggiare gli amici terroristi.

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